La brigatista è rimasta nella cascina per coprire le spalle al marito in fuga

La brigatista è rimasta nella cascina per coprire le spalle al marito in fuga La brigatista è rimasta nella cascina per coprire le spalle al marito in fuga E' morta, mentre un suo compagno si ritirava nei boschi sparando - Aveva acquistato lei la casa spacciandosi (con falso nome) per professoressa - Nelle ultime settimane era stato visto un via vai nella zona (Dal nostro inviato speciale) Acqui Tenne, 6 giugno. Margherita Cagol, la trentenne moglie del capo delle Brigate rosse Renato Curcio, uccisa ieri mattina nel conflitto a fuoco coi carabinieri sull'aia della cascina Spiotta ad Arzello di Melazzo d'Acqui, dove era prigioniero Vittorio Vallarino Gancia, aveva preparato poco prima per il commando che aveva sequestrato l'industriale, pastasciutta con piselli. Li avrebbero conditi con pomodori pelati: le scatole erano già aperte. Il pranzo, ormai pronto, è stato ritrovato nella cucina, sul fornello a bombola di gas accanto al tavolo dove era il materiale, definito interessante dagli inquirenti, che ha permesso fin dall'inizio di stabilire la matrice ideologica dei rapitori: due volumi di Mao, uno sulla guerriglia, un altro dell'avvocato Lazagnaj sul carcere. E ancora volantini, tre carte topografiche di Torino, Gorizia e Roma. La cascina era stata acquistata due anni fa da una sedicente professoressa di matematica, Marta Caruso, trentenne padovana. L'avevano | venduta i coniugi Carosio, di Acqui, titolari d'un bar in corso Cavour. «Ci verrò con mio marito, anche lui insegnante, per trascorrere qualche periodo di riposo in campagna», aveva detto la donna. E' stabilito che le generalità erano false. Marta Caruso non esi ! ste. Chi trattò l'acquisto, sen- za discutere sul prezzo, era Margherita Cagol, la brigatista rossa uccisa con un colpo di rivoltella, che le ha trapassato il torace, dall'appuntato Barberis. Assieme al marito Renato Curcio, col quale si era ricongiunta dopo la rocambolesca fuga del febbraio scorso dal carcere di Casale Monferrato, la Caruso-Cagol vi ha trascorso molto probabilmente questi ultimi mesi. E' un'ipotesi che si fa sempre più strada, così come gli inquirenti sono convinti che Curcio fosse nel- la cascina anche ieri mattina, quando sono arrivati gli uomini del tenente Rocca. Il capo delle Brigate rosse non ha però partecipato al conflitto a fuoco. E' fuggito prima che l'auto dei carabinieri imboccasse l'aia del cascinale, attraversando di corsa lo scosceso pendio dietro l'edificio. Que-j sto spiegherebbe perché il «commando» non ha subito aperto il fuoco contro i carabinieri: volevano permettere al «capo» di fuggire. A coprirgli le spalle, e le è stato fatale, è rimasta la moglie, assieme ad un altro brigatista, le cui tracce si sono perse nelle campagne dopo la sparatoria. Con Curcio probabilmente vi era un quarto uomo. La cascina infatti è stata abitata negli ultimi giorni da quattro persone. Lo provano le diverse voci maschili (due o tre) udite nelle ore di prigioniadall'industriale Gancia. Loprovano ancora le altrettante j brandine, tutte disfatte, con capi di vestiario abbandonati nella fretta della fuga. Tre al primo piano, vicino alla stan- za adibita a sala operativa, | -,con un mimtelevisore portati- j le e una potente radio ri- ; cetrasmittente sintonizzabile i sulle lunghezze d'onda usate J da carabinieri e polizia; la i quarta al pianterreno, a fian-1 co della cella di Vittorio Vallarino Gancia. Doveva essere quella della Cagol, vicino erano un paio di ciabatte da donna. La cascina, che in passato era raramente abitata, è stata certamente frequentata nelle ultime settimane. E' significativo il movimento di persone e di auto notato, malgrado la costruzione sia isolata su un cocuzzolo di collina, dagli agricoltori della zona, che non avevano però dato molto peso alla cosa. Lo stanno a dimostrare gli acquisti che Margherita Cagol, sempre spacciandosi per insegnante di matematica, andava a fare in paese ad Arzello. Alle volte era stata notata ( mai però nell'abitato) assieme ad un uomo, forse il Curcio. La gente del posto ha paura, non vuole parlare, teme rappresaglie. Si riesce però, insistendo, a far ammettere gli spostamenti della ((professoressa», i suoi acquisti ad Arzello. «Ma non gli fo¬ di Canelli), ma era anche uno ditelo — ripetono tutti abitanti avvicinati — per vore non scrivete nomi. Po-trebbe essere pericoloso per noi». Abbiamo detto che la casci-na doveva servire come pri- gione per qualche sequestrato (il primo è stato l'industriale dei tanti covi delle Brigate rosse. La cella di Vallarino Gancia è una stanzetta di non più di due metri e mezzo di lato adiacente la cucina, da cui si accede attraverso un passaggio di un metro e venti per quaranta. Per trasformarla in cella assolutamente buia ie una tecnica dei sequestri) i brigatisti avevano coperto la ì sequestrati. Gli inquirenti ; 1 finestra con una lastra di ma j sonite e scagliola. Poi l'aveva ] no arredata: un materasso a 1 molle con quattro mattoni \ per piede e un bugliolo per le ; necessità impellenti. Si esclu- j derebbe abbia ospitato altri I una saldatrice una mola, trapani, pinze, cesoie e altri attrezzi. Poi un altro televisore e un'altra radio trasmittente, non hanno dubbi che fosse un j covo delle Brigate rosse. Fra j il materiale sequestrato, oltre j alle pubblicazioni e alle carte i topografiche: cavi in corda, ! ; lamentari hanno pochissimo oltre a quella nella sala operativa. «Gli stessi oggetti — ha detto oggi un inquirente — che abbiamo trovato negli altri covi dei brigatisti. E' un'attrezzatura che si ripete». Dunque, anche nell'Acquese, in una zona politicamente I tranquilla, dove gli extrapar j seguito, i brigatisti avevano j installato una loro base. Ave j vano scelto una cascina isola i ta, posta in posizione domi ! nante la strada, con un appezzamento di terreno di 40 mila metri quadrati. Un luogo ideale per custodirvi un sequestrato, per tenere riunioni e studiare piani. Anche un posto sicuro per Renato Curcio, che deve probabilmente esservi stato accompagnato, con un viaggio di una sessantina di chilometri, dopo la fuga da Casale, mentre dietro di lui si scatenava la caccia. La zona si presta molto bene anche a favorire la fuga in caso di sorprese improvvise come quella di ieri: a piedi attraverso declivi ricoperti di fitti ,. . . , ; boschi, oppure in auto lungo un dedalo di stradette seeon i darie dove ogni posto di bloc i co ^ impossibile. La notte scorsa cascina i Spiotta è stata tenuta sotto i i riflettori incrociati delle fo; toelettriche che l'hanno illu: minata di luce spettrale. Ma anche tutti i cascinali della j vallata sono rimasti illumina' ti, con molte luci accese, un j po' per timore di improvvise j apparizioni di brigatisti braccati e disperati, un po' per I aiutare i carabinieri nella riI cerca dei tre fuggiti dopo il j conflitto a fuoco con gli uoi mini del tenente Rocca. Franco Marchialo j | Acqui Terme. Carabinieri durante un sopralluogo. Nella cascina sono state trovate numerose armi e una ricetrasmittente