Eretici e papi una sola aiuola di Carlo Falconi

Eretici e papi una sola aiuola Eretici e papi una sola aiuola Franco Molinari: « I peccati di papa Giovanni », Ed. Marietti, lire 2500. Nonostante il titolo, non si tratta di un ennesimo libro su papa Giovanni. Papa Giovanni è soltanto il protagonista di due saggi sugli undici qui raccolti, anzi il primo di essi, dopo aver annunciato di voler trattare dell'ottimismo roncalliano, se no dimentica addirittura, mentre il secondo, dopo aver promesso di intrattenere sui peccati dello stesso pontefice, dilaga (felicemente) ben oltre. Argomento degli altri capitoli sono gli eretici in genere (« Esistono gli eretici? », forse il saggio più misurato e convincente) e in particolare; Calvino e Giordano Bru no (due capitoli dilaganti e farraginosi dove il discorso ritorna sempre al suo inizio, come se l'autore si fosse perso in un dedalo senza scam po). Poi altri papi ancora: Pio IX, Pio XI e Paolo VI. che fanno però soltanto delle fuggevoli apparizioni. Insomma, il volume è una silloge di divagazioni storiche o storiografiche come « I tabù della storia della Chiesa moderna » di un paio d'anni fa. Come nei « Tabù », infatti, Franco Molinari insegue il proposito di svolgere alcuni argot lenti di storia ecclesiastica preferibilmente agganciati all'attualità (di libri, dibattiti, film ecc.) allo scopo soprattutto di sgombrare il terreno da vecchi luoghi comuni. Autore di alcune ricerche erudite sul periodo della Controriforma, egli intende sfuggire al pericolo di mummificarsi in esse e cerca un legittimo spazio per realizzare un maggior contatto vitale U'a i risultati scientifici della sua disciplina di studio e il grande pubblico. I saggi citati uniscono il brio del giornalista all'erudizione, specialmente bibliografica, del professore universitàrio, senza tralasciare neppure una garbata apologetica da sacerdote, qual egli è. Dire che l'equilibrio tra queste tre componenti sia semprj raggiunto e nel modo più soddisfacente, sarebbe lontano dal vero. Specialmente il tono lascia spesso a desiderare: negli attacchi, come in questo del capitoletto su Pio IX: « I generali sconfitti come premio di consola zione, te li fanno capi di Stato... .'! papa, che ha subito 10 scacco clamoroso del Risorgimento, lo si vuol prò muovere... all'onore degli altari »; ma più spesso, come è normale, nel seguito del discorso, che pure è il più possibile intessuto di episodi e di dati ad efletto. Cosa più che comprensibi le. Lo stile giornalistico, soprattutto a chi se ne serve nelle su ; evasioni temporanee da materie, se non arcigne, severe, prende facilmente la mano. Tuttavia non tutti i nei di questi scritti si posso no imputare ad esso, come nel caso dell'esaltazione che 11 Molinari, e non una sola volta, fa del perdono di Pao 10 VI al pittore Mendoza (e gli è probabilmente il solo a credere con estremo cando re alla serietà del tentativi di papicidio di Manila). Al cune stupefacenti affermazio ni coinvolgono assai più lo storico di professione; per e sempio, il considerare un alto merito di Alessandro VI in quanto papa l'aver tagliato'il «nodo gordiano» della discordia nascente tra Spagna e Portogallo a proposito della delimitazione dei territori da colonizzare in Ameri ca, quando certamente egli agì soprattutto da spagnolo, o il definire « terribile » l'enciclica « Mit brennender Sor ge » firmata da Pio XI. Qualche lettore troverà anche un po' troppo diplomatico il destreggiarsi del Molinari tra conservatori e progressisti come se non volesse alienarsi né gli uni né gli altri pur facendo l'occhiolino soprattutto ai secondi, ed altri ancora potrà sentirsi irritato dal trovare continuamente in funzione, « opportune et importune », l'incensiere dinanzi a Paoio VI, anche se il volume osa chiudersi con una lettera aperta, e per la verità non molto felice, al Montini: « Santità, ci regali un sorriso », che ha avuto l'imprevedibile sorte di veder la luce quasi contemporaneamente alla recentissima pubblicazione dell'enciclica sulla gioia. Ma tutti questi sono difetti che potranno facilmente cadere nelle future opere divulgative del nostro che, tutto sommato, mostra di aver mantenuto le attese suscitate coi precedenti « Tabù » ed anzi ha affinato in parte i suoi mezzi, confermandosi, da noi, pioniere vivace ed aperto in campo cattolico della divulgazione storicc-ecclesiastica. 11 punto più debole di questi suoi contributi è piuttosto quello delle tesi apologetiche che egli ripetutamente insinua: in particolare il provvidenzialismo e l'ottimismo. E' persino un gioco infatti contraddire le sue varie casistiche con altre eguali e contrarie o capovolgere le sue tesi sostituendo altre epoche a quelle da lui scelte non proprio a caso. Come si può parlare del resto di una provvidenzialità della storia, quando la storia che noi possiamo narrare (e in qual modo incerto e lacunoso!) non riguarda che un'unica aiuola superstite di un immenso giardino devastato e inospitale? Lo sospetti o no, le interpretazioni fideistica e storicistica, a ben guardare finiscono egualmente per consacrare il fatto compiuto. Carlo Falconi

Luoghi citati: Manila, Portogallo, Spagna