Perché nuovi rapporti tra Filippine e Cina

Perché nuovi rapporti tra Filippine e Cina Perché nuovi rapporti tra Filippine e Cina sentanti così qualificati di un regime reazionario, contro il quale si battono gruppi rivoluzionari di indirizzo maoista ( oltre ai musulmani nelle isole meridionali); ormai, quanto a realismo spregiudicato, Pechino non è seconda a nessuno e, del resto, Il Quotidiano del popolo ha ripetuto, alla vigilia dell'arrivo di Marcos, che «il regime sociale di ogni paese non può essere fissato e scelto che dal popolo del paese stesso e non giustifica alcuna ingerenza straniera». E' vero che assicurazioni simili sono state date da Pechino alla Malaysia, appena allacciate le relazioni diplomatiche, mentre poi il Comitato centrale del pcc ha inviato messaggi ai partiti comunisti clandestini della Malaysia stessa, della Birmania e dell'Indonesia, esprimendo sostegno per la loro lotta contro l'imperialismo, il revisionismo e la reazione. Ma non è meno vero che, nella situazione fluida apertasi nell'Asia Sud-Orientale, tra conflitti ideologici e contrasti di potenza, ognuno cerca di fare il proprio gioco, adoperando le carte di cui dispone. E Marcos, come ha dimostrato sul piano interno, è indubbiamente un giocatore abile e duro, almeno finché la fortuna lo sorreggerà. Ferdinando Vegas Prossimo viaggio di Marcos a Pechino La visita del presidente filippino a Pechino era stata preannunciata l'I marzo da Marcos medesimo, senza fissare una scadenza, «appena il tempo sarà abbastanza caldo». Non sappiamo come sia il tempo meteorologico di questi giorni nell'Asia Orientale, ma certamente il tempo politico, dopo gli avvenimenti d'Indocina, deve essersi alquanto scaldato e così è maturato il momento giusto perii viaggio di Marcos in Cina. Prosegue in tal modo il processo di adeguamento dei paesi dell'Asia Orientale e Sud-Orientale alla nuova realtà: i pezzi del domino non sono caduti e non è neppure detto che debbano cadere, ma certamente vanno spostati e disposti in una configurazione aggiornata, sperando che possa risultare meglio resistente. Bisogna riconoscere a Marcos di aver saputo cogliere tempestivamente la nuova linea di sviluppo, manovrando in conseguenza: una volta che Washington aveva aperto a Pechino e si era disimpegnata dal Vietnam, potevano le Filippine restare indietro? La loro stessa collocazione geografica le rende particolarmente esposte, trovandosi esse su quella «linea dei grandi arcipelaghi» (Indonesia, Filippine, Okinawa e Giappone) lungo la quale corre il nuovo perimetro americano nell'area orientale dopo lo sganciamento dalla penisola indocinese. Le Filippine sono quindi un avamposto del sistema americano, che in esse ha alcune delle proprie basi più importanti; ma le basi, si sa, se da un lato tutelano il paese ospitante, dall'altro lato costituiscono un logico obiettivo per l'avversario del paese ospitato. Trovandosi le Filippine in questa difficile situazione, Marcos cerca la soluzione in un gioco d'equilibrio tra Wash- ington e Pechino. Non può e nemmeno vuole rompere i vecchi legami con gli Stati Uniti, non solo per ragioni d'ordine strategico ed economico, ma anche per motivi di politica interna, dato che il suo è uno di quei regimi reazionari e corrotti che si reggono soltanto perché l'America, per suoi calcoli di potenza, li tiene sotto la propria ala protettrice. Però, acquistare un maggior margine di indipendenza nei confronti del grande protettore non è certo una prospettiva che dispiaccia a Marcos, il quale così potrebbe rinegoziare a termini più convenienti la questione delle basi e si presenterebbe inoltre ai filippini con una qualche coloritura nazionalistica. Ecco quindi l'esercizio d'equilibrio, con la mossa cinese, attentamente graduata. Prima di recarsi personalmente a Pechino, infatti, Marcos vi aveva inviato in avanscoperta, lo scorso settembre, la moglie, signora Imelda; poi, come detto, ha preannunziato il proprio viaggio e infine lo ha attuato. Da parte cinese non si è avuta alcuna difficoltà a ricevere rappre-1

Persone citate: Ferdinando Vegas