Maraschi, il brigatista arrestato forse sa dov'è nascosto Curcio di Clemente Granata

Maraschi, il brigatista arrestato forse sa dov'è nascosto Curcio Ora è al centro delle indagini sulle Brigate rosse Maraschi, il brigatista arrestato forse sa dov'è nascosto Curcio Era stato fermato poco dopo il sequestro Gancia - Fidanzato di Laura Allegri che in un primo tempo si sospettava fosse la donna uccisa nel conflitto - Potrebbe conoscere i covi delle brigate e sapere quindi dove può aver trovato rifugio il capo - Non si esclude che venga denunciato anche per tentato omicidio - Ricostruito l'agguato del commando all'industriale di Canelli (Dal nostro inviato speciale) Acqui Terme, 7 giugno. Un Biovane torna oggi alla riba]ta nell'inchiesta sul commando che ha aperto il fuoco contro i carabinieri. Si chiama Massimo Maraschi, 23 an- ni, da Casalpusterlengo. E' il brigatista rosso arrestato il giorno del sequestro di Vittorio Vallarino Gancia. La tumultuosa sequenza di eventi che aveva seguito il rapimento culminato nella battaglia sui colli di Acqui, l'affannosa ricerca dei banditi fuggitivi, le ore di tensione trascorse in attesa che fosse identificata la guerrigliera uccisa nello scontro con le forze dell'ordine avevano fatto momentaneamente accantonare quel nome. Ora che Margherita Cagol è stata riconosciuta, si torna al primo anello della catena costituito appunto dal Maraschi. All'alba egli è stato trasferito dalle carceri di Canelli a quelle di Acqui a disposizione del procuratore della Repubblica dottor Datovo. Sarà interrogato probabilmente domani. E' già pronto per lui un ordine di cattura: detenzione di armi e sequestro di persona. E' probabile (e spiegheremo il perché( che si aggiunga una terza accusa: tentato omicidio nei confronti dei carabinieri. Massimo Maraschi è un giovane dalla incerta biografia. Fidanzato di quella Laura Allegri che nelle prime ore seguite alla sparatoria di Acqui si sospettava fosse la brigatiI sta uccisa, non era mai com| parso in veste di protagonista nelle delittuose imprese delle Brigate rosse. Si sapeva che aveva fatto parte della «comune» di Lodi nelle cui file, secondo quanto dice il nucleo dell'antiterrorismo, alcuni giovani hanno ricevuto la loro iniziazione pseudo ideologica che li ha portati a sposare l'aberrante causa della ri-| voluzione armata contro le I istituzioni democratiche. Era I ricercato dal giudice istrutto-re dottor Caselli, come teste però, non in veste di imputatò. Compare sulla scena inve- ce all'improvviso il giorno del rapimento di Vallarino Gancia ed è arrestato in seguito ad una serie di circostanze casuali. I particolari sono stati ricostruiti oggi dagli inquirenti. Eccoli. I rapitori tendono l'agguato all'industriale neipressi della sua villa di Canel-li. Un gruppetto di banditi che si mimetizza nelle tute con pettorale a bretelle degli operai della Sip, secondo la tecnica sperimentata il 18 febbraio scorso per la liberazio ne di Curcio, prenderà parteall'aggressione diretta. Allespalle li proteggono due com-plici. Al momento stabilito es-si dovranno sbarrare con lemacchine i due lati della stra-da per impedire agli automo-bilisti di transitare sul luogogi rapimento. Il sequestro, come sappia-mo, riesce. Ma pochi minutiprima si è verificato il primo infortunio dell'operazione. La «124» verde di uno dei banditi che dovevano sorvegliare la zona si scontra con l'utilitaria di un idraulico e la danneggia. Nasce una discussione. Il bandito offre una transazione: pagherà subito centomila lire. L'idraulico si insospettisce, rifiuta la somma e avverte i carabinieri. Quando essi giungono trovano soltanto la «124» abbandonata. Si iniziano le ricerche che si concluderanno qualche ora dopo in uncantiere edile di Canelli dove si è rifugiato il guidatore. E' un giovane armato, ha documenti falsi, nella notte si conosce la sua vera identità, Massimo Maraschi. Non vuole parlare, ripete soltanto, secondo una formula ormai usuale: «Appartengo alle Brigate rosse, mi considero un prigioniero politico, non ho altro da dichiarare». Ora la figura di questo giovane assume un ruolo rilevante nell'inchiesta del dottor Datovo. E' una figura molto sfumata che deve essere decifrata, rappresenta un capitolo da leggere attentamente. Le indagini per delineare i connotati del commando che ha sequestrato Gincia e reagito con il fuoco all'arrivo dei carabinieri, hanno già raggiunto un punto fermo nell'identificazione della moglie di Curcio. Ma è un punto di partenza. Ci sono ancora troppi interrogativi, troppi enigmi da sciogliere. E Maraschi dovrebbe conoscere parecchie cose: l'ubicazione di altri covi delle Brigate rosse, dove si trova Curcio, se si era rifugiato nel cascinale dove è avvenuta la sparatoria e se è riuscito a fuggire come qualcuno presume pochi istanti prima dell'arrivo dei carabinieri. La posizione processuale del giovane si presenta gravissima. Al reato di detenzione di armi si aggiungono ora il sequestro di persona e con ogni probabilità (il procuratore della Repubblica dottor Datovo sta esaminando la questione) il tentato omici- dio. Anche se egli non ha partecipato alla sparatoria contro i carabinieri avrebbe fatto parte, tuttavia, del comman¬ do che ha aperto il fuoco. In casi come questi il codice prevede la possibilità di accollare all'imputato il fatto più ; grave anche se non l'ha voluI to. E' una norma molto seve1 ra forse superata ma esiste e pare che il magistrato abbia ! intenzione di applicarla rin! viando il giovane entro breve ! tempo al giudizio della corte I d'assise. In attesa che Maraschi par1 li (si spera che dica qualcosa ; quantomeno nel tentativo di ; alleggerire la sua posizione) gli inquirenti possono procedere soltanto in base ad illa; zioni. La prima è questa: se j nel cascinale c'era Margherita ; Cagol probabilmente c'era ani che il marito Renato Curcio; ! la seconda legata alla prima, ì è che il commando di Acqui ' autore del sequestro Gancia, è lo stesso che ha liberato il capo delle Brigate rosse priI gioniero nel carcere di Casai le: lo indicherebbe la tecnica ì identica adottata nelle due : operazioni. Ma sono soltanto i illazioni che per una confer| ma attendono elementi con! creti. Un fatto sembra coj munque probabile: il brigati: sta o i brigatisti fuggiti dal ! cascinale forse sono già lontani. Un inquirente fa questa I osservazione: «77 commando i frequentava la zona da alme| no due anni. Doveva quindi i conoscere i luoghi alla perfei zione e doveva anche aver | predisposto in punti strategi! ci i mezzi necessari per garan | tire una fuga efficace. Quando il bandito o i banditi si sono allontanati dalla cascina sapevano probabilmente dove dirigersi». Clemente Granata Renato Curcio Acqui Terme. Massimo Maraschi, il brigatista arrestato subito dopo il sequestro di Vittorio Gancia («La Stampa»)

Luoghi citati: Acqui, Acqui Terme, Canelli, Casalpusterlengo, Lodi