Sette critici per 7 pittori di Augusto Minucci
Sette critici per 7 pittori NELLE GALLERIE TORINESI Sette critici per 7 pittori Esposte le opere per il premio Bolaffi 1976 - Giorgio Costa disegnatore sensibile Le opere di sette artisti, selezionati da una rosa di cinquanta nomi prescelti da altrettanti critici, sono esposte nella sala di via Cavour 17. Parteciperanno al «Premio Bolaffi 1967» vinto quest'anno dal torinese Ugo Nespolo che giocando, ricamando e facendo intelligentemente il verso all'avanguardia è riuscito ad aggiudicarsi il -Braccio d'oro» del David di Michelangelo, simbolo del premio. Gli artisti che saranno posti al giudizio del pubblico per la scelta definitiva sono: Claudio Costa (segnalato da Lorenza Trucchi): Bruno DI Bello (Barilli); Salvatore Emblema (Argan); Marco Gastini (Fagiolo dell'Arco); Riccardo Guarneri (Beringhelli e Lambertini); Teodosio Magnoni (Crispolti): Eliseo Mattiacci (Janus). Sono quasi tutti nomi abbastanza noti e alcuni di loro, come Claudio Costa che, attraverso ricerche antropologiche recupera la dimensione di un tempo primitivo, hanno esposto recentemente a Torino. Bruno Di Bello, napoletano d'origine, ma milanese d'adozione, viviseziona la parola, riducendola, prima a quattro, poi a sedici, quindi a sessantaquattro frammenti, ottenendo una composizione degradante che è, al tempo stesso, un'analisi del segno e un processo dinamico di trasformazione. Salvatore Emblema, napoletano, partito da trame, che coinvolgevano lo spazio-parete nel quadro stesso, è giunto a fare delle opere che possono avere un'applicazione pratica anche nel campo dell'arredamento. Ha creato cioè delle grandi tele trasparenti, che pendono dal soffitto una accanto all'altra formando una specie di parete penetrabile che muta l'ambiente in senso architettonico. Il torinese Marco Gastini espone invece dei fogli toccati da piccoli segmenti su cui appaiono alcune linee più nette come cifrario di una immagine che sta per scaturire. Riccardo Guarneri (fiorentino) compone invece pallide sinfonie di colore ritmato in strisce orizzontali più o meno intense a seconda della larghezza per produrre delicate sensazioni. Teodosio Magnoni, carrarese residente a Roma, realizza, con semplici verghe d'acciaio cromato, forme geometriche che sembrano materializzarsi, ma che invece esistono solo concettualmente. Infine Eliseo Mattiacci, nato a Pesaro, ma residente a Roma, compie operazioni tra comportamento e body art, tracciando ad esempio sulla sabbia con una penna d'animale la parola «Poesia» che acquista cosi un valore emblematico. Nella stessa sala viene anche presentato il «Concetto 101» di Marco Zanusso che ha vinto il premio per il design realizzando un fonoamplificatore la cui forma razionalissima ne permette il funzionamento anche quando l'apparecchio resta chiuso. Ci siamo occupati altre volte dei disegni del torinese Giorgio Costa, un artista che, senza esasperazioni e senza clamori, riesce a cogliere la verità profonda del dato reale e a restituircelo in un'atmosfera di sottile incantesimo. Volti di fanciulli e di donne soffusi di un'ombra di dolce malinconia, paesaggi immersi in una luce di silenzio, ma soprattutto poveri oggetti di tutti i giorni. Una ciotola, un attaccapanni, un vaso, uno straccio appeso, rivivono, nel segno trepido di Costa, in tutto il loro spessore: li senti sospesi in un'atmosfera di parole non dette, di ricordi e di suggestioni. D'incanto si spogliano della loro materialità per diventare cose amate che fanno parte della nostra vita. Espone al «Piccolo Regio». Augusto Minucci
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