Sequestro Cagna Vallino: l'ombra di Liggio Delitto Coretto: tre nuovi ordini di cattura di Renato Rizzo

Sequestro Cagna Vallino: l'ombra di Liggio Delitto Coretto: tre nuovi ordini di cattura Indagini e interrogatori per i due ultimi episodi di delinquenza Sequestro Cagna Vallino: l'ombra di Liggio Delitto Coretto: tre nuovi ordini di cattura Uno degli arrestati per il primo episodio è figlioccio del mafioso di Corleone - Sopralluogo nella prigione dove era incatenato lo studente di Volpiano - Scarcerato Giuseppe Zappala: è estraneo all'omicidio dell'impresario " Abbiamo reciso il tentacolo d'una Piovra, ora stiamo tentati do di tagliarne la tasta ». Questa l'opinione degli inquirenti che indagano sul sequestro di Anto nio Cagna Vallino lo studente di Volpiano rapito il mese scorso e tenuto prigioniero per 28 giorni in una « tomba » scavata nella terra battuta d'una cantina della cascina di via Iuvarra 26 a Venaria. « Adesso si può apertamente parlare di mafia ». E questo non soltanto perché tutte le persone arrestate per il La prigione dello studente: poco più che una bara. Il giovane respirava da un tubo rapimento (proprio ieri il giudice Pochettino ha emesso nei loro confronti ordine di cattura) sono originarie di Corleone, ma anche perché in questa vicenda compare un nome che da sempre è sinonimo di «Cosa nostra»; Luciano Leggio detto « Liggio ». Proprio lui, infatti, è padrino di battesimo d'uno dt> quattro attualmente in carcere, Giuseppe Billeri, il ventiquattrenne figlio d'un ex-sorvegliato speciale di Borgaro. Attualmente, mentre continua- no le ricerche di Stefano Di Blanda il vetraio proprietario del cascinale-prigione di Venaria, s'è aggiunto un altro nome fra i possibili sequestratori ricercati: Pasquale Criscione, 60 anni, operaio, abitante con la moglie in via Cherubini 85. Anch'egli è sorvegliato speciale in domicilio coatto. Si sono appresi, intanto, altri particolari sulle lunghe settimane di prigionia di Antonio Vallino. Alcuni giorni dopo il sequestro uno dei rapitori ha aperto la botola della prigione:» Voltali contro il muro — ha intimato — non devi vedermi. E ricordati ima cosa importante: tu da oggi non ti chiami più. Nino (diminutivo con cui Antonio era chiamato in famiglia, n.d.r.) ma Michele. E, se mentre sei qui senti qualcuno che si rivolge ad un "Nino" guardati bene dal fare un solo gesto o dire una sola parola ». Un discorso astruso che forse si può spiegare in questi termini: i carcerieri di Corleone probabilmente ricevevano a volte la visita di qualcuno che rispondeva appunto al nome di Nino e che non sapeva nulla del rapimento. I carabinieri diretti dal cap. Lograno e dal ten. Zaccheo con i marescialli Bindi, Lo Russo e Vettori, stanno cercando questo misterioso individuo. Si è appreso anche che la prigione dev'essere stata scavata a gennaio. Il mese precedente Stefano Di Blanda aveva acquistato la cascina e detto che occorreva riattarla: giorni di lavoro intenso, sacchi di cemento che arrivavano, camion carichi di terra che ripartivano. A chi gli chiedeva come procedessero i restauri, Di Blanda rispondeva: « Bene. Stiamo pavimentando uno scantinato per adibirlo a magazzino ». In realtà si scavava la « tomba »: un cunicolo fetido cori le pareti in cemento spesse dieci centimetri, catene infisse nel muro, una botola con portello d'acciaio. Sopra tutto 80 centimetri di terra battuta. Qui Antonio Vallino ha trascorso la sua lunga notte di prigionia durata quasi un mese: con i piedi imprigionati, un pagliericcio, una scodella ed un bugliolo. A portata di mano, un tubo di gomma che i banditi avevano fissato ad altro tubo in vetroresina collegato con l'esterno per l'aerazione del cunicolo. « Di tanto in tanto proprio quando mi sembrava di morire