NELLE GALLERIE TORINESI di Augusto Minucci

NELLE GALLERIE TORINESI NELLE GALLERIE TORINESI Un pittore vive la realtà di oggi Visitando l'antologica di Piero Rambaudi ordinata nelle sale della galleria Martano, via Cesare Battisti 3, c'è da chiedersi quanti artisti, giunti a certi esiti, come le « strutture » degli Anni Cinquanta e le « strisce » venute immediatamente dopo avrebbero avuto il « coraggio » di ! accantonarle immediatamente per proseguire una ricerca che si proponeva di scoprire nuovi metodi formali e ritmici che fossero più dentro la realtà del nostro tempo. Pochi certamente: i più vi avrebbero "giocato" sopra ricavandone successo e denaro. Invece questo solitario e colto torinese (fu tra i primi in Italia a conoscere le opere di Klee) senza rinnegare i mezzi tradizionali, mirava ben oltre. Del resto anche le "strisce", pur rivelando una straordinaria sensibilità materica, non erano proposte come stesure liriche, ma come segnali di un modo d'azione calati dentro una determinata esperienza. Tendeva cioè a sostituire, come osservò Franco Russoli. « // comportamento e gli sviluppi di un programma d'a e produttiva o scientifica al ideilo" naturale od al simbolo formale e ideale ». Una esperienza che approfondirà ulteriormente nei "progetti" dove, un modulo ripetuto in un ipotetico reticolo, forma una struttura che altro non è che una delle decine di migliaia di combinazioni possibili (uno schema sottoposto a un cervello elettronico ne calcolò 72.000), ma al tempo stesso consente, con uno scatto mentale, di afferrarle tutte. Una intuizione lucidissima in cui si associano cognizioni tecniche, scientifiche e umanistiche. E ci sembra molto acuto ciò che sottolinea Paolo Fossati quando afferma che Rambaudi • si va liberando della pittura come spazio e luogo condizionato per agirla ttuta nella sua realtà temporale, nel suo sviluppo concreto come azione conoscenza e come conoscenza azione ». ★ * Il divino Marchese e Sacher Masoch certamente si contenderebbero i dipinti che il giovane torinese Francesco Gioana presenta alla galleria « Marin » (via \ t?™** ,f .j~ ' ' h„ ' i Lagrange, 1) dove appa ono don ' ne nude superdotate, legate, imbavagliate, strette in rigidi corpetti e sottoposte ad ogni sorta di sevizie fisiche. Immagini che ricordano, non soltanto come tecnica (Gioana usa invariabilmente l'areografo). il Sarri delle "Storie di Varazze" e delle "Camere di contenzione", ma che dimostrano tuttavia un certo temperamento anche se spesso, la violenza espressiva, platealmente espressa, rischia di diventare retorica. ★ * La galleria « Le immagini » (Via della Rocca. 3) presenta sei acqueforti del toscano Vairo Mongatti che, secondo Marziano Bernardi, • tiene un posto preciso come descrittore e interprete di un paesaggio che è. in parti uguali, fuori e dentro di lui ». Mongatti, infatti, alla cui tecnica finissima si associa una grande sensibilità, sembra porre un'attenzione quasi mistica al paesaggio riuscendo, senza violenze e senza sdolcinature, ad evocarne la serena poesia. ★ * A conclusione di una stagione artistica che, per le note vicende economiche non è stata certo delle più felici, molte gallerie hanno allestito delle collettive, alcune delle quali non mancano d'interesse come quella de « L'Arcipelago » (via Bonafous, 8) dove sono esposte opere di Adami, Angeli, Ceroli. Del Pezzo, Dorazio, Novelli, Uncini e Baj: e quella della « Berman » (via Arcivescovado 18) che espone dipinti di Chappel. Manfredi, L. Piovano, Carlo Musso, Cahours, Boyer, Cominetti e Berardo. Per concludere segnaliamo Infine tre mostre: quella di Anna Colombotto Rosso alla « Scacchiera » (corso V. Emanuele, 90); quella di Dino Valfré a « La Rocca » nella via omonima al n. 4 e quella di Gilberto Francisetti a « La ruota » in via Governolo, 12. Augusto Minucci

Luoghi citati: Italia, Varazze