Orlando e il bel canto
Orlando e il bel canto L'opera di Haendel con la Sciutti Orlando e il bel canto G.F. HAENDEL: -Orlando' ■ Vienna Volksoper orchestra diretta da Stephen Simon. Soli: Sciutti, Steffan, Greevy, Bogard, Rintzler. Al clavicembalo Martin Isepp. Tre microsolco stereo RCA. SRS-3006 (LSC 6197). Lire 18.000. (I. v.) La nostra epoca è influenzata dall'Orlando Furioso. Bistrattato e odiato per tanti lustri da generazioni di studenti, riproposto e raccontato da Italo Calvino nel 1970 con un'intelligente scelta del poema ariostesco, polemicamente accolto qualche mese fa dal pubblico televisivo nella insolita ma arguta regìa di Luca Ronconi, l'Orlando è ritornato oggi anche negli scaffali della musica riprodotta. Una novità di un'opera di 242 anni (fu rappresentata per la prima volta nel 1733), ma che racchiude un certo interesse per chi possiede Il gusto per la musica lirica del '700, oltre alla cultura ed alla pazienza necessarie per apprezzarla. Orlando, una delle 39 opere di Haendel, appartiene al secondo ciclo della produzione operistica del grande compositore inglese nato in Germania e presenta un notevole ampliamento nella forma delle arie e grandi recitativi accompagnati (come quello della scena della pazzia). Non muta tuttavia la struttura generale che, come tutti sanno, è basata sull'aria solistica di carattere virtuoslstico, ripetuta due volte, sul « recitativo secco », accompagnato cioè dal solo clavicembalo, e sul recitativo drammatico, sostenuto invece dall'intera orchestra. In queste opere di Haendel, il trionfo del bel canto non è più soltanto fine a se stesso, ma è un virtuosismo nel quale si intravede una tensione drammatica che riesce a comunicare già qualche emozione all'ascoltatore, anche perché nella scrittura orchestrale dl Haendel, sempre accuratissima, dal fondo degli archi si staccano e vengono fuori alcuni strumenti solisti con i quali il compositore cerca di sottolineare particolari stati d'animo e azioni. La noiosa meccanica dei recitativi è interrotta dagli « arioso » che presentano vigorosi effetti orchestrali. Queste pagine di grandi arie sono purtroppo legate da un libretto scombinato e cosparso di errori, tratto da un episodio del poema ariostesco da un certo Braccioli. Costui narra, in una mistura di eroico, di soprannaturale e di pastorale, la vicenda intricatissima e ