Tribuna elettorale per Regione Piemonte di Bona Alterocca

Tribuna elettorale per Regione Piemonte Tribuna elettorale per Regione Piemonte In difesa dei beni cultnrali Uomini di scienzmato per salvare Abbiamo avuto la visita del ministro Spadolini e abbiamo visto In che condizioni sono I beni culturali In Piemonte. A sei candidati abbiamo chiesto che cosa si è fatto e che cosa si potrà fare in questo settore, tenuto anche conto degli strumenti a disposizione nella prossima legislatura. Gli interpellati sono il prof. Carlo Carducci (indlp. pli). il prof. Marco Rosei (Indlp. pei), la dott. Aurelia Castagnone Vaccarino (pri), il prof. Mario Bonfantlni (psi), Il sindaco uscente arch. Giovanni Picco (de), tutti candidati alla Reolone, il prof. Giuseppe Bracco (de) candidato al Comune. CARDUCCI — Il problema dei beni culturali ha incominciato veramente a far breccia nell'opinione pubblica. Lo ha confermato Il ministro Spadolini, ricordando come il progetto di istituire un ministero per i Beni culturali e per l'Ambiente sia arrivato molto velocemente all'approvazione. Si è parlato di una specie di unanimità morale, in realtà i parlamen- Carlo Carducci (pli) tari si sono resi conto che la popolazione incomincia a comprendere il valore dei problemi relativi al centri storici, l'ecologia, l'ambiente, specialmente la conservazione del patrimonio storico, artistico, archeologico. La gente di qualunque ceto ed età, e soprattutto i giovani, capiscono che questo patrimonio rappresenta la nostra maggiore grandezza. Perché la stessa velocità raggiunta In sede nazionale, non si può avere in sede regionale? C'è stata una proposta pli per musei e gallerie e una pei per le biblioteche, ma sono state rinviate alla prossima legislatura. Altre Regioni hanno affrontato e risolto il problema dei beni culturali. Dopo le elezioni avremo uomini nuovi e noi dovremmo impegnarci formalmente fin d'ora a ottenere che gli eletti, di qualunque partito, promuovano tutti insieme un'azione perché Giunta e Consiglio regionali discutano ed approvino una legge per I beni culturali. ROSCI — Molto positivo l'Intervento di Carducci, perché presenta Il problema nella sua effettiva sostanza: impostare globalmente una reale politica culturale della Regione, abbandonando l'Indirizzo di interventi magari validi ma scoordinati e parziali, in quanto non hanno ancora un minimo di struttura oggettiva. Bisogna sganciarsi da una legge che precisa I compiti delle Regioni in questo settore indicando semplicemente gli elementi di una politica culturale, cioè tutta una serie di istituzioni specifiche: musei locali, biblioteche, archivi. Ricordiamo che l'elemento base di tale specializzazione sono gli archivi, cioè il fondamento concreto Marco Rosei (pei) della documentazione storica. Esistono una storia nazionale e una storia regionale, due facce di una determinata area geografica ed umana, di beni da conservare e preservare, materiali ma anche di tradizione, in cui il concetto di ambiente ha anche un senso più ampiamente culturale. Ad esemplo un significato culturale hanno avuto le Alpi, per certe zone europee, di cui tra le più importanti c'è proprio il nostro Piemonte. Le Alpi hanno significato qualcosa in tutta una serie di problemi della cultura romantica, italiana e inglese, ma soprattutto per una cultura regionale da promuovere con una struttura efficiente, non faraonica come in altre Regioni. Non posso fare a meno di citare l'Emilia, che non ha strutture faraoniche e che Spadolini ha indicato come uno degli elementi di promozione. BONFANTINI — Sono un vecchio socialista, professore e di una famiglia di professori: il bene culturale che mi interessa di più è la scuola. Incominciamo dal basso, sono docente universitario però mi Interesso della scuola a tutti I livelli. Ho letto che a Torino ci sono 54 mila bambini dal tre al cinque anni e 23 mila posti soltanto. Una situazione terribile, specie per I genitori lavoratori. E poi mancano gli asilinido. Nelle medie ci sono I doppi turni. C'è Infine la questione del fenico pieno: la maggior parte dei ragazzi a casa non hanno spesso modo di appartarsi, né tanto meno genitori che possano assisterli. La popolazione è raddoppiata in questi ultimi anni, ricordiamoci che gli immigrati molte volte sono analfabeti, sia pure di ritorno. Perché non istituiamo biblioteche nelle scuole? Ai mìei tempi c'erano e funzionavano. Un problema grave è costituito da musei e gallerie. Il Museo Egizio, Il secondo nel mondo dopo quello del Cairo, ha tesori invisibili almeno per la metà perché manca lo spazio; per ampliarlo non c'è che occupare il pianterreno a sinistra, dove c'è il Museo di antichità che però si trasferirà altrove. Poi c'è la Galleria Sabau- a di diversi partiti concordano sulla necessità che la Regione approvi una legge con un piano program il patrimonio della cultura e dell'ambiente: musei, biblioteche, archivi - Si attende un inventario dei beni Mario Bonfantini (psi) da, con quadri bellissimi; c'è l'Armeria reale, chiusa da almeno due o tre anni. Sono presidente del Circolo Pannunzio, dove l'avv. Volpini organizzerà una mostra dei 19 disegni di Leonardo che sono alla Galleria Sabauda, grazie all'intervento del ministro Spadolini. VACCARINO — Per il pri la tutela del patrimonio artistico del Piemonte non significa soltanto tentare il recupero dei beni giacenti da anni in degradante abbandono nelle cantine dei musei o nelle biblioteche, o risolvere il problema del personale di custodia e della salvaguardia di un materiale prezioso. Si tratta anche di svolgere un disegno più ampio e programmato nei suoi indirizzi generali, tenendo conto soprattutto dei valori culturali della Regione e del legame profondo con l'ambiente naturale. A livello nazionale abbiamo avuto l'istituzione del ministero per i Beni culturali, per la Regione sarebbe bene fare le leggi che rientrano nei suoi compiti. Improcrastinabile la legge che regoli il funzionamento dei musei e delle biblioteche, ma anche la tutela del paesaggio e dell'ambiente. Per ora, in Piemonte abbiamo soltanto una legge sui parchi naturali e per la protezione della flora e della fauna. I futuri amministratori dovrebbero impegnarsi a realizzare una legge urbanistica per un problema fondamentale, il controllo sulla alienazione dei beni demaniali dei Comuni. Se tale alienazione è incontrollata e spontanea, specie in piccoli e poveri Comuni prealpini, dà luogo a facili speculazioni edilizie e deturpa l'ambiente naturale, insieme al decadimento ecologico. PICCO — Il discorso sui beni culturali e ambientali deve impegnarci regionalmente in primo piano come politici, amministratori, uomini di cultura. La distinzione tra beni naturali e aree acculturate o umanizzate è sottile, ci si attendeva un inventario a livello delle singole Regioni. Perché non si è fatto? Perché non si è avuto il coraggio di decentrare le competenze dello Stato e del ministero a livello regionale, pur essendo giusti I criteri di Spadolini per la preparazione del personale e gli indirizzi scientifici nella valutazione delle diverse epoche e dei diversi beni, da riferirsi a livello centrale. Però a livello regionale esistono uffici periferici liberi da almeno tre anni da competenze proprie per quanto riguarda il controllo degli strumenti urbanistici, in grado di eseguire almeno l'inventario dei beni. Penso si debba quindi chiarire l'interpretazione della legge, in rapporto alla Costituzione, dando il massimo sviluppo alle competenze regionali. Una legge regionale in Piemonte incontrerebbe alcune difficoltà proprio per I molti beni da tutelare. Ciò nonostante un'identificazione e una classificazione dei beni delle zone collinari pianeggianti, delle fasce pedemontane e delle valli alpine, è stata tentata ed è in relativa definizione: cito uno studio promosso dall'Unione Camere di Commercio, con il prof. Vigliano, che forse ha sviluppato più gli aspetti dei centri storici e meno quelli delle aree cosiddette umanizzate, ma che dal punto di vista perimetrale può condizionare una serie di interventi preoccupanti anche per l'indirizzo di acquisizione patrimoniale avviato dalla Regione. La legge per i beni patrimoniali è urgente anche per i vari piani territoriali di coordinamento che rappresentano l'aspetto positivo della pianificazione. Non è possibile programmare senza investimenti, mi auguro che nella prossima legislatura si possa fare in Piemonte una politica di piano con stanziamenti consistenti, seppur con quella gradualità che gli investimenti sociali richiedono. BRACCO — Il prof. Rosei ha parlato degli archivi. Senza abbandonarci al campanilismo, non dimentichiamo che a Torino tutto parte dall'enorme massa documentaria degli Archivi di Stato, perché dopo l'unità d'Italia leggi e ministeri si sono trasferiti altrove e tuffo è finito a Roma, ma la documentazione antecedente è tutta qui. Si parla molto pure di musei, non solo di quelli esistenti, ma anche del famoso Museo di Torino: di come dovrebbe essere, non solo da guardare ma anche da studiare, non solo d'arte ma della vita sociale ed economica della città. Quando c'è stata la famosa polemica sulla situazione del musei torinesi (a volte ho l'impressione che ci si lasci prendere dallo spirito di denuncia e dagli aspetti estetici, dimenticando le documentazioni culturali), nelle famose cantine si sono trovati piccoli fondi molto interessanti della Zecca insieme a un documento (se non sbaglio del 20 settembre 1871) da cui risultava che venivano dall'Accademia delle Scienze per essere destinati appunto al Museo di Torino. Di questo museo si parla dunque periodicamente, e ritengo debba essere considerato dall'ente locale con eccezionale priorità, anche con l'intervento della Regione. LA STAMPA — Abbiamo ascoltato delle proposte: in base ad esse, ci sono altre osservazioni? Quali sono le conclusioni? CARDUCCI — Vorrei insistere sull'importanza del beni