Parlare con i gesti

Parlare con i gesti Fra antropologia e sociologia Parlare con i gesti M. Granet e M. Mauss: « Il linguaggio dei sentimenti», a cura di B. Candian, Ed. Adelphi, pag. XI-176, lire 6000. Sette brevi saggi di M. Mauss e tre saggi di M. Granet sono correlati da Bianca Candian in questo volume sotto il comune denominatore tematico del linguaggio gestuale, parlato e comportamentale nel quale alcune culture (prevalentemente primitive ed arcaiche quelle trattate da Mauss, cinese quella esaminata da Granet) rappresentano socialmente le loro relazioni e le loro tensioni emotive. Riti, cerimoniali collcttivi, danze, gesti, mimesi, spostamenti delle mani e del corpo divengono i momenti di un'articolata dialettica dell'espressione nella quale l'uomo fissa e consolida, nel momento in cui opera socialmente ed esce dalla sua solitudine di natura, le cariche di dolore o di gioia che, anche quando lo toccano individualmente, si proiettano nell'esperienza di gruppo. Questi saggi riescono a farci scoprire i ritmi umanamente significanti che soggiaciono alla stereotipia apparente dei comportamenti, certamente più incisiva nelle civiltà antiche e tuttavia emergente in tutte le nostre etichette laiche e religiose. La scelta è felice ed interessante poiché offre al lettore italiano, aiutandolo a sprovincializzarsi dalla soffocante eredità del suo etnocentrismo culturale, i campioni di quelle rivoluzionarie aggressioni della realtà che, nei primi decenni del secolo, costituirono il «metodo nuovo» della scuola sociologica francese e che, in Francia, hanno continuato ad ispirare la linea di pensatori e di antropologi che giunge fino a Lévi-Strauss. Granet e Mauss furono ambedue amici e discepoli di E. Durkheim, l'anima della scuola sociologica; e Granet ritrovò nelle tesi di Mauss — cui dedicò la sua fondamentale opera sulle danze e sui canti della Cina antica, pubblicata nel 1926 — i suggerimenti rivelatori per una lettura « diversa » della civiltà cinese, trattata tradizionalmente secondo gli schemi della metodologia storica classica. In questo libro, la varietà degli interessi esplode in misura talmente invadente che appare vano ogni tentativo di sintesi. Ma le ricerche, anche quando sono segnate da un'aristocratica finezza filologica (come quella di Mauss sul significato cosmico e creativo del verso nel pensiero indiano) o quando approdano a remote dimensioni di tempo e di spazio (il mondo della Cina feudale trattato da Granet; gli usi traci e celti studiati da Mauss), vanificano il pericoloso incanto della pura erudizione e scattano a parametri validi per illuminare il senso ultimo e nasco- sto dei nostri comportamenti e della nostra posizione nel mondo. Nel quale recupero di dati distanti e dimenticali di storia a strumento di interpretazione dell'attuale misura dell'uomo è certo il risultato più valido degli indirizzi dell'antropologia francese. Per esempio, i nostri usi di lutto — sia quelli subalterni del lamento e del consolo, magistralmente analizzati da De Martino per l'Italia meridionale, sia quelli borghesi dei ser¬ vizi funebri, dei riti di morte, della scelta di colore e tempi per gli abiti — si spiegano adcgualamcnte quando si legga lo studio di Mauss sulle cerimonie funebri degli aborigeni australiani, che ispira, poi, la ricerca di Granet sul linguaggio del dolore in Cina. Si rivela, così, la trama sotterranea e segreta di atteggiamenti che sembrano passivamente recepiti dall'abitudine e dall'etichetta tradizionale e che sono, invece, i meccanismi sottili attraverso i quali la società riesce a cristallizzare in una funzione equilibratrice e reintegratricc le cariche di crisi che toccano l'individuo e il gruppo. Né vi è lettura più coinvolgente che quella dei vari saggi che, nel volume, studiano, in società diverse, il pollateli, il tipo di scambio e di transazione che ha carattere di dono, di spreco, di esibizione di ricchezza e che fonda una dinamica della solidarietà e della vita economica presente in forme residue nella nostra società contadina e radicalmente diversa da quella occidentale-borghese. Una lettura stimolante e liberatrice, si diceva, per chiunque voglia essere aiutato ad avvertire, attraverso una serie di sollecitazioni vivaci, le impensate ricchezze della condizione umana al di sotto della piatta superficie di avvenimenti e di anonimi dati, cui il modo classico di fare storia ci ha abituato. Alfonso M. Di Nola Simboli dell'Oriente

Luoghi citati: Cina, Francia, Italia