Rievocata ieri nel tribunale di Bolzano la tragedia in cui morirono sette alpini

Rievocata ieri nel tribunale di Bolzano la tragedia in cui morirono sette alpini Capitano deve rispondere di omicidio colposo plurimo Rievocata ieri nel tribunale di Bolzano la tragedia in cui morirono sette alpini (Dal nostro inviato speciale) Bolzano, 4 giugno. Una fila di alpini faticosamente in marcia sul fianco della montagna, il rombo di una valanga, l'enorme massa nevosa che si avventa sul reparto e lo tronca. Questa che si rievoca in tribunale, a Bolzano, è la seconda tragedia in cui hanno perduto la vita ragazzi del servizio di leva in Alto Adige: nell'autunno scorso il dibattito per i sette militari uccisi dalla slavina di Ponticello di Braies, oggi il processo per le altre sette «penne nere» sepolte dalla neve nel febbraio 1972 a Malga Villalta, in Val Venosta. A rispondere della sciagura di Malga Villalta è chiamato il capitano Gian Luigi Palestro, trentenne, genovese, che comandava come tenente la 49' Compagnia del battaglione «Tirano» durante l'esercitazione: è accusato di omicidio colposo plurimo. Il presidente del tribunale, Gioia, gli chiede se ispezionò il tracciato prima di mettere in movimento i suoi alpini. «Sì — risponde l'ufficiale —, nella notte partii da solo per una breve ricognizione. Percorsi | circa duecento metri, al buio: I non avevo torcia elettrica». Presidente: Notò comunque qualcosa di diverso, nella zo-1 na, rispetto alle condizioni ' del giorno precedente? Palestre : C'era della neve fresca. — E quale altezza raggiungeva lo strato? «Direi una decina di centimetri». — Com'era il tempo quando s'incamminò con la Compagnia, verso l'alba? «Vento debole e un po' dì nevischio». — Lei conosceva l'esatta temperatura? «Proprio esatta, no». — Insomma, quanto secondo i suoi calcoli? «Cinque o sei gradi sotto lo zero». — Dopo la tragedia, lei tornò sul posto. E rivide quella montagna. «Certo». — Allora adesso, se vuole, risponda a questa domanda: se avesse visto il monte in quelle condizioni, ci sarebbe andato lassù con i suoi uomini? «Signor presidente, in coscienza aon posso dire se avrei ordinato ugualmente di compiere l'esercitazione. Forse avrei valutato meglio la situazione. Ma con il cosiddetto senno di poi, purtroppo, non si fa niente». Il capitano Gian Luigi Palestre racconta poi, con voce a tratti incrinata, della partenza della Compagnia dalla malga, dei momenti che precedettero la tremenda sciagura. «Percorsi un pezzo di sentiero, gli alpini mi seguirono in \ ftgeFt"PlicttrdtspPcgrn fila. Arrivato a un certo punto, sentii un boato da valanga: la massa di neve doveva essere caduta al di là della Forcella. Mi voltai e dissi al tenente Heinrich Mueller: "Senti, io qui mi fido poco". Poi si udì un altro rombo. Allora diedi l'ordine di tornare indietro». Secondo gli accertamenti compiuti da un perito di parte, nella zona esisteva un altro sentiero, ritenuto più sicuro, maggiormente protetto dalla vegetazione. Il presidente chiede quindi all'ufficiale se ne fosse a conoscenza. «Sapevo — risponde il capitano Palestro — che c'era quel percorso. Del resto, era anche segnato sulle carte». Presidente: E si era anche reso conto che quello era meno ripido dell'altro? Palestro: Sì, ma preferii l'altro perché era già stato tracciato dagli artiglieri. — Ma lei era obbligato a seguire quell'itinerario? «No, nessun obbligo. Però, se avessi scelto un nuovo percorso, avrei dovuto ordinare altro lavoro ai soldati, per scavare il camminamento. E poi, io mi sentivo rassicurato dal fatto che un'intera batteria si era già fermata nella zona in cui ci trovavamo noi». Al frastuono delle valanghe che piombavano dai costoni, la 49' Compagnia del battaglione «Tirano» fece «dietrofront» e, a tratti affondando nel tappeto di neve, si diresse verso la malga. Era ancora buio, gli alpini si tenevano a breve distanza l'uno dall'altro, nel timore di perdersi di vista. Quando mancavano po¬ che centinaia di metri al rientro, la tragedia. Ora, davanti al tribunale, sfilano i familiari delle vittime, che si sono costituiti parte civile nel processo. «Io ho voluto andarci — esclama una madre — fin lassù. Ho visto anch'io che quel posto è pericoloso. Come si fa a portarci dei ragazzi?». La moglie di un'altra vittima (si erano sposati da qualche mese) resta smarrita davanti ai giudici, dice poche disperate parole. Poi riferisce, sommessamente, dei risarcimenti avuti: finora due milioni e mezzo. « E la pensione ». « Quanto? ». «Adesso è arrivata a settantacinquemila lire al mese. Ma all'inizio, signor presidente, era di diciottomila lire». Il processo riprenderà il 14 giugno. g. m.

Persone citate: Capitano, Gian Luigi Palestre, Gian Luigi Palestro, Gioia, Heinrich Mueller, Malga Villalta, Palestro

Luoghi citati: Bolzano, Braies