soffocato — ha detto lo studente — vincevo la ripugnanza per lo sporco e me lo portavo alta bocca per succhiare un po' d'aria ». * * Per far luce sulla morte dell'industriale di Cuorgnè, Mario Ceretto, sequestrato la notte fra 11 22 e il 23 maggio, la magistratura ha emesso, ieri, altre ordini di cattura: riguardano tre persone che mancano da casa fin dal giorno della scoperta del corpo nel campo di Orbassano. I nomi non sono stati resi noti ma sarebbe gente di Orbassano: ora sono ricercati assieme a Michele Normanno, anch'egli latitante, e che fino all'altro ieri pareva volesse costituirsi. Ieri il sostituto procuratore della Repubblica di Ivrea, dott. Gumina, ha ordinato la scarcerazione per « assoluta mancanza dì indizi » di Giuseppe Zappala, accogliendo l'istanza presentata nei sdratpcncctnfpsddagpvrzpliedntscdlllllllIlllltIlillllllillIltllIllllllttlllllItIlllillllI giorni scorsi dal suo avvocato, Pio Coda. Zappala È riuscito a dimostrare di essere estraneo al sequestro-omicidio in cui, invece, sono per ora coinvolti Giovanni Caggegi (proprietario della casci na di Orbassano), Cosimo Meta- stasio, Piero D'Agostino e Rino Pasqualini detto « Ringo ». La posizione di un altro imputalo, Giuseppe Longo, cognato del Caggegi, pare stia migliorando: l'avvocato della difesa ha chiesto la scarcerazione e la decisione sarà presa | dal magistrato entro la settimana. Caggegi e Metastasio che costituiscono il perno di tutta l'inchiesta, sono stati di nuovo interrogati ieri. Erano presenti gli avvocati Musumeci e Gioanetti per il primo, Stratta per 11 secondo. Il dott. Gumina li ha ascoltati nella caserma di Moncalieri per tutto il pomeriggio senza però raccogliere elementi utili. Dalle fitte maglie del segreto istruttorio non è trapelato molto e pare che i due non abbiano sostanzialmente modificato le versione date In precedenza. Metastasio che aveva detto di avere visto l'industriale nella cascina di Orbassano avrebbe aggiunto che l'amico Caggegi sarebbe andato da lui, due giorni dopo, a chiedergli aiuto a far sparire il corpo perché alcuni cani avevano smosso la terra. « Rifiutai — ha detto — perché avevo paura ». Avrebbe anche precisato che l'amico gli chiese, alcuni giorni prima, di fare la guardia al carcerato. Caggegi, invece, ha ammesso che lo scantinato gli serviva per tenere la refurtiva, ma ha continuato a sostenere che la notte fra il 22 e il 23 arrivarono improvvisamente alcuni uomini mascherati che lo costrinsero a chiudersi in casa. « Abbiamo bisogno di un posto per la notte », gli avrebbero detto. Dopo l'interrogatorio ha ottenuto di incontrarsi per la prima volta con gli avvocati. Gli avvocati della famiglia Ceretto hanno tenuto una conferenza stampa in merito alle voci sui presunti contatti con la mafia dell'edilizia e dei Tir rubati. «Le indagini — hanno detto Zancan e Cotellero — hanno consentito di pervenire a tre punti fermi: nella cascina del Caggegi era stata costruita una cella idonea a custodire un uomo sequestrato; la cella è stata distrutta due giorni dopo il rapimento Ceretto; sul- l'aia sono state trovate prove certe che si è tentato dì bruciare il corpo dell'industriale. Sulla base di questi elementi inconfutabili la magistratura ha spiccato gli ordini di cattura e alla luce di quanto sopra sta la ragione della nostra piena soddisfazione nell'andamento delle indagini. E' prematuro — hanno proseguito — | Giuseppe Zappala, libero ogni attribuzione di ruolo dei protagonisti e ogni altra valutazione. Pure prematura è qualsasl ipotesi sui moventi dell'orrendo crimine». Anche il sostituto procuratore della Repubblica ha definito fantasiose le altre ipotesi che non siano quelle del sequestro di persona a scopo di estorsione. Servizi di: Renato Rizzo ed Emanuele Monta