Giro, la parola alle montagne

Giro, la parola alle montagne A Pordenone vince Rodriguez e Bertoglio rischia la maglia Giro, la parola alle montagne Oggi e domani sulle Dolomiti la decisione - Ieri lunga e sfortunata fuga di Boifava che a pochi chilometri dal traguardo era vicino al primo posto in classifica - Vittoria morale per un corridore che quaranta giorni fa era in ospedale (Dal nostro inviato speciale) Pordenone, 5 giugno. Fino a quaranta giorni fa Boifava era ancora Inchiodato in un letto d'ospedale. Erano tre anni, ormai, che passava da un medico all'altro, da una clinica all'altra, come in un inutile pellegrinaggio: uno strappo muscolare curato male, un'operazione che avrebbe dovuto risolvere tutto e che invece non aveva risolto nulla, il timore — che stava diventando quasi certezza — di dover lasciare il ciclismo e tornare magari a fare l'idraulico, come anni fa. Poi un certo dottor Gandolfl gli disse: « Facciamo l'ultimo tentativo. Un altro intervento: ma se non riesce perfettamente, è Inutile che continui a soffrire in bicicletta. Come atleta sei finito, con i tendini ridotti così ». Parole dure, ma vere. Boifava doveva essere pronto al peggio, era un'operazione difficile. Il Giro d'Italia? Era l'ultima cosa a cui pensava, forse, meno di due mesi or sono. Eppure oggi Boifava, che ha una vistosa cicatrice di quindici centimetri alla gamba sinistra, per poco non è riuscito a provocare — praticamente da solo — una mezza rivoluzione al Giro. Ha vinto la tappa il colombiano Rodriguez, un gregario di Gi mondi, e la classifica « che conta » è rimasta la stessa, con Bertoglio sempre primo. Ma Boifava, che stamane era sedicesimo in classifica con un ritardo di 16'43", oggi è stato a un passo dalla conquista della maglia rosa, perché il suo vantaggio (e quello del gruppetto che era con lui) ha sfiorato a un certo punto il quarto d'ora, e il traguardo ormai era vicino. Bertoglio, che aveva resistito tranquillamente fino a ieri a ogni attacco dei suoi rivali veri (ma erano attacchi « alla moviola », come II definisce qualcuno) ha corso il pericolo di scivolare sulla classica buccia di banana proprio In una tappetta di trasferimento, in una giornata in cui i favoriti volevano solo starsene in pace a recuperare le forze, in vista delle prossime due frazioni che decideranno tutto. E avevano deciso, di co¬ mune accordo, di dare un giorno di vacanza ai gregari, e di prenderselo anche loro. Cosi, quando a Borgo Val sugano, a neppure 37 chilometri dal via, Boifava è scattato in contropiede subito dopo un traguardo volante, i « big » hanno continuato a sonnecchiare beati, occupandosi più di pensare alla Marmolada ed allo Stelvio (gli incubi di tutti) che a pedalare. A Boifava si sono agganciati Osler, Laghi, Elorriaga, Vicino, Rodriguez e Pella: cioè un gregario per ogni squadra, salvo la Magniflex. Non c'era nessuno neppure della GbcFrisol per il semplice motivo che il direttore sportivo Zandegù sta seguendo il Giro da turista in cerca di vino buono, visto che i suoi olandesi sono tutti tornati a casa da un pezzo. Sette squadre rappresentate su otto, insomma: il gruppo aveva trovato un ottimo alibi per continuare il suo sonno. Basso, per ovvi motivi, non era molto soddisfatto, visto che per lui (e molto probabilmente anche per la sua squadra) quella di oggi era l'ultima occasione di vincere una tappa al Giro. Basso suonava la sveglia, ma era considerato alla stregua di un disturbatore da far tacere in fretta. Il vantaggio dei sette, intanto, sale vertiginosamente: a Bassano del Grappa hanno 6'15", a 65 chilometri dall'arrivo 9'20", a 36 c'è un nuovo controllo e il gruppo, che qualcuno comincia a fischiare, passa dopo quasi 14 minuti. Rodriguez, Vicino ed Elorriaga non collaborano più. Laghi limita al minimo i cambi, ed è logico, perché se la tappa si trasforma in una colossale beffa, beffa è per tutti: anche per Gimondi. Galdos e Baronchelli. non solo per la Maglia Rosa. Arrivano ordini di scuderia, Boifava si ritrova quasi solo, e — ricordando i suoi trascorsi da « cronoman » — si mette in testa e trasforma gli ultimi tren- ta chilometri in una sua