Una scelta da farsi ad occhi aperti

Una scelta da farsi ad occhi aperti Una scelta da farsi ad occhi aperti Il voto è locale ma tanto politico Fra tutte le campagne elettorali amministrative, questa è stata forse la più politica. Tutti i partiti hanno caricato di motivazioni e significati « nazionali » la scelta degli elettori, anche se questi si apprestano soltanto ad eleggere i nuovi poteri locali, dai Comuni alle Regioni. Il cittadino sa che, votando per questo o quel candidato a consigliere locale, egli sceglierà anche prò o contro il governo Moro, prò o contro la de o il pei, prò o contro il centro-sinistra o il « compromesso storico ». All'elettore è stato detto e ripetuto che, se i risultati del voto dovessero ribaltare o modificare clamorosamente i rapporti di forze oggi esistenti in Parlamento, diverrebbero necessarie elezioni parlamentari straordinarie. Non si può negare che ciò sia vero. E' inutile dolersi di questa trasfigurazione del voto, da «amministrativo» in politico. Un esercizio elettorale al quale partecipano 40 milioni d'Italiani avrà inevitabilmente effetti sulla grande politica. E' altrettanto inevitabile che tutti i partiti abbiano quindi mescolato, nelle loro campagne, argomentazioni locali a slogans nazionali, e che anzi questi ultimi abbiano prevalso nei discorsi dei leaders. Che ciò dovesse accadere, non riduce però i danni possibili della «politicizzazione» delle elezioni locali. Il voto municipale o regionale è infatti uno strumento essenziale di democrazia e partecipazione proprio perché l'elettore giudica su problemi e persone a lui vicini, geograficamente e psicologicamente. Re le «amministrative» si svuotassero del tutto dei loro contenuti specifici, crollerebbe una fondamentale struttura portante della nostra democrazia. ★ ★ A tre giorni dal voto ci sembra di poter affermare che, almeno nelle regioni dove questo giornale ha la sua massima diffusione, i problemi locali, sui quali direttamente si vota, non sono stati ricacciati in seconda linea né tantomeno sono scomparsi. « La Stampa », come il lettore avrà constatato quotidianamente, ha anzi ritenuto proprio dovere civile di privilegiare i temi locali rispetto a quelli nazionali, promuovendo e stimolando ampi dibattiti su tutta una serie di questioni specifiche, offrendosi così come veicolo per un rapporto vivo tra candidati ed elettori. Questo nostro sforzo, che voleva anche riempire il vuoto lasciato dalla tv, che si muove nella stratosfera della grande politica nazionale, è stato facilitato dallo slancio e dallo spirito con cui i candidati hanno affrontato la campagna elet-1 que-j qttqclensnntqepmesgpgtarledQclzqpgcpfmgPgmdavTdlm>, più che in passato, |. I torale, caratterizzata da un numero elevato di contraddittori e pubblici dibattiti, oltre che dai tradizionali comizi. Il lettore-elettore avrà anche constatato come, pur tra vivaci contrasti, s'instaurava abitualmente tra i rappresentanti dei vari partiti un dialogo spesso competente e costruttivo: con molte convergenze nell'individuazione dei problemi, non di rado anche nell'indicazione dei rimedi. Siamo lieti di aver contribuito a questo concreto discorso sulle cose, essendo ben consci che i milioni di lettori di « La Stampa» sono un pubblico ben più vasto della somma di tutti i pubblici presenti a tutti i comizi e a tutti i dibattiti del Piemonte. Abbiamo cercato di stimolare i candidati a ricercare un rapporto chiaro e concreto con gli elettori, necessa-1 | i rio affinché questi possano j domani esigere atti concre- ti dagli amministratori elet-|ti. Ci siamo anche preoccu-! pati di favorire l'affermazione, in questa campagna elettorale, di un civile dialogo politico, che ci sembra rispondere al realismo e alla sobrietà d'animo della popò lazione di questa grande e ìcolta città che è Torino, di Ij questa laboriosa e produttiva regione che è il Piemonte. Vista da un'ottica locale, questa campagna elettorale, così com'essa si è svolta nelle piazze, nelle sale di riunione o nei teatri, oltre che sulle pagine del nostro giornale, ci ha offerto insomma non pochi motivi di conforto: la democrazia italiana e quella piemontese sono vive, e cercano visibilmente sempre nuovi veicoli per esprimersi. * * Pensare che il voto debba essere deciso soltanto in base a considerazioni locali significa però non averne capito la portata e le conseguenze. Hanno ragione i partiti, tutti i partiti, quando avvertono che, al di là dei risultati amministrativi, l'elezione del 15 giugno avrà effetti determinanti sui grandi equilibri politici nazionali. Quale che sia la scelta che ci si appresta a fare — per la conservazione, o la correzione, o il ribaltamento di questi equilibri con i loro pregi e i loro difetti — bisogna, se si vuol votare ad occhi aperti, valutare contemporaneamente il duplice effetto del voto, sia sulle amministrazioni locali, sia sul governo e sul futuro del Paese. Commette dunque un singolare errore di giudizio chi, magari riservandosi scelte diverse in altre elezioni ed altri momenti, invita però a votare comunista « oggi e a Torino », come se gli effetti del voto fossero limitati o limitabili a questo luogo e momento. Nella realtà, si dà un voto globale: amministrativo e locale (e non ci siamo stancati di metterne in luce la portata e i contenuti, perché l'elettore ne tenga il massimo conto); ma anche nazionale e politico. I due significati sono inscindibili. Così, chi non voglia il pei al governo perché riscontra ancora nella sua natura « una contraddizione tra due concezioni del socialismo », dovrà tenerne conto anche nel suo voto « locale ». (La frase citata è del leader del psi De Martino: la contraddizione è tra il voler « proseguire una via diversa e pienamente democratica » e la mai rinnegata solidarietà del pei con partiti che, ovunque sono andati al potere, hanno costruito ordinamenti statali « sostanzialmente di carattere autoritario »). Supponendo che l'elettore voglia qui « un cambiamento », una volta scartati gli squallidi appelli di una destra missina compromessa col fascismo di ieri e col terrorismo nero di oggi, potrà sempre puntare su candidati fidati, o su par- 1 j I ! | titi che gli diano speranza j di modificare certi equilibri senza rovesciarli. Ciò che non può essere sostenuto, neppure da « intellettuali » famosi, è che il voto locale possa essere miracolosamente spogliato del suo peso nazionale. Così pure sragionerebbero coloro che puntassero su un governo « aperto al pei » a Torino, quando lo stesso governo a Roma susciterebbe in loro illimitato sgomento.

Persone citate: De Martino

Luoghi citati: Piemonte, Roma, Torino