Addio vincente di un campione

Addio vincente di un campione Dionisi ha chiuso Addio vincente di un campione (Dal nostro inviato speciale) Milano, 14 giugno. Nell'atletica italiana c'è un solo campione, sempre imprevedibile, il cui talento naturale non potrà mai essere messo in discussione. Si chiama Renato Dionisi. Ma forse bisognerebbe dire che nell'atletica italiana « c'era » un solo campione il cui talento... Sono le 16,30, l'Arena è pressoché deserta, soltanto gli astisti stanno scaldandosi per iniziare la loro fatica con un'ora di anticipo sulle altre gare per concluderla quando gli altri se ne staranno già andando a casa. C'è anche lui, Dionisi, chiamato dall'Alco per racimolare punti: « E' da Lione, ai primi di aprile, che non prendo più una asta in mano — dice — questi benedetti tendini non mi lasciano in pace. Il destro è andato a posto e non mi fa più male, ma il sinistro sono dolori anche quando provo soltanto a correre ». — Però è positivo che oggi gareggi. « Lo faccio per la società che deve confermare il titolo di squadra conquistato lo scorso anno. Però questa è la mia ultima gara, sono stufo di soffrire. Ho sperato per tanto tempo che i tendini andassero a posto, ma ormai non ci conto più: è dal 1967 che non riesco a fare una stagione senza dovermi fermare una infinità di volte ». La notizia è sbalorditiva. Sinceramente non ci crediamo, pensiamo si tratti soltanto di scoraggiamento. L'andamento stesso della successiva gara sembra dar torto al pessimismo di Renato: i 4,60 e i 4,80 vengono superati alla prima prova, i 5 metri alla seconda, i 5,20 ancora alla prima e dato che Silvio Fraquelli non ce la fa, per Dionisi quel salto significa la vittoria, la gara finisce però li. « Ho troppo male per continuare — confessa Renato il cui volto tirato conferma il dolore fisico che sta provando — questa è stata veramente la mia ultima gara. Non ha senso aspettare tre mesi da una volta all'altra senza per di più potersi allenare, per poi trovarsi sempre allo stesso punto. No, decisamente non ne vale la pena ». Dionisi non dice altro. Soltanto sorride quando gli ricordiamo i momenti più belli della sua carriera, da quel salto di 5,45 a Rovereto, due passi da casa sua, al titolo europeo indoor, alle vittorie contro i più forti specialisti, da Isaaksson a Nordwig, da Papanicolau a Seagren, a Tracanelli, tanto per ricordarne qualcuno, nonché quelle che sono state definite le sue « mattate » come quando si presentò a Imola e corse in moto sotto lo pseudonimo di Snoopy. <> Già — dice alla fine con un mesto sorriso — ma adesso è finito anche quello. Correre in moto costa troppo, specie con una moto grossa. Ed io, se faccio qualcosa non posso accontentarmi di essere un numero due. Sono fatto così, che farci? ». g. b.

Persone citate: Dionisi, Nordwig, Renato Dionisi, Silvio Fraquelli

Luoghi citati: Imola, Lione, Milano, Rovereto