Terra promessa (e persa)

Terra promessa (e persa) PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Terra promessa (e persa) Il film del cileno Littin: le speranze suscitate da Alien de, nel tono di una ballata popolare - "La prima volta sull'erba", di Calderone: problemi d'amore - "Delitto in silenzio", di Collinson: giallo - "Sul tuo corpo, adorabile sorella": drammatico La terra promessa di Miotici Littin, con Nelson Viilagra, Marcello Gaeta. Carmen Bueno. Cileno, colore. Cinema Arco. Si può dire che il Cile abbia conosciuto democrazia e cinema in un punto solo, e che in un punto solo, purtroppo, li abbia perduti. Quello che ormai quasi miticamente si chiama il «cinema d'Allende» ebbe tra i suoi più cospicui rappresentanti Aldo Francia (autore di Non basta più pregare) e Miguel Littin. I due registi hanno comuni radici culturali, ma temperamenti assai diversi, più riflessivo, il primo, più visionario il secondo. In La tierra prometida (1973), che gli amatori del cinema di qualità non vorranno perdere, Littin ha voluto restituire le attese millenaristiche del popolo contadino cileno, sempre soffocate e sempre latenti, in un contesto di chiara impostazione liricosimbolica che nei toni d'una «ballata -popolare» ripercorre le tappe di una rivoluzione spontanea, di un'epopea contadina. L'eroe, che in sé li comprende tutti, è il contadino José Duran che negli «Anni Trenta» fonda a Palmira (dove giungono gli echi di grandi vicende e i nomi dei nuovi apostoli: la rivoluzione messicana, Lenin) una sorta di «Comune» fondata sul possesso comune dei beni. I vecchi dittatori cadono, e nuovi uomini, come Grove, assumono il potere. Ma il sogno è di breve durata. Morto colui che prometteva una società più giusta, nei liberati terreni di Palmira arrivano i soldati, chiamati dagli ex proprietari. E piegano, con la violenza, i contadini insorti. Nel film i tempi sono mescolati, e l'ordine cronologico degli avvenimenti brucia senza residui nel fuoco di un'ardente metafora. Cinema moderno e bene informato, ma non perciò freddo ed estetizzante. La terra promessa (lasciando stare del suo alone patetico, per chi lo vede oggi), è un forte documento di quell'idealità civile che ispirava il «cinema di Unidad popular»; impegnato a combattere col vigore delle immagini e l'impeto messianico il dramma del sottosviluppo politico e sociale. ★ ★ La prima volta, sull'erba, di Già?! Luigi Calderone, con Anne Heywood. Claudio Cassinelli. Mark Lester, Monica Guerritore. Italiano, colore. Cinema Romano. tndteqpplecrpdAivcsracnfpidcèlmcldzaplsnrlzrdclII Calderone, trentunenne e messinese d'origine, è un regista che sa di lettere: non per nulla è stato « aiuto » di Bertolucci e Samperi. O'Neill, Musil, D.H. Lawrence e lo stesso Cechov operano silenziosamente nel tono e nell'atmosfera (la cosa migliore) di questo film dapprima intitolato Danza d'amore sotto gli olmi e ora in quest'altro modo, con l'acquisto di una virgola stilistica e d'una pregnanza ellittica. In una pensione di montagna del Tirolo, intorno al 1910, fanno amicizia un professore neurologo con figlio e una ancor piacente signora con figlia. Freudiano e teorizzatore della permissività sessuale il primo, evoluta la seconda, per loro non c'è problema: si piacciono e prendono ad amarsi appassionatamente. Il problema sussiste invece per i rispettivi figli, ai quali la libertà di costume, perché imposta ab extra, torna d'impaccio e anzi li priva della libertà vera. Si uniscono senza convinzione, impasticciano il rapporto sensuale tanto da non riuscire a far l'amore, e finalmente per disperazione sfiorano il suicidio. Dunque la permissività può frustrare non meno della repressione, a ricordarci la quale sta la vicenda secondaria d'una ragazza che vive sotto il calcagno della