Ma Joyce scherzava di Giovanni Bogliolo

Ma Joyce scherzava Il romanzo del precursore Dujardin Ma Joyce scherzava Edouard Dujardin: « I lauri senza fronde », a cura di Nicoletta Neri, Ed. Einaudi, pag. IX-92, lire 1500. Curioso destino quello del romanzo di Dujardin. Trentanni dopo la sua pubblicazione, passata praticamente inosservata se si eccettuano le espressioni di stima di Mallarmé, James Joyce disorienta i primissimi ammiratori dell'C/Zisse dichiarando il suo debito verso l'oscuro precursore e procura a Les lauriers sont coupés un'improvvisa celebrità e la consacrazione, frettolosa ma definitiva, a « pietra miliare della storia letteraria ». Forse non è del tutto infondato il sospetto che Joyce abbia voluto giocare uno scherzo crudele ai suoi lettori francesi o, quanto meno, che questi abbiano esageratamente ricamato su ima sua occasionale boutade; resta però il fatto che, forte di tanto avallo, il musicologo e storico delle religioni Edouard Dujardin si è acquistato in seguito, come teorico e critico del monologo interiore, meriti forse maggiori di quelli che poteva obiettivamente garantirgli quel suo breve romanzo giovanile. Fa molto bene perciò Italo Calvino, nel presentare per la sempre stimolante collana delle « Centopagine » questa seconda traduzione italiana dei Lauriers (la prima, curata anni fa da Aldo Camerino, valorizzava soprattutto le anticipazioni tecniche e stilistiche del romanzo), ad insistere su altre e più intrinseche qualità. A ben guardare infatti, la prospettiva joyciana non può che soffocare ogni possibilità di lettura di un'opera che solo timidamen- te e contraddittoriamente annuncia la grande e autonoma invenzione dello stream of co7isciousness. In essa il monologo interiore è ancora rispettoso di tutte le convenzioni della composizione narrativa tradizionale: il flusso della coscienza, reso stilisticamente con brevi e incalzanti notazioni paratattiche, subisce non pochi accomodamenti dettati dalla necessità della chiarezza, si piega ad una rigorosa successione cronologica e a una formulazione pienamente intelligibile dei pensieri e delle sensazioni, quan- do addirittura non cede il passo a lunghi dialoghi e a minute descrizioni. Ha ragione Michel Raimond a sostenere che in Dujardin il monologo interiore è ancora soltanto una « figura grammaticale », un espediente stilistico che, se riesce ad abolire quell'ingombrante intermediario che è il narratore onnisciente, solo a tratti trasmette l'illusione dell'impulsivo e disordinato fermentare di pensieri e immagini nella mente del protagonista. Ciò non toglie naturalmente che, trattandosi di un'avventura tutta interiore, fatta di fantasticherie sproporzionate alla banale realtà da cui traggono spunto, questa tecnica si riveli già pienamente efficace. Le poche ore di intimità col personaggio — il pomeriggio e la sera che un giovane neghittoso e narcisista trascorre nell'attesa e poi nell'incontro con la ballerina di cui si è infatuato — ci consentono di scoprire la tronfia ingenuità, la velleitaria magnanimità, l'abissale squallore. E ci consentono di scoprirli attraverso un filtro ironico di cui l'io narrante risulta totalmente incapace e che si può attribuire soltanto ad una discreta mediazione dell'autore. Non è ancora il puro linguaggio mentale dunque, ma la sua traduzione in termini narrativi compiuti, ad uso di un interlocutore esterno, testimone muto e giudice impietoso. Ma basta non caricare I lauri senza fronde (come, poco felicemente, è stato tradotto il bel verso di una canzonetta nostalgica che dà il titolo al romanzo; Camerino aveva fatto anche peggio: Non più allori]) di eccessive responsabilità, riconoscervi, con le riserve che valgono per tutti gli anticipatori spesso involontari, un insieme di intuizioni ancora non corroborate da dottrina e convinzione, per leggerli con il diletto che merita un'opera agile e penetrante nella quale un lettore severo come Mallarmé aveva colto la poesia dell'» instant pris à la gorge ». Giovanni Bogliolo

Persone citate: Aldo Camerino, Einaudi, Italo Calvino, James Joyce, Michel Raimond, Nicoletta Neri

Luoghi citati: Camerino