Al processo Baader, i difensori "attaccano,, corte e Parlamento di Tito Sansa

Al processo Baader, i difensori "attaccano,, corte e Parlamento A Stoccarda, seduta sospesa e rinviata a martedì Al processo Baader, i difensori "attaccano,, corte e Parlamento (Dal nostro inviato speciale) Stoccarda, 5 giugno. Andreas Baader, sempre senza avvocato di fiducia dopo che i suoi tre patrocinatori Croissant, Groenewold e Stroebele sono stati estromessi definitivamente dal processo nella « fortezza » dì Stammheim, è passato oggi all'attacco contro la magistratura, bene spalleggiato dai difensori dei suoi tre coimputati, Ulrich, Meinhoff, Gudrun Ensslin e Jan-Cari Raspe. Le posizioni, durante questa secoìida udienza del «processone», sì sono completamente rovesciate: gli imputati e i difensori (soprattutto il brillantissimo Otto Schilyj erano scatenati all'offensiva, la corte, la procura di Stato, il Parlamento di Bonn, e perfino l'ex governo del cancel- liere Willy Brandt sono stati messì sul banco di accusa. Presidente e p.m. hanno retto bene l'assalto, respìngendo in serie l'una dopo l'altra tutte le istanze — assai bene motivate — presentate dai difensori diventati attaccanti. Una sola richiesta, peraltro secondaria, è stata accolta: Andreas Baader ha avuto il permesso di consultarsi senza testimoni (ma ci sono microfoni nelle pareti) con l'avv. Schily per farsi istruire sulle sue possibilità di difesa, e tre avvocati di Hannover, Amburgo e Darmstadt potranno — se ne faranno richiesta — visitare l'imputato in carcere per prendere contatto con luì. Domani no, però — ha precisato il presidente della Corte, Theodor Prinzing, suscitando l'ilarità generale —, perché il personale del carcere modello di Stammheim farà la « annuale gita aziendale ». Una risata vi è stata anche in un'altra occasione. Quando l'avv. Schily ha chiesto l'immediata revoca dei mandati di cattura e la liberazione dei quattro imputati, la cui detenzione preventiva dura ormai da tre anni. Schily ha presentato la richiesta dopo una lunga tirata contro la procura dello Stato, il governo regionale e il governo fe- derale, denunciando pubblica- mente una «pastetta» concor data tra Karlsruhe, Stoccarda e Bonn per far svolgere il processo a Stammheim e farlo presiedere da Prinzing. Per arrivare a ciò è stata necessaria tutta una serie di spostamenti e di promozioni di magistrati, con il risultato che i quattro imputati sono stati privati (in violazione a diritti fondamentali internazionalmente riconosciuti) del loro giudice naturale, un certo Haenle, considerato forse troppo poco energico. Per chiarire il mistero degli spostamenti di magistrati che sono stati più rapidi del solito, la difesa ha chiesto di sentire dieci testimoni che sarebbero stati coinvolti o per lo meno a conoscenza dell'nintrigo»: tra gli altri l'ex cancelliere Willy Brandt, l'ex ministro degli Interni Hans Dietrich Genscher e l'ex ministro della Giustizia Gerard John. La richiesta è stata naturalmente respinta come, in precedenza, era stata bocciata quella di sospendere il processo e di affidarlo ad un'altra corte. A questo punto, dopo che i difensori avevano chiesto la scarcerazione dei loro mandanti Meinhof, Ensslin e Raspe ha preso la parola Andreas Baader, a favore del quale nessuno aveva parlato. « Siccome non voglio rimanere in galera da solo e non ho nessuno che mi difende, chiedo io stesso la mia scarcerazione», ha detto nei microfoni, con voce roca, quasi incomprensibile, raschiandosi la gola. Dicono esperti di processi che Baader non riesce quasi più a parlare perché, a causa del lungo isolamento in cella, ha perduto l'abitudine a usare la propria voce ed ha le corde vocali atrofizzate. Certo, quella che si è udita oggi non era la voce di un capo, ma piuttosto quella di un timido querulante. Stridente era il contrasto tra il timbro ed il contenuto delle parole. Nel pomeriggio, dopo una ennesima interruzione ed un ennesimo rifiuto della corte ad accettare una richiesta dei difensori, quando sembrava che il processo vero e proprio dovesse cominciare con gl'interrogatori, Andreas Baader ha parlato di nuovo. Dapprima ha attaccato i legislatori di Bonn che varano leggi a ritmo dì corsa, poi ha chiesto che gli vengano concessi cinque giorni per trovarsi un difensore. Ha posto ciò come condizione per la presenza futura sua e dei tre coimputati durante le prossime udienze. Ha poi protestato contro la « campagna di odio » della procura di Stato intentata contro gli avvocati. Infine, dopo un paio di dichiarazioni di fede, gridate con voce tremula e nervosa — « Non abbiamo più molto da dire, il linguaggio della guerriglia è l'azione, e quel linguaggio dovrete ascoltarlo » e « Naturalmente non mi distanzio dall'azione contro la ambasciata di Stoccolma » l'imputato numero uno è riuscito a convincere i giudici a lasciarlo parlare per sessanta minuti con un avvocato. Dopo di che la seduta è stata sospesa e rinviata a martedì. Martedì si riprenderà dunque alle nove. E il problema numero uno da risolvere rimarrà sempre quello di trovare un avvocato per Andreas Baader, il quale ne ha diritto e rifiuta i due legali che gli sono stati affibbiati dalla magistratura (dietro compenso di centomila marchi annui, ventisette milioni dì lire ciascuno). Li considera « avvocati della Procura », non li degna di uno sguardo. Nello stesso modo si comportano la Meinhof, la Ensslin e Raspe: ignorano il gruppo degli otto avvocati d'ufficio (ciascun imputato ne ha due), si intrattengono scherzando e ridendo o leggono i giornali che parlano di loro. Tito Sansa

Luoghi citati: Amburgo, Bonn, Hannover, Stoccarda, Stoccolma