madre e finisce tragicamente. Le buone intenzioni del regista trovano rispondenza nell'ambientazione e nel pae- saggio; un po' meno nella vi- cenda troppo problematicamente consapevole, meno ancora nella condotta incerta degli interpreti (con l'ecce- zione della promettente Guer- ritore). Ma il progresso ri-spetto al precedente Appas- stonata è evidente. \% p# * ★ Delitto in silenzio di Peter Collinson, con Jacqueline Bis- set, Christopher Plummer, Sam Wanamaker, John Phi- lip Love, Mildred Dunnock. Usa, colori. Suspense. Cine¬ ma Arlecchino. (s. c.j « In questo mondo non c'è posto per gli esseri imperfetti »: un'affermazione pericolosa che sintetizza il programma operativo del folle assassino protagonista di questa vicenda. Nella sontuosa e antica villa, piena di statue, specchi e cantine, ogni volta che scoppia un temporale ne capitano di tutti i colori. I tuoni e le scariche elet- nell'atmosfera scate- triche nano i furori perfezionistici del padrone di casa. Durante l'ultimo temporale (dura quasi tre quarti d'ora) una povera ragazza, rimasta muta per un violento trauma, colleziona tanti spaventi da recuperare la parola. Peter Collinson, autore del recente « ... e poi non rimase più nessuno » dai « 10 piccoli indiani » di Agatha Christie, tenta ancora il « remake » rielaboiv.ndo il vecchio giallo « La scala a chiocciola ». Il regista però sembra più occupato a fornire ampie dosi di suspense alla platea piuttosto che a ricercare una credibilità logica nel racconto. Per mettere in funzione il meccanismo deHa paura è necessario operare indirettamente sull'inconscio dello spettatore oppure ricreare situazioni reali in cui è facile l'identificazione. Collinson tenta la seconda via: ma i moventi risultano gracili, la struttura artificiosa e la conclusione troppo melo- drammatica perché l'« operazione terrore » riesca con adeguata efficacia. Nei ruòli principali Jacqueline Bisset, la muta « miracolata », Chri stopher Plummer, il perfezionista, e alcuni buoni caratteristi che garantiscono il livello professionale della recitazione. * + Sul tuo corpo, adorabile sorella, di Alan Gibson, con Judy Geeson. Martin Potter. Michael Redgrave. Inglese a colori. Cinema Alexandra. i adattamento !'(a. v.) Alan Gibson è un dotato regista britannico la cui notorietà fin qui era affidata a horror-films nel loro genere eccellenti: ricordiamo I satanici riti di Dracula e Dracula colpisce ancora. Stavolta ha cambiato argomento: affrontando il tema non facile dell'incesto ha rivelato la capacità di trattarlo senza insistere in eccessive morbosità. Derivata da un romanzo, la vicenda narra di Jackie e Julian, gemelli ventenni. Inseparabili, sorella e fratello capitano a Londra e sono attratti nell'ambiente del vizio, succubi d'un cialtrone, Clive, che desidera farsela con entrambi. La storia si sviluppa sul filo d'una tragedia. Clive progetta un ricatto: durante una specie di orgia, Julian si è abbandonato ad at- teggiamenti ambigui con alcuni travestiti ignorando venire fotografato. I due nielli, solidali nella difesa, affrontano Clive e lo uccidono, poi cercheranno a loro volta le. morte. Il film è apprezzabile: per la descrizione sottile e accorata dell'ambiguo rapporto incestuoso: per la sobrietà e l'acume della descrizione di taluni corrotti ambienti londinesi (il club degli omoses¬ di te- suali soprattutto); per l'efiì- | cacia della recitazione. Accan to a Judy Geeson e Martin I Potter (Jackie e Julian), spicca per crudeltà e cinismo il Clive di Alexis Kanner, man- tre a Michael Redgrave toc- | ca il compito di disegnare con estrema compostezza un parlamentare rispettato ma non rispettabile. La bellissima fotografia è di un maestro: Geoffrey Unsworth (2001: odissea nello spazio).

Luoghi citati: Cile, Londra, Palmira, Tirolo