L'ultimo "notabile,, peronista lascia il governo in Argentina di Livio Zanotti

L'ultimo "notabile,, peronista lascia il governo in Argentina È Gomez Morales, l'uomo dell'austerità economica L'ultimo "notabile,, peronista lascia il governo in Argentina {Dal nostro corrispondente/ Buenos Aires, 4 giugno. L'ingegner Celestino Rodrigo, uno dei più stretti collaboratori del ministro della Previdenza Sociale, José Lopez Rega, ha assunto ieri il ministero dell'Economia, come in via ufficiosa era già stato anticipato nei giorni scorsi. Consegnando al successore l'ufficio che ha occupato durante gli ultimi sette mesi, Alfredo Gomez Morales ha riaffermato la propria convizione nella necessità di applicare un piano di austerità, ammettendo però che «forse ci sono anche altre vie ». Con Gomez Morales, che guidò l'economia argentina per la prima volta tra il 1952 e il 1955, nella seconda presidenza del generale Perón, esce dalla scena forse l'ultimo dei grandi notabili giustizialisti. Certamente le sue dimissioni segnano il passaggio definitivo del potere dalla vec¬ chia alla nuova guardia peronista; di quest'ultima Lopez Rega si presenta come l'esponente massimo. Subito dopo avere assunto l'incarico, Celestino Rodrigo ha parlato attraverso i microfoni della radio e della televisione sulla situazione del Paese. Ha dichiarato la propria fede nell'Argentina e nel giustizialismo, quindi ha invitato tutti a produrre di più e consumare di meno, «perché solo così potremo superare una congiuntura che rappresenta una vera sfida alla nazione». Lo stato dell'economia è serio: 4 miliardi di dollari per il solo deficit pubblico, altri 1300 milioni di dollari rappresentano il disavanzo nel settore energetico. L'imposizione di prezzi fissi per alcuni articoli di largo consumo ha generato la loro penuria sul mercato ufficiale e la nascita di un fiorente mercato nero. La produttività nazionale è scesa, l'inflazione rischia di superare ogni previsione. Il nuovo ministro ha annunciato una guerra ai profitti indebiti, attaccando innanzitutto gli speculatori che operano nell'intermediazione e strangolano il consumo. Ma non ha rivelato con quali mezzi intende combatterli. Ha solo anticipato che «presto alcuni resteranno sconcertati ed altri reagiranno». Ha ammesso, con singolare franchezza, che gli aumenti salariali ancora in discussione tra sindacati e organismi padronali non hanno gran peso reale: «E' evidente che nell'attuale contesto qualsiasi polìtica di redistribuzione del reddito portata avanti per mezzo di aumenti salariali è una mera farsa. Gli aumenti concessi nel mese di febbraio erano già stati assorbiti dall'aumento del costo della vita due mesi dopo, nei casi più fortunati». Il riassorbimento promette di risultare anche più rapido questa volta, se come le solite voci insistono da alcuni giorni è prossima un'ulteriore svalutazione della moneta. Dietro la nuova politica economica, di cui in verità non si sa nulla, la presidentessa della Repubblica, Isabel Martinez de Perón, starebbe intanto riorganizzando l'intero gabinetto ministeriale. I giornali parlano di «omogeneizzazione» del governo, per spiegare le possibili dimissioni di altri ministri e la riorganizzazione dei diversi dicasteri che potrebbe condurre all'unificazione di Interni e Giustizia da una parte e di Previdenza Sociale e Lavoro dall'altra. Il suggeritore dell'ardito rinnovamento sarebbe ancora Lopez Rega. E tenendo conto delle recenti rinunce di Brunello, Camus e Hermida, rispettivamente vicepresidente, segretario generale e responsabile della direzione ideologica del partito justicialista ( che hanno diretto pesanti accuse alla linea prevalente nel movimiento), l'attuale ministro della Previdenza Sociale e segretario personale della presidentessa della Repubblica finisce per apparire l'asse centrale della nuova struttura di potere. Livio Zanotti

Luoghi citati: Argentina, Brunello, Buenos Aires