Un giovane agente si uccide perché un detenuto è fuggito di Nicola Adelfi

Un giovane agente si uccide perché un detenuto è fuggito "Suicidio d'onore,, in una stazioncina ferroviaria di Roma Un giovane agente si uccide perché un detenuto è fuggito Aveva accettato di accompagnare il prigioniero a trovare la sua amante - Poi i due erano stati a pranzare in una trattoria - Con un pretesto il recluso si è allontanato - Dopo averlo cercato nella notte, invano, l'agente disperato per essere stato "tradito" si è sparato - Un biglietto alla madre: "Perdonami" Roma, 13 Riugno. Se allargate le braccia in modo da formare un cerchio, grande cosi appariva stamane la macchia rosso scuro formata dal sangue del suicida nel recinto di una piccola stazione di periferia, a ridosso di una siepe. Indossava la divisa di agente di polizia, si chiamava Vincenzo Rizzi, era nato 23 anni fa a Terracina, nel basso Lazio, ai confini della Campania. Tutto quel sangue era uscito da una ferita alla tempia destra. Il giovane aveva gli occhi chiusi, e la morte aveva messo sul suo volto molta stanchezza, un po' di stupore tra ie labbra aperte, e anche un senso di sollievo definitivo. Suicidio d'onore, questa è la spiegazione corrente. A giudicare dalle apparenze, è così. L agente Vincenzo Rizzi Questi i fatti. Cominciarono a snodarsi alle ore 22 di giovedì in un vasto ospedale sulle pendici di Monteverde, il«San Camillo». Lì era stato ri-coverato per disturbi ai reni un malvivente abituale, Pie-tro Morletti, 45 anni, condan- nato a tre anni di carcere percirconvenzione di incapace.La sua cameretta era pianto- nata da due agenti di polizia Il Rizzi aveva cominciato il suo turno alle 1G e avrebbe dovuto finirlo a mezzanotte. Per l'appunto verso le 10 di sera di giovedì il Rizzi finse a sottrarsi ai loro custodi in g divisa, senza tuttavia suscita-j are reazioni disperate, estre me. Ma la verità è solo e tutta qui? Ecco, io ho davanti a me le fotografie del cadavere, e nfotom più le osservo, maggiori di-1 a ventano i miei dubbi. Mi im- v pressionano ir. modo partico- p lare le palpebre: sono calate j la sugli occhi come una saraci-1 s nesca, come se il giovane al m momento di poggiare la can-; v na della pistola sulla tempia ; c abbia voluto precludersi ogni t visione del mondo esterno, e li guardare soltanto dentro se I d stesso. E poi quei lineamenti fi distesi, quell'amaro stupore ; cj tra le pieghe della bocca... il; Con questo non voglio dire i d! che lo sgomento per avere | f tradito la divisa che indossa-i c! va e disobbedito agli ordini j i con ingenua leggerezza non t\ abbia contribuito a travolgere ! m'il cervello dell'agente Rizzi, 'cj Tuttavia ritengo che altri eie-] l1 menti meritino di essere pie -p si in considerazione. Il pri- U mo è la sua origine meridio- v naie. In conseguenza della fu-, v — ! ga del detenuto, l'agente i ins avrebbe perduto con ignomi-! mania il posto e lo stipendio, to forse sarebbe stato condanna-; E to a anni di reclusione. E co-, va me non sentirsi sempre più i e angustiato al pensiero di do-j vere un giorno tornare al suo, da paese, Terracina. mettersi al-1 su la questua per un posto qual- le siasi, essere a carico della lat madre? Mi pare proprio di : ciò vederlo il Rizzi, alto, magro, ] be con quelle sue guance incava- di te come le ha Eduardo De Fi- pe lippo, mentre vaga nel buio riv della notte tra stradine peri-1 at feriche e si raccomanda al ; to cielo, vede via via delinearsi j ti, il suo futuro di giovane meri- • da dionale disoccupato, con la I er fedina