La gran notte del nazismo di Lorenzo Mondo
La gran notte del nazismo La gran nottedel nazismo Enzo Siciliano: « La notte matrigna », Ed. Rizzoli, pag. 293, lire 3500. Può apparire singolare, c perfino stravagante, clic uno scrittore italiano dedichi un romanzo — certo il suo di maggior impegno — a una storia tedesca: di personaggi, ambienti, suggestioni tedesche. Ma l'idea di un'ardua e magari futile scommessa si perde subito, ad apertura di pagina, per tutta una serie di motivi. C'è anzitutto da tener presente, parafrasando un altro titolo di Siciliano, l'aspetto di « autobiografia letteraria ». Nel libro si esprime cioè la gran cotta dell'autore per certa cultura tedesca, in parte rivisitata con Luchino Visconti: non sono soltanto i due Mann, Brodi e Trakl. ma anche il Jugenstil. l'Espressionismo e Grosz, i Lied di Hugo Wolf, la Tetralogia e perfino l'amabile bric-à-brac di un mondo recuperalo con morbida, sensuosa eleganza. C'è inoltre la coscienza di una Germania come zona infiammata della crisi europea, una crisi che là viene anticipata e proclamata con voce più funebre e selvaggia. Senza contare che la vicenda, trascorrendo sul finire del romanzo dalla Germania nazista all'Italia mussoliniana, finisce col dilatarsi anche simbolicamente. *~! la duplicazione rimanda, strutturalmente, al destino di Hilde che ripete quello di sua madre. Il crepuscolo di una famiglia e di una classe che vengono coinvolte in uno stesso giudizio morale. Qual è la « colpa » di Hilde, figlia di un illustre clinico ebreo, di una madre capricciosamente presa da musica ed zrrtpvtGsrcnezsIdcrRndncd«fsbgsgt, _ ... . , eros? Questa colpa, dice S.ct-1 liano. e u narcisismo esasperato, l'inaffettività che non risparmia gli stessi suoi figli. Nella famiglia di Klaus — grandi commercianti, finanzieri — sarà la spossatezza, provocata forse dall'arte e dalla cultura, i demoni che impoveriscono il firtc sangue borghese. Le drammatiche, dolenti antinomie di Thomas Mann. Klaus è il secondo marito di Hilde, l'ha messa su un treno che la porta in Italia, lontano dalle persecuzioni razziali — è il 1934 — lui resta, chiederà appena al proprio sfinimento ur colpo di rivoltella liberatore. Tutto viene rievocato nel rollare del treno che sottrae Hilde alla «dolce Germania». E' come se sfogliasse un album di ricordi, tante « foto di gruppo con signora », che liberano a loro volta i flash della memoria. I capitoli procedono così per fotogrammi, attraverso un discorso liquido, lineare che delle cose, magari elencate ed affastellate con minuta concretezza, coglie, più che lo spessore, il musicale alone, la coloristica velatura. Quel padre collo, civile, che si difende dalla volgarità e dall'isteria, in casa e fuori, tra i quadri italiani del museo di Berlino dove sarà azzannato dalla morte. Per vendicare la figura paterna Hilde sposerà in prime nozze l'amante della madre, votandosi a un destino di aridità, a un culto sempre più esclusivo e compassionevole di se stessa. Le vacanze infantili sul Baltico ventoso e quelle dell'adolescenza in umide foreste dove gli amici coltivano un naturismo che è già nazista. Le pratiche yoga in Svizzera, la ricerca di una « montagna incantata » che molcerà appena le sue ferite, non riusciranno a sanare Hilde né ad esorcizzare l'irrazionalismo crudele e demente che va montando nella Germania e nel mondo. Dietro queste vite intrecciale, inconscie e infeconde, circola un'aria di sospensione e di altesa. il brusio dei grandi movimenti collettivi, il cigolio della storia, che Siciliano insinua discretamente, senza cronistiche o moralistiche prevaricazioni. A partire dalla prima guerra mondiale: « Moriva un i secolo decrepito, nato tra i I clamori delle battaglie napoleo- i niche; moriva tra le urla di battaglie ben diverse, nella fan- ! ghiglia di trincee in cui gli uo- | mini affogavano insieme ai topi. Moriva, e trascinava con sé, si diceva, l'idea sublime dell'amore ». Poi, più forte delle orchestrine jazz, più lacerante dei colori espressionisti, il «grido tribale» dei nazisti, il tempo della «notte matrigna», dello sradicamento e della fuga. La parentesi italiana di Hilde ripete, idealmente, quella tedesca. I sensi svegli, il bisogno di protezione la uniscono a un architetto italiano, progettalore di villaggi e città nelle campagne bonificate. Il Circeo, la piazza dechirichiana di Sabaudia, quale sarebbe emersa, magicamente purificala, dall'abbandono della guerra, Sor- remo e Roma, ferita dalle razzie tedesche. Giungerà la liberazione e l'architetto ne morirà, per rimorso e inadattabilità: non Hilde, che riesce a superare con la sua animalesca volontà di vivere le atroci notizie che arrivano dai Lager di Germania. « La sua colpa non era d'essere ebrea, ma di avere ignorato, o finto di ignorare, quel che le accadeva intorno in anni non lontani ». Certo ci sono esistenze « la cui unica salvezza può essere quella di lasciarsi addormentare dal terrore ». Il giudizio dell'autore sulla sua distratta, immemore, vogliosa creatura si arrende infine alle ragioni della pietà. Lorenzo Mondo
Persone citate: Enzo Siciliano, Grosz, Hugo Wolf, Luchino Visconti, Mann, Siciliano, Thomas Mann, Trakl
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