Piemonte: sono 35 i vini "controllati,,

Piemonte: sono 35 i vini "controllati,, Piemonte: sono 35 i vini "controllati,, E' al terzo posto, dopo Veneto e Toscana In questi ultimi tempi la situazione e le prospettive della vitivinicoltura piemontese sono state oggetto di attenta valutazione in numerosi ambienti responsabili della regione. Nella nostra qualità di componenti la Commissione delegata del Comitato Nazionale per la tutela delle denominazioni di origine dei vini abbiamo presentato al Comitato Vitivinicolo Regionale e in una particolare seduta dell'Accademia di Agricoltura di Torino due comunicazioni riguardanti soprattutto la realtà dei vini di qualità prodotti in Piemonte. Dai dati esposti si è potuto così constatare come la regione piemontese, nel campo delle prò- duzioni a D.O.C, risulti al terzo posto, con le sue 35 denominazioni d'origine controllate, dopo il Veneto e la Toscana. La produzione totale italiana dei vini così classificati è stata di hi 5.616.109 nel 1973, rispetto ad una produzione vinicola complessiva di hi 76.716.000, toccando cioè il 7,32 per cento. Il Veneto, nella stessa annata, aveva raggiunto hi 1.266.343, cioè il 12.33 per cento della produzione totale di hi 10.268.900; la Toscana aveva ottenuto hi 1.202.429, cioè il 26,11 per cento della produzione totale di hi 4.604.100; il Piemonte aveva toccato hi 592.312, cioè il 12,20 per cento della produzione totale di hi 4.851.700. Nelle nostre comunicazioni, citando anche le altre situazioni regionali, abbiamo dimostrato come in quasi tutte le regioni i quantitativi annuali di vini a D.O.C, siano in genere ottenuti attraverso il determinante contributo delle produzioni assai note ed affermate prima dell'applicazione della nostra legge di tutela, vini cioè di qualità ma anche di produzione consistente. In Trentino-Alto Adige, ad esempio, si è toccata la percentuale massima di vini a D.O.C, rispetto alla produzione totale, cioè il 26,03 per cento, grazie ad hi 317.976 di -Caldaro- su hi 445.816 di vini classificati. Questo vino, infatti, tra i vini d'origine supera da solo il 70 per cento di quella produzione regionale. In Toscana, addirittura, il -Chianti" rappresenta circa il 95 per cento dei vini a D.O.C.; in Piemonte la produzione del "Moscato naturale d'Asti» ha superato il 51 per cento della produzione totale di vini a denominazione di origine «controllata». Situazioni di questo genere lasciano intendere come le produzioni vinicole preponderanti abbiano già conquistato quasi tutto 10 spazio loro consentito dalle possibilità ambientali e mercantili, mentre larghe possibilità di espansione sono ancora offerte alla grande maggioranza degli altri vini D.O.C. In Piemonte, dopo la produzione di hi 304.754 di -Moscato naturale d'Asti- occorrente quasi del tutto alla produzione del -Moscato spumante d'Asti- e de\\'«Asti spumante-, segue quella del -Barbera d'Asti-, con hi. 128.931; quella del -Barolo-, con hi 49.821; quella del -Barbera del Monferrato-, con hi 43.247; quella del -Barbaresco-, con hi 20.230; quella del -Barbera d'Alba-, con hi 17.122; quella del -Dolcetto d'Ovada-, con hi 5.159. Balza subito all'occhio il fatto che in questa regione, dove la produzione di vino derivato dalle uve di Barbera supera i 2 milioni e mezzo di ettolitri, dove il Dolcetto annualmente si reputa vicino ai 700 mila ettolitri, dove il Freisa raggiunge i 350 mila ettolitri e dove II Moscato in genere non va oltre i 320-330 mila ettolitri, solo una modesta parte di vini rossi sia classificata nella categoria delle denominazioni di origine «controllate», mentre pressoché tutto 11 prodotto derivato dal vitigno Moscato è invece compreso in tale categoria dall'inizio della disciplina. Questa constatazione ci sembra debba essere messa in particolare rilievo prima di intraprendere iniziative di vasto respiro per l'attuazione di una politica vitivinicola piemontese. La constatazione che oggi il vino Moscato prodotto nella regione entra per il 95 per cento nel Moscato naturale d'Asti a D.O.C, e che il medesimo, pur toccando soltanto il 7 per cento della produzione vinicola piemontese, rappresenta di gran lunga II primo vino a D.O.C, della regione per la sua entità produttiva, è un dato di fatto che colpisce. L'altro dato di fatto altrettanto interessante emerge dalla constatazione che i modesti quantitativi dei vini Barbera a D.O.C, risultano per ora complessivamente inferiori al 10 per cento della produzione totale del vino ottenuto dalle uve dello stesso vitigno. Sarà dunque necessario ridurre la produzione di -Moscato Naturale d'Asti- e aumentare invece quella dei vini piemontesi rossi a D.O.C.? In questo caso, come potranno essere distinti i Barbera di qualità, i Dolcetti e i Freisa migliori, da quelli comuni da pasto? Sono questi gli interrogativi intorno ai quali si sta discutendo e ai quali sì cerca di dare risposta. Paolo Desana