Sta morendo l'appuntato straziato con una raffica di Franco Marchiaro

Sta morendo l'appuntato straziato con una raffica Sta morendo l'appuntato straziato con una raffica Giovanni D'Alfonso è padre di tre figli - Il dolore della moglie - Migliorano le condizioni del tenente Rocca, ricoverato a Genova, e del maresciallo Cattafì - Proposti per una ricompensa al Valor militare con l'appuntato Barberis che uccise la brigatista /Dal vostro inviato speciale) Acqui, 7 giugno. Giovanni D'Alfonso, il quarantatrenne appuntato dei carabinieri ferito da Margherita Cagol Curcio e dall'altro brigatista rosso fuggito e ancora senza un nome durante il conflitto a fuoco di giovedì mattina alla cascina Spiotta di Arzello d'Acqui, sta morendo al centro di rianimazione dell'ospedale di Alessandria. Le sue condizioni che ieri avevano fatto registrare un miglioramento, sono improvvisamente precipitate in mattinata. La febbre ha superato i 40 gradi, la respirazione si è fatta difficile. I medici stanno tentando tutto il possibile, ma lo stato generale del ferito non ha avuto alcun miglioramento. Giovanni D'Alfonso era stato raggiunto da alcuni colpi di mitra sparati dai brigatisti rossi sull'aia di cascina Spiotta. Ha avuto i polmoni, il fegato e una gamba trapassati dai proiettili. Una pallottola gli ha forato il cranio e una scheggia la lesionato il cervello. L'equipe chirurgica del prof. Frera l'aveva sottoposto ad un delicato intervento protrattosi per sei ore. Tutto il possibile è stato tentato. Accanto alla stanza del centro di rianimazione, sono disperate la moglie Adina, accorsa da Chieti, sua sorella gemella, altri congiunti. La moglie stringe tra le mani due fotografie del marito ritagliate dai quotidiani di questi giorni, ogni tanto le avvicina alle labbra baciandole. «Ci volevamo un bene dell'anima — dice —. So che non c'è più niente da fare. Mi aveva preparato ad Acqui una casa magnifica, ci aveva ?nesso tutto il suo amore nel cercarla. E ora sta andandosene, non ci sarà più per me e per i suoi figli che adorava ». A Chieti, presso alcuni parenti, erano rimasti i tre figli: Cinzia, 13 anni, Bruno, 10 e Sonia 2. Sanno che il papà è stato ferito, i due più grandicelli hanno intuito che stava morendo e oggi hanno voluto essere accompagnati all'ospedale di Alessandria. Sono arrivati in serata, hanno potuto vederlo per un attimo. Dinanzi alla stanza è un enorme mazzo di fiori, l'ha mandato con tanti auguri un cittadino qualsiasi che l'appuntato mai aveva conosciuto. Sonia, che ancora non può comprendere, è rimasta a Chieti; continua a chiedere quando tornerà il papà. Alla compagnia di Acqui Terme l'appuntato D'Alfonso era giunto da appena due mesi, ma era subito riuscito a farsi benvolere. «Era un vero amico, un compagnone — dicono di lui i colleghi — sempre pronto a faticare per gli altri. Anche giovedì mattina aveva voluto partire lui con il tenente Rocca per non rovinare ai più giovani la gioia della festa per l'anniver¬ sario di fondazione della nostra Arma». Una missione da cui è tornato con il corpo crivellato dai colpi. «Può capitare a ciascuno di noi, ogni giorno — dicono i carabinieri — ma quando accade è sempre una tragedia. Colpendo D'Alfonso è come se avessero colpito ognuno di 7ioi». Centinaia di telegrammi sono giunti alla caserma carabi- nieri; auguri per i feriti, attestazioni di solidarietà da privati, associazioni, enti vari. Ad Alessandria mani ignote hanno vergato scritte di «Viva i carabinieri» sui muri nei pressi della caserma di via Cavour. La pioggia di schegge delle due bombe a mano lanciate dai brigatisti rossi per coprirsi la fuga sull'aia di cascina Spiotta aveva investito il tenente Umberto Rocca, comandante la compagnia di Acqui (destinato al comando diBra, avrebbe lasciato tra pochi giorni la città termale) e il maresciallo Rosario Cattafi, 50 anni, comandante la stazione. Il tenente Rocca, che aveva avuto il braccio sinistro dilaniato dall'esplosione — l'arto ha dovuto essere amputato —, è ora ricoverato al padiglione oculistico del «S. Martino» di Genova dove purtropj po il professor Montaldi ha dovuto asportargli l'occhio sinistro, pure colpito dalle schegge: un intervento chirurgico necessario per salvargli l'altro occhio. Le condizioni generali dell'ufficiale sono soddisfacenti, al punto che stamane si è alzato per breve tempo, però per lui la carriera è finita. E' questo il pensiero che lo tormenta. Ha però tanta forza d'animo e lui conforta i familiari che lo assistono, il padre, la moglie Anna, 28 anni, il fratello. «Dovrò rifarmi un'esistenza — ripete ben conscio delle sue condizioni —, devo continuare a vivere per crescere come si conviene il mio bimbo». Più fortunato è stato il maresciallo Rosario Cattafi. Le schegge della bomba a mano l'hanno raggiunto soprattutto alle gambe, le ferite non sono gravi, anche se occorreranno almeno due mesi di cure. Il sottufficiale appare oggi notevolmente risollevato. Nella stanzetta dell'ospedale di Acqui dove è ricoverato viene assistito dalla moglie e dai quattro figli, Chiara, 18 anni, Francesca, 17, Rosaria, 14, e Francesco, 12. I tre feriti, e così pure l'appuntato Pietro Barberis che era con loro al momento del conflitto a fuoco e che, sfuggito alla bomba a mano lanciatagli dal brigatista rosso, ha poi ucciso con la rivoltella Margherita Cagol, saranno proposti dai superiori per le ricompense al Valor militare. Franco Marchiaro o a e i a n o i ù e : e è a o o e o o i e , a l j Alessandria. L'appuntato Giovanni D'Alfonso. Durante la sparatoria è stato colpito in pieno da una bomba a mano