Sette alpini morirono nella valanga Condannato a otto mesi il capitano
Sette alpini morirono nella valanga Condannato a otto mesi il capitano Bolzano: il processo per la tragedia di Malga Villalta Sette alpini morirono nella valanga Condannato a otto mesi il capitano (Dal nostro corrispondente) Bolzano, 14 giugno. Il processo per la tragedia di Malga Villalta, nell'Alta Val Venosta, dove perirono sette alpini del battaglione Tirano travolti da una enorme slavina, si è concluso questa sera con la condanna a otto mesi di reclusione, con la condizionale e la non menzione, e al pagamento dei danni richiesti dai familiari delle vittime, del capitano Gianluigi Palestro, 30 anni, che era imputato di omicidio plurimo. Il 12 febbraio 1973, l'ufficiale guidava la 49' compagnia del battaglione che, nel quadro delle esercitazioni invernali della brigata Orobica, aveva iniziato una faticosa e pericolosa marcia di trasferimento per raggiungere con gli sci la Forcella Slingia. Il comandante aveva ordinato la partenza all'alba, mentre una fitta nebbia impediva la visibilità. La valanga, segnalata da un rombo sordo e improvviso, precipitò dal costone di una montagna nel momento in cui il reparto stava percorrendo il sentiero sottostante e seppellì una ventina di uomini, dei quali, per fortuna, tredici poterono salvarsi. La sciagura poteva essere evitata? Dopo due giorni di serrato dibattito, il tribunale ha risposto a questo in¬ terrogativo in senso affermativo, con una condanna per l'imputato che può essere considerata per certi aspetti mite, ma per i familiari delle giovani vittime il verdetto non ha completamente chiarito tutti gli angosciosi perché che in questi lunghi mesi si sono accavallati nelle loro menti. In apertura dell'udienza odierna, il rappresentante di parte civile, avvocato Canestrini, aveva chiesto la condanna dell'ufficiale rilevando che egli aveva la facoltà di decidere se la marcia del suo reparto verso la Forcella di Slingia poteva o no essere compiuta ed era, inoltre, in grado di scegliere un altro itinerario meno pericoloso. Il capitano Palestro, invece, volle partire malgrado le proibitive condizioni atmosferiche, fece iniziare la marcia senza utilizzare le previste misure di sicurezza (i cordini rossi antivalanga) e senza far mantenere la distanza di cinquanta metri tra uomo e uomo. In questo modo, si è reso responsabile della morte di sette giovani alpini, sacrificati per una malintesa concezione di efficienza militare e di prestigio che si è voluta anteporre all'esigenza di tutela della vita e della sicurezza dei militari di leva. e. p.
Persone citate: Canestrini, Gianluigi Palestro, Malga Villalta, Palestro
Luoghi citati: Alta Val Venosta, Bolzano
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