S'È CHIUSA LA CAMPAGNA ELETTORALE di Luca Giurato

S'È CHIUSA LA CAMPAGNA ELETTORALE Nelle piazze di Roma ultimi grandi comizi Fanfani, De Martino, Berlinguer acclamati da migliaia di simpatizzanti accorsi da tutt'Italia - Oggi "giornata di meditazione", domani mattina si aprono le urne Roma, 13 giugno. La campagna elettorale si è chiusa stasera con migliaia di comizi: i leaders dei gruppi minori hanno scelto la provincia per il loro ultimo discorso agli elettori che dovranno rinnovare i consigli regionali, comunali e provinciali; Fanfani, Berlinguer e De Martino hanno invece parlato a Roma, a pochissimi chilometri di distanza l'uno dall'altro. Fanfani ha scelto piazza del Popolo, in pieno centro storico, dove già De Gasperi chiudeva le campagne elettorali democristiane. Meno tradizionale, per il psi, la scelta di piazza Santi Apostoli, a due passi da piazza Venezia; di solito, i socialisti prediligono San Giovanni, finendo la loro campagna a Roma con un giorno di anticipo. Questo, perché da sempre San Giovanni è riservata il venerdì ai comunisti, e anche stavolta sul palco sono saliti il vecchio Longo e il suo ex delfino, Enrico Berlinguer. L'ultimo giorno di interventi, al di là dell'impegno e dello sforzo di ognuno, non ha portato novità di rilievo nelle polemiche e negli schieramenti, com'è naturale. Sterzate più o meno brusche in vista del traguardo non erano attese e una volta tanto il pronostico, troppo facile, è stato rispettato. Si è comunque accentuata la tendenza, senz'al¬ tro positiva, che negli ultimi giorni ha spinto gli uomini politici a puntare più sul dopo elezioni che sul risultato del 15 giugno, più sui temi concreti che su dispute, per ora ipotetiche, di schieramento. In altre parole, i leaders hanno definitivamente ritrovato, sia pure con ritardo, un modo assai equilibrato per far «convivere» politica nazionale e locale, governo a Roma e governo in provincia. Dalla provincia, e in particolare da centri come Colleferro, Frosinone e Bracciano, sono partiti decine di pullman che hanno riversato in piazza del Popolo centinaia di fans della de. Da Agosta, s'è mossa la banda musicale, con giovanetti in tuta da ginnastica, sul petto la scritta «Libertas» e nelle mani cartelli: «Abbiamo bisogno di te, delle tue idee giovani». E' quasi inutile precisare che l'appello è rivolto a Fanfani. Dice un manifesto dei de di Ostia, steso proprio sotto il gran palco: «Fanfani, sei piccolo di statura, ma grande di cervello». Intorno, tra 6-7 mila persone, le avanguardia dei «Gruppi di lavoro» democristiani (Gip): «Gip Ferrovie dello Stato»; «Gip Esattoria comunale»; «Gip Centrale del latte». Per prima cosa, Fanfani ha respinto l'accusa di aver voluto politicizzare le elezioni. « Furono i manifesti del par- tito socialista italiano prima, e poi l'invito di Nenni a sottrarre voti alla de, che aprirono la fase dì acuta politicizzazione della campagna elettorale ». Dopo l'attacco al psi, meno duro del solito, quello al pei, nettissimo. Un'altra accusa che il segretario della de ha respinto è quella che il suo partito non stia al passo dei tempi: « La de sa mutare », dice Fanfani. Come? « Ponendo una seria programmazione, diretta a raggiungere alti valori del vivere civile, arricchendo i programmi di specifiche riforme ». Conclude con quello che è stato il «cavallo di battaglia» di tutta la sua intensa campagna elettorale, sin prima dell'assemblea di Sorrento: l'ordine pubblico. A piazza Santi Apostoli l'entusiasmo e la folla sono al massimo. Sul palco, con De Martino, c'è il segretario del partito socialista portoghese, Mario Soares, venuto apposta a Roma per la chiusura della campagna elettorale socialista. Si esprime in portoghese, ma riceve ugualmente continui applausi, che diventano un'ovazione interminabile, tra un grande sventolio di bandiere rosse, quando scandisce questa frase: t< Uno dei motivi di divergenza dei socialisti con ì compagni comunisti portoghesi deriva dal fatto che i socialisti sono a sinistra dei comunisti ». De Martino sorride. Quando viene il suo turno, naturalmente è più cauto, anche se attacca Fanfani, che a suo giudizio « vuole preparare altri governi centristi, governi battuti dal popolo con l'esperimento Tambroni, che stava aprendo la via al fascismo ». De Martino ripropone l'antagonismo tra i due « cavalli di razza»: « In contrasto con Fanfani, Moro ha detto che non sarà mai alla testa di un governo centrista. Ha ripetuto che c'è posto solo per governi di centro-sinistra ». La parte centrale dell'intervento è riservata al tema che ha dominato la campagna del psi: il rapporto preferenziale con la de. « Noi socialisti, dopo 12 anni di centrosinistra, dobbiamo dire che non possiaìno più ripetere esperienze uguali: è vero che si sono fatte cose positive, ma tante altre cose la de non le ha volute fare». Queste ultimissime parole sono le uniche che il pei con¬ divide. I comunisti non chiedono rapporti preferenziali, ma ben altro, anche se il loro obbiettivo è lontano. Lo ha confermato stasera Berlinguer a San Giovanni, dove la manifestazione popolare del pei ha avuto un grande successo. Ha dichiarato tra l'altro Berlinguer, tra applausi continui: « La via dell'unità delle sinistre e dell'intesa più larga fra le forze popolari —■ autonomamente dalla pretesa di imporre condizionamenti e "gabbie" da Roma — è del resto la sola che consente di costituire subito amministrazioni regionali, provinciali e comunali oneste, che funzionino bene e che siano legate al popolo: "ed è anche l'unica via — ha concluso — che instaura un clima nuovo nel Paese, tale da consolidare l'ordine democratico e da avviare quell'azione riformatrice in campo economico e sociale" ». Luca Giurato