Non andrà in carcere perché minorenne la ragazzina che ha ucciso l'amichetto di Remo Lugli

Non andrà in carcere perché minorenne la ragazzina che ha ucciso l'amichetto Non andrà in carcere perché minorenne la ragazzina che ha ucciso l'amichetto Interrogati il sacerdote che abita nella cascina dove è morto Antonio Melfi e un contadino che al momento dello sparo era con il prete - Ieri i funerali - AI rito vi era anche la madre di Stella (Dal nostro inviato speciale) Asti, 6 giugno. L'inchiesta sulla morte di Antonio Melfi, il ragazzo di 14 anni ucciso da un colpo di carabina sparato dalla sua amichetta Stella Magnone, di 13 anni, nella camera da letto di quest'ultima, continua. Il sostituto procuratore, dottor Armato, prima di chiudere l'istruttoria «per non doversi procedere per mancanza di requisiti legali», vuole com-1 piere ancora alcuni accertamenti. La ragazzina, avendo meno di 14 anni, è ritenuta, per legge, incapace d'intendere e di volere e, come tale, non è imputabile. Però bisogna essere certi che non siano entrate nella vicenda altre persone, le quali, ovviamente, verrebbero incriminate. Questa mattina il magistrato ha interrogato, separatamente, in Procura, due testi: don Francesco Quirico, 54 anni, che abita nella stessa cascina di Stella Magnone, e Natale Girola, 69 anni, conta- I dino, che abita in una casa poco distante. Mercoledì pomeriggio Stella, dopo avere ucciso il ragazzo mentre cercava di strap pargli di mano l'arma che ! egli aveva prelevato da un j cassetto, e dopo averne trasci- i nato il corpo, ormai privo di j vita, giù per le scale, oltre ! l'aia, su una carrareccia distante una ottantina di metri da casa, si è rivolta al prete 1 per chiedergli aiuto. Don Quirico era di fianco alla cascina, seduto all'ombra, e stava chiacchierando con il Girola, che era transitato di lì dieci minuti prima e si era fermato in sua compagnia. «Il mio amico Antonio è caI duto dalla bicicletta, e sta molto male, non so se respira ancora», gli aveva detto la ragazzina chiamandolo in disparte. Il prete aveva subito chiesto la collaborazione del Girola e lo aveva mandato avanti a vedere cos'era sucesso, mentre lui, che si trovava in pantaloncini corti, era andato in casa a rivestirsi. Il primo ad arrivare vicino al corpo del ragazzo era stato il Girola; aveva subito capito che era già morto. Dopo di che, il prete era corso a dare l'allarme per telefono. I racconti dei due testi, stamattina, hanno perfettamente combaciato; si è capito anche come mai il prete non aveva udito lo sparo: in quel momento, prima che passasse il Girola, egli stava lavorando nel suo orto, a una certa distanza dalla casa. Questi ulteriori accertamenti giudiziari sono motivati dalla perplessità che lascia il racconto di j Stella: è difficile capire come ! lei, ragazzina esile, sia riusci- i ta da sola a trascinare un cor- j po di circa quaranta chili giù I per una scala ripida e per un percorso così lungo. Stamattina, a Castell'Alfero j si sono svolti i funerali del | ragazzo. Vi ha partecipato | tutto il paese, con commozione. E' intervenuta anche Angela Magnone, 46 anni, la ma-1 dre di Stella. «Ci sono andata — dice — nonostante che ieri sera, mentre io ero in casa a parlare con i carabinieri un folto gruppo di parenti della vittima, una dozzina di persone, è venuto a vedere il luogo nel quale Antonio era stato trovato. E uno di loro, secondo quanto mi è stato riferito, avrebbe detto: "Qualcuno la deve pagare cara"». Angela Magnone si è presentata all'abitazione dei Melfi mezz'ora prima dell'inizio dei funerali. «Mi è venuta incontro una donna con le stampelle, una parente, la quale ha cominciato ad invei-re contro di me dicendo che ! dovevo fare la fine del bambi j no. Io ho risposto che non ho i colpa e che il rimorso mio è j pari al loro dolore. Sono in ! tervenuti tre uomini, mi han- no afferrata, trascinata via. Ma, intanto, ci ha rincorsi Maria Maddalena, la sorella sedicenne di Antonio. Ha detto che la madre voleva vedermi e allora gli uomini mi han no lasciata, così mi sono diretta nella casa. Piangendo ho abbracciato e baciato quella madre. Lei mi ha fatto sedere al suo fianco. Tra i singhizzi ha detto che non credeva alla versione data da Stella; secondo lei a suo figlio era stato spa>'ato da lontano, non nella stanza. Le ho risposto che credevo a quanto aveva detto mia figlia: era stata Zina disgrazia». La madre della ragazzina ha seguito il funerale, alla fi-ne ha salutato la mamma eli Antonio, che le ha chiesto di portarle la figlia: «Voglio conoscerla, voglio sentire dalle 1 sue parole come sono stati gli I per piangere, ma subito [ sua espressione muta ultimi momenti del mio bambino». Angela Magnone mi racconta queste cose in un campo, di fianco al carro di fieno che lei ha appena finito di caricare, aiutata da due parenti che sono venuti da Torino. C'è anche Stella, che guida il trattore. La ragazza interviene per dire che non ha il coraggio di andare a trovare la madre del bimbo che ha ucciso. «Io non ci vado, non ci vado», ripete con tono stizzoso. Sembra quasi che sia la jso | In questi giorni, durante gli interrogatori e nelle pause, ha dimostrato di avere un carattere un po' strano: si accaniva nelle bugie che andava raccontando con protervia, dimostrandosi impaurita, angosciata, ma un momento dopo era capace di passare al sorriquasi all'indifferenza. Remo Lugli

Luoghi citati: Asti, Stella, Torino