Una "banda,, in fuga

Una "banda,, in fuga Ecco che cosa rimane delle Brigate rosse Una "banda,, in fuga Arzello, le Brigate rosse, o ciò che rimane di loro, hanno ricevuto un colpo mortale. Forse è stata l'urgenza di ottenere un «successo» cam- pale, forse è stato il bisogno di denaro, forse i contrasti in-terni: fatto sta che nella ca- scina Spiotta al Belvedere di Non solo perché hanno lascia- to sul terreno quella Marghe-rita Cagol, che era certo uno dei «cervelli» e dei capi super-ori/? nnnrtrn tri lìhortn • a rtrtn solo perché hanno rivelato di sordine, errori e decomposi zione organizzativa. Ma anche perché è caduto l'ultimo, esile diaframma che separava le Brigate rosse dalla criminali là comune più crudele e sfrontata. Ormai, il linguag gio parapolitico sopravvive solo nei volantini; tutto l'ini Pianto è di pura malavita. un'anonima sequestri che sventola bandiere stracciate. Le celebri Brigate che hanno scomodato tante analisi socio-politiche sono ormai trasformate nella «banda Curcio», o poco più. Sorprese in una normale estorsione, per di più mal condotta e peggio eseguita, non hanno più alibi. Sulle colline intorno ad Acqui, s'è aperta probabilmente la terza fase, quella finale, della breve storia di questi gruppi, e se ne preannuncia la : liquidazione. Ogni filo politi I co, anche il più pazzo e vellei- tarlo, è spezzato. La disciplina paramilitare è rimasta nei manuali, nelle interviste, mile arringhe autodifensive. Gran parte dei capi sono ! sparsi nelle celle di peniten-' ziari di mezza Italia, i proces-, si sono imminenti, la struttu- ; ra è frantumata e discorde. \ Potranno colpire di nuovo i superstiti: si calcola che an-< cora alcune decine siano sfug- \ giti alla cattura, che qualche \ ttrnlnnnna sin ìnfnttn ohe . qualche complice si nasconda i ancora nei rifugi cittadini, magari sotto una maschera i rispettabile. E c'è Renato j Curcio. ancora introvabile. ■ Ma le Brigate rosse sembrano ormai in angolo, isolate. La terza fase è quella di oggi, delle sparatorie disperate, del sangue, dei delitti cornimi. Ed è il risultato di una progressiva espulsione, sempre più accentuata, da ogni contatto anche con i lembi più remoti dell'estremismo politi-', co. Ormai si conoscono nomi, I strumenti, metodi. Dopo aver letto e prodotto tanti pron- j tuari di guerriglia, i brigatisti hanno lasciato tracce sempre\ più vistose, nomi, documenti,, «covi» attrezzati e intatti co- j me musei d'una impossibile rivoluzione. La rincorsa di gesta sempre più clamorose li ha costretti a uscire dal sottosuolo. Già da sempre emarginati, non hanno più legami. Se il loro proposito dichiarato era quello di «organizzare il popolo in armi», sono rimaste le armi, ma non c'è il popolo. Ed è un segno di questo fallimento il fatto che il gruppo che ha predicato la guerra rivoluzionaria «nelle capitali tecnologiche e nelle metropoli» si trovi a battersi su un'aia come una manciata di banditi di montagna. La prima fase era stata quella dell'esaltazione teorica, dei confusi propositi ideologici. Vi si mescolava una pseudocultura ribellistica, studentesca, che voleva capovolgere le università per rovesciare il mondo, con uno spirito di avanguardia, elitario, culturalmente confuso. Curcio che legge Mao ma anche Maritain, un po' di sociologia e un po' di solidarismo, Carlos Ma- ! righella e Carlo Marx, la scuo-1 la e la fabbrica, Trento e Mitono. Quando quest'indole ni-\ chilista e minoritaria si spo-: sa, per un breve periodo, con la frangia contestatrice dell movimento operaio, che si ' esercita nella rivolta ai sindacati e nello sciopero selvaggio, nasce la prima fase, è l'aito inaugurale delle Brigate rosse. E' una fase dimostrativa, provocatoria, beffarda, raramente sanguinaria. Respin- ge le lotte di massa, gli scioperi, guarda alla resistenza algerina, alla banda tedesca Baader-Meinhof. si esprime con attentati e sabotaggi. E' un lungo periodo: la Pirelli Bicocca, l'Alfa, la Sit Sie- mens, le auto incendiate, i I processi proletari a Macchia- \ srini, Labate e Amerio, il rozzo j sigillo della stella iscritta inizun cerchio, la loquacità dei volantini, il linguaggio che si \ uàmamma ,jì rAj,n r „ suggestioni violente di gruppi affini, i Gap che rapiscono Gadolla e uccidono a Genova a fattorino dell'Istituto Case popolari, sembrano ancora da respingere. Eppure, proprio in quello spirito distruttivo, minoritario, che respinge gli strumenti della protesta di massa, che si proclama avanguardia, c'è il seme del primo fallimento. Allontanati dalla scuola, sconfitti nella batta- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii I biano. Ora la clandestinità e \ totale, si pai-la di guerra ar- glia per l'occupazione delle case popolari, espulsi in fabbrica dal movimento operaio, i brigatisti devono aprire una seconda fase. I propositi sono ancora parapolitici, ma i metodi cam- j mata, si insegue l'autofinaniziamento attraverso imprese violente, rapine, sequestri, as \ salti. Nel vuoto delle riunioni <sonretn rmcno un rnrlino un rìtuale. un'organizzazione decentrata. Il distacco da tutti i movimenti e i gruppi, anche dell'estrema sinistra, è totale, la sinistra ufficiale è considerata riformista e legalitaria, la sinistra extraparlamentare è imbelle, non sa cogliere l'ocAndrea. Barbato (Continua a pagina 2 in quarta colonna) iiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiii

Luoghi citati: Acqui, Genova, Italia, Mitono, Trento