lotta personale contro il tempo. E' uno spettacolo vederlo pedalare a cinquanta all'ora. Quasi un miracolo, se si pensa all'ospedale, alla sua grossa ferita che ha appena avuto il tempo di cicatrizzarsi. Ora il vantaggio sfiora il quarto d'ora. Ma dietro, che succede? Ancora qualche chilometro così e la Maglia Rosa cambia proprietario, possibile che Bertoglio non si muova? D'accordo. Boifava non può vincere il Giro, non è uno scalatore: me sembra assurdo che Bertoglio si lasci sfilare la Maglia Rosa senza reagire. E finalmente qualcosa succede. I suoi gregari interrompono bruscamente la vacanza, si mettono davanti al gruppo, si danno cambi regolari. Bertoglio si mantiene nelle prime posizioni, ma a dodici chilometri dall'arrivo gli dicono che i sette di testa hanno 14'10" e che il loro vantaggio va diminuendo, la sua maglia rosa è salva. E allora non dà una pedalata più del necessario, visto che Baronchelli, Gimondi e Galdos fanno altrettanto. Perché dev'essere lui il solo a stancarsi? La maglia rosa sfuma, ora Boifava pensa alla tappa. E' sua, moralmente, visto quanto ha fatto (e quanto non hanno fatto i suoi compagni di fuga). Ma dato che essere vincitore morale non gli basta, tenta il colpo a sorpresa a sei chilometri dall'arrivo, resta solo al comando. Le sue gambe pere cominciano ad appesantirsi come piombo, non ce la fa: Pella e Rodriguez lo riacciuffano, poi scatta Osler. Nel finale sono ancora Pella e Rodriguez ad allungare ed il colombiano vince allo sprint; poi, dopo quattro secondi, Elorriaga precede Vicino, Osler e Laghi. Boifava, a trenta o quaranta metri, è l'ultimo del gruppetto. Sì, la vittoria morale è sua, ma cosa se ne fa? Il gruppo arriva a quasi undici minuti e mezzo da lui, che sono tanti ma nello stesso tempo pochi, perché gli permettono soltanto di salire al settimo posto della classifica. Quando si è a un passo dalla maglia rosa, certe vittorie morali diventano sconfitte brucianti. Chiedono a Rodriguez se non si vergogni a vincere così, dopo aver fatto il succhiatore per tanti chilometri, e « Cochisè » (questo è il nome di battaglia che gli hanno dato in Colombia) risponde che lui ha solo rispettato gli ordini della squadra, come doveva fare. E aggiunge che a fine stagione lascerà II ciclismo e tornerà nel suo paese, dove diventerà direttore sportivo di una squadretta di dilettanti: « Ho 33 anni, è la mia ultima vittoria, forse ». Già, perché guastargliela? Dopo il piccolo -thrilling» di oggi, il «giallo» vero comincia domani e si conclude sabato, sullo Stelvio. Ormai questo Giro d'Italia è vicinissimo alla soluzione, ma soluzioni ne rimangono ancora quattro (e qualcuno continua a prospettarne anche una quinta, perché De Vlaeminck in salita non è mai andato forte come quest'anno). Bertoglio reggerà, quando gli sforzi saranno duri, ripetuti? Baronchelli finora ha corso soltanto in difesa perché non poteva fare diversamente, oppure perché — ed è l'ipotesi più probabile — ha messo in cassaforte energie preziose? Gimondi è ancora in grado, a quasi 33 anni, di compiere l'ennesimo miracolo della sua carriera' Galdos saprà, per due giorni. trasformarsi in un nuovo Fuente? La risposta a queste domande è vicina, ormai è questione di ore. Domani si va da Pordenone ad Alleghe ed è una specie di » cavatala » delle Dolomiti, perché si scaleranno di seguito la Forcella Staulanza, poi la Marmolada (con pendenze del diciotto per cento) ed infine il Pordol. E sabato, lo Stelvio, cioè la sentenza definitiva proprio sui tornanti che fecero entrare Coppi nella leggenda. Un arrivo allo sprint, su montagne che non possono mentire. Maurizio Caravella Km. progr OGGI — Penultima tappa, da Pordenone ad Allegrie, di 197 chilometri. E' la più dura del Giro, dopo quella finale dello Stelvio: si scaleranno la Forcella Staulanza (m. 1773), la Marmolada (m. 2057) ed infine il Pordoi (m. 2239), la cui cima è posta a km 36,7 dal traguardo. TV — Anche oggi, nessun collegamento diretto. Come al solito, sintesi registrata delle fasi principali e dell'arrivo sul secondo programma con inizio alle 19,15 circa (la trasmissione avrà una durata di quaranta minuti).