penale sporca, e impre- dr ca, si dispera, forse piange, fie Molto probabilmente un al-. va tro elemento che lo avrà pri- gr ma confuso, poi riempito di picollera e infine prostrato nel- di l'avvilimento sarà stato il i la pensiero della fiducia tradita, no Un pensiero assillante e scon-, di volgente. Com'era potuto av- ' fe venire? Forse non erano stati di accompagnare il detenuto aal piano di sopra per un con- j dtrollo medico. Tuttavia un'o-irra dopo la guardia e il ladro ì si trovavano nella parte oppo-i sta della città, in un quartiere | popolare, Centocelle, precisa- nente nell'abitazione dell'ai mante del Morletti. Vi rima-: sero per un'ora circa. Che fe-l cero i due uomini insieme j con la donna, è facile suppor-i lo. E non è improbabile che il detenuto abbia convinto la guardia ad accompagnarlo j fuori dell'ospedale con l'esca di quella donna, decantando- gli le sue giovanili avvenenze, ste di fatto che il Rizzi e il i Morletti dovevano essere di j umore contento nell'uscire ; dalla casa della donna, se su-! bito dopo andarono a mangia- re insieme in una trattoria. ! Un pasto lungo, abbondante, i A un certo punto il detenuto \ si allontanò con un pretesto, 'Trascorse almeno un quarto j d'ora prima che il Rizzi co-1 minciasse a rendersi conto di essere stato ingannato. Con un filo di speranza tornò alla casa della donna, ma infrut- tuosamente. Fu allora che si ! lasciò andare alla disperaziohe, e le disse che si sarebbe j ucciso piuttosto che tornare al «San Camillo» senza il Morletti. Con quel poco di lucidità mentale che ancora gli resta-1 va telefonò a un collega all'ospedale, con cautela apprese : che il detenuto era tuttora | fuori della sua camera, disse che tra breve lo avrebbe ricondotto lui. E tornò a girare ! nella notte, tra le strade e i j vicoli di Centocelle alla ricerca dell'uomo che lo aveva ingannato prima con la lusinga della donna e poi mangiando I con lui, come un amico, allo | stesso tavolo. Infine, poco prima delle tre , di notte, la tragedia. Il luogo, l si e detto, e una piccola sta- ; zione di periferia da dove transitano le vetture di quel, che i romani chiamano «il ì trenino dei castelli». In una ; tasca dell'agente suicida è sta- ' to trovato un foglio di taccui- no con queste parole per la. | madre e i superiori: «Perdo-1 nami, perdonami, i colleghi ; non c'entrano». Apparentemente dunque è stato un suicidio d'onore, un gesto del tutto inconsueto in tempi in cui anche famosissi-mi capi mafiosi, un Liggio o un Gerlando Alberti, riescono insieme con la stessa donna, e. mangiato lo stesso cibo, bevu- to lietamente lo stesso vino? E allora? Con che cuore aveva potuto quell'uomo tradirlo e rovinarlo per tutta la vita? Ed eccomi di nuovo a guar dare le fotografie del giovane suicida. E' bruno, ha lunghe le sopracciglia, i capelli ondu lati. Sta supino; su un brac ciò è appoggiato ben diritto il berretto militare. Non mi è difficile immaginarlo da vivo per le strade di Terracina in riva al mare, con la sua divisa attillata, sicuramente invidia to dai suoi coetani disoccupa ti, guardato con insistenza dalle ragazze anche perché era un buon partito. E la ma dre che lo aspettava a casa, fiera di quel suo bel figlio, e, vantarsene con le vicine. Che gran senso di pena questo piccolo mondo antico, meli dionale, e quel colpo di pisto la calibro 9, alla tempia, di notte in un angolo appartato di una stazioncina di peri feria. Nicola Adelfi

Persone citate: Centocelle, Liggio, Vincenzo Rizzi

Luoghi citati: Campania, Lazio, Monteverde, Roma, Terracina