Il giovane che rifiuta il "mestiere" di padre

Il giovane che rifiuta il "mestiere" di padre NEL MONDO DEI FIGLI Il giovane che rifiuta il "mestiere" di padre Il grave stato di disagio che stanno vivendo migliaia di giovani e di famiglie in prossimità di una scelta scolastica in vista della futura professione è in diretta relazione con la crisi economica che sta subendo da due anni il nostro Paese e con la mancanza di una scelta politica in fatto di riforme della scuola e della formazione professionale. Le vie più tradizionali e anche più sicure, in passato, per l'inserimento stabile e qualificato dei giovani nel mondo del lavoro, stanno facendo acqua da tutte le parti: più nessun diploma o laurea possono garantire, per se stessi, un lavoro futuro. Gli stessi istituti professionali, dal canto loro, non danno un « sistema » di formazione ampio e articolato e mancano soprattutto di una buona base culturale, il famoso biennio unico per tutti i gradi scolastici. Per cui molti giovani corrono il rischio, al termine di questi corsi, di ritrovarsi con una qualifica non più adatta alle nuove esigenze tecnologiche subentrate nel frattempo. Tutte queste considerazioni vennero fatte la primavera scorsa a Bologna nel corso di un Convegno sulla formazione professionale, sotto l'egida del ministero della Pubblica Istruzione ma con la partecipazione dei sindacati, i quali sottolinearono che: « // problema fondamentale è comunque ancora oggi quello di consentire che le Regioni (alle quali dal '72 è demandata tutta la materia, n.d.r.) assumano un vero ruolo politico, che attenga più alla natura dei compiti che alla quantità Per la seconda volta degli adempimenti amministrativi ». Dal canto loro i pedagogisti sostengono la necessità di garantire un sistema di formazione professionale (e questo vale per tutti i gradi scolastici) permanente, capace di dar luogo a forme e metodi di qualificazione attraverso i quali possa passare diverse volte chiunque desideri riqualificarsi, integrare o aggiornare la propria preparazione (circolarità tra lavoro, formazione professionale e scuola). In altre parole, è stato detto durante il Convegno di Bologna, tutta la materia scolastico-professionale va vista in riferimento ad una politica generale che rilanci l'investimento pubblico, privilegiando i beni di consumo collettivi (edilizia scolastica, popolare, riforma sanitaria, trasporti pubblici) e ad una riforma sostanziale della scuola media superiore. Ma nel frattempo, ed è questo l'aspetto che qui ci interessa di più sottolineare, deve anche cambiare presso i genitori e i giovani il concetto di professionalità così come ci è sempre stato tramandato, intesa come possesso definitivo di un mestiere, possibilmente quello del padre, che a sua volta aveva continuato il lavoro del nonno. Oggi, i grandi cambiamenti tecnologici e le improvvise crisi economiche hanno fatto saltare questo concetto, non si impara più solamente entro un tempo ben determinato (quello scolastico) e una volta per tutte, ma in continuazione (educazione permanente o ricorrente) e più volte nel corso del proprio lavoro, pur mantenendo una seria e specifica preparazione di base. Contrariamente a quanto avviene nella scuola, oggi i giovani, per poter affrontare con una certa sicurezza il proprio inserimento nel mondo del lavoro, devono avere una preparazione molto più ampia di quanto non fosse necessario in passato, devono cioè possedere una preparazione integrata da più discipline, oltre ad una elasticità culturale e mentale e una capacità di iniziativa tali da porli nelle condizioni di sapersi orientare diversamente e più volte nel mondo del lavoro. Pensiamo anche solo all'architetto che in questi ultimi anni si è trovato a dover affrontare la costruzione di case popolari in cooperativa: più che il disegno e la fantasia gli sono occorsi i testi di diritto, il senso organizzativo e la ragioneria. Così le insegnanti elementari, in maggioranza senza lavoro, che possono sperare di ottenere un posto se si specializzano come collaboratrici psicologhe, maestre ortofreniche o educatrici specializzate. Lo stesso discorso può farsi per i maturati del liceo artistico o deliescuole d'arte, per i quali un'ulteriore specializzazione può essere offerta dai corsi di tecnici pubblicitari o disegnatori grafico-pubblicitari. Si tratta di corsi biennali o triennali, capaci di valorizzare le attitudini dei singoli e di porli nelle condizioni di affrontare nuove vie professionali. Aida Ribero

Persone citate: Aida Ribero

Luoghi citati: Bologna