Gli arabi: con l'Europa prima il dialogo politico di Igor Man

Gli arabi: con l'Europa prima il dialogo politico Gli arabi: con l'Europa prima il dialogo politico (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 10 giugno. Il dialogo euro-arabo è cominciato stamani nel palazzo color ocra della Lega Araba, con un'assemblea plenaria di «esperti» (ciò che ha consentito di superare lo scoglio della partecipazione palestinese). Si sarebbero dovuti affrontare subito gli aspetti tecnici dell'auspicata cooperazione tra la Cee e i Paesi arabi, nel quadro del riciclaggio dei petrodollari. Invece il capo della delegazione araba, il giordano Dajani, ha esordito mettendo l'accento sull'aspetto politico del dialogo, risollevando il punto dolente dell'accordo preferenziale concluso ni maggio tra la Comunità e Israele. E ciò nonostante i Nove, ancora alla vigilia dell'inizio dei lavori, avessero riaffermato la validità della loro dichiarazione del 6 novembre 1973. Essa condanna l'occupazione da parte di Israele dei territori conquistati nel 1967 e riconosce i «diritti legittimi» del popolo palestinese. Gli europei avevano inoltre precisato che l'accordo dell'I 1 maggio si richiama all'accordo euro-israeliano del 1970 non si applica ai territori occupati. «L'accordo fra la Cee e Israele — ha detto Dajani — è incompatibile con i principi contenuti nella dichiarazione del novembre 1973 sul Medio Oriente. Questo accordo, concluso mentre Israele contìnua a occupare territori arabi e non rispetta i diritti dei paleI stinesi, poteva costituire un I mezzo valido per esercitare pressioni sugli israeliani per- che si concretassero i principi della dichiarazione del 1973. Ma la Comunità europea non ha voluto cogliere l'occasione ». Il segretario generale della Lega Araba, Mahmoud Riad, ha anch'egli insistito sulla «mancata occasione», affermando che una valida cooperazione economica non può prescindere da un politico da parte «L'Europa ha effettivamente assunto un atteggiamento favorevole alla causa araba, dopo la guerra di ottobre. Ma 1 fare di più, esercitando impegno europea. appunto, pressioni su Israele perché si ritiri dai territori occupati e riconosca i diritti dei palestinesi. E' in questo spirito che noi concepiamo il dialogo euro-arabo: l'Europa e gli arabi, queste due grandi "forze", debbono lavorare al servizio della pace in Oriente e nel mondo intero». Sono state l'Algeria, la Tunisia e la Siria a insistere perché venisse riproposto l'aspetto politico del dialogo, a pretendere dai Nove garanzie precise, tradotte in termini pratici: che cioè l'accordo con Israele escluda esplicitamente i territori occupati. Tuttavia agli arabi non sfugge la difficoltà per gli europei di fornire simili garanzie. Come, ad esempio, i Nove potrebbero «provare» che gli agrumi esportati da Israele in Europa non provengono da Gaza o dalla Cisgiordania? C'è di più: gli interlocutori degli arabi sono esperti e non uomini politici, impossibilitati quindi ad assumere impegni di carattere politico. Alcuni Paesi arabi avevano chiesto di considerare gli «impegni politici» (pressioni su Israele, garanzie ecc.) come condizione irrinunciabile all'avvio del dialogo, ma la maggioranza dei membri della Lega Araba (in primo luogo l'Egitto) si è opposta, rendendosi conto delle conseguenze di una simile esigenza. Si è scelta così la strada della «dichiarazione di principio» per non fare abortire il dialogo, che dunque va avanti affrontando temi puramente tecnici. Ma anche in questo campo sussistono difficoltà. Gli esperti arabi hanno infatti rilevato come le proposte dei Nove siano «piuttosto limitate». Per esempio, nel campo industriale, la parte europea propone diversi progetti incentrati su prodotti di consumo, tralasciando il capitolo dell'industria pesante. E' però opinione diffusa che «tutte le difficoltà saranno appianate grazie alla buona fede e alla buona volontà». Tutti gli arabi senza eccezione — ha detto il rappresentante egiziano — vogliono il dialogo con l'Europa: l'aspetto politico della questione è stato sollevato «per meglio lavorare prima di seminare». E per seminare bene si dovrebbe costituire un «ufficio di cooperazione euro-araba». Igor Man Primi incontri ieri nella capitale egiziana

Persone citate: Mahmoud Riad