archeologici sulla storia e sull'evoluzione della civiltà locale. Per il Museo di antichità che sta sorgendo si sta organizzando una mostra tra Piemonte, Provenza e Aurelia Vaccarino (pri) Savoia: in Francia si è chiamata Duemila avanti, cinquanta avanti, in Piemonte si chiamerà Duemila avanti, venticinque avanti, perché il 25 avanti Cristo segna la data di fondazione della città e coglieremo l'occasione. In questa mo- stra si potranno vedere tutti i fenomeni con cui sì è sviluppata, a volte simultaneamente, al di qua e al di là delle Alpi una stessa civiltà, e vedremo soprattutto come tali fenomeni siano stati facilitati dai vari punti di transito. Stanno sorgendo associazioni del tipo « Amici del museo », che Giovanni Picco (de) potranno promuovere un'azione didattica, slruttando musei di enti locali come quello di Ivrea, divertendo oltreché istruendo. In questi giorni sto accompagnando i bambini della scuola Cairoli al museo archeologico, ed è interessante sentire le loro reazioni. Bisogna formare una coscienza culturale artistica, ed è molto importante il rapporto con le scuole di ogni ordine e grado, non soltanto con le università. ROSCI — Mi limiterò a riprendere il concetto fondamentale (sul quale mi sembra siano tutti concordi) della necessità e dell'urgenza di un'inquadratura legislativa per questo tipo di problemi regionali. Però insisto anche sul fatto che le leggi sono una bellissima cosa, ma il punto fondamentale è che ad esse corrisponda una reale ed unanime volontà, come ha detto Spadolini. Buonissima l'idea di una mostra archeologica, da far rientrare nel concetto di patrimonio culturale, di eccezionale importanza e ricchezza per il Piemonte: fatto di oggetti d'uso, di testimonianze di vita quotidiana dall'antichità fino ad oggi, di civiltà antropologica. BONFANTINI — Bisogna pensare anche ai mezzi di comunicazione, indispensabili per andare a vedere monumenti di altissimo valore artistico: in Piemonte sono molti, dal santuario di Vicolorte al Sacro Monte di Varallo, alla Sagra di S. Michele, a Orla, Susa, Cuneo e il suo territorio (a Susa è dilficile andare perché i treni si fermano a Bussoleno, non parliamo poi della Cuneo-Nizza). Non tutti hanno l'automobile. E poi, rivolgiamo l'attenzione anche al patrimonio linguistico: in certe valli non si parla solo il piemontese ma anche un patois provenzale, nella Valle d'Aosta c'è pure il ladino. Bisogna studiare e documentare anche questi fenomeni. LA STAMPA — C'è anche il problema della musica popolare: saremo forse in minorità rispetto alle grandi regioni artistiche italiane, ma il fenomeno esiste. CARDUCCI e ROSCI — Qui. siamo ancora ai testi del vecchio Sinigaglia. VACCARINO — Alla Regione spetta superare eventuali conflitti di competenza con lo Stato e con i Comuni, inoltre dovrebbe esercitare un collegamento con i vari settori. PICCO — D'accordo che la Regione eserciti il controllo demaniale, però bisogna portare avanti anche le acquisizioni già incornili- Giuseppe Bracco (de) date (alcune non concluse come quella della Mandria, altre concluse come quella nel Biellese dove ci sono giacimenti aurileri). Più complesso il problema dei centri storici, dove la Regione dovrà fare interventi specifici: si è già delineato uno strumento legislativo dei finanziamenti in conto capitale per interventi fatti da enti pubblici o privati, credo sia questa l'unica strada possibile. Marziano Marzano (psi) Sull'argomento dei beni culturali, il dr. Marziano Marzano (psi) candidato al Comune ci ha fatto questa dichiarazione: • // problema deve inserirsi nel più ampio discorso sulla cultura. £' mancata /inora da parte dello Stato e degli enti locali una politica per la cultura. £' mancata un'azione tendente a creare le condizioni strutturali per lo sviluppo delle varie iniziative. In particolare a Torino la situazione è carente: il Comune spende in attività culturali 50 milioni all'anno, contro il miliardo di Milano. Si aggiunga l'utilizzazione irrazionale dei beni di proprietà comunale: ad esempio cinema e teatri gestiti da privati, mentre la collettività non ha locali dove svolgere I un minimo di attività culturale. E' ora di abbandonare la concezione del carattere facoltativo delle spese per la cultura. Nel dopoguerra il recupero del concetto di cultura e di tempo libero è avvenuto particolarmente ad opera della sinistra. Occorre fare un altro passo avanti e far entrare in gioco il ruolo del Comune e dei quartieri. ' E' necessario non solo recuperare e proteggere i beni culturali, ma anche organizzarli in modo vivo ed aperto affrontando i problemi degli orari dei musei, biblioteche ecc. Così l'accesso e la fruizione dei beni potranno costituire un reale latto sociale. I Spetta inoltre al Comune attuare non solo un decentramento culturale di qualche manifestazione teatrale, ma anche fondare tale decentramento su una nuova unità territoriale, che potrebbe essere Il distretto scolastico ». Bona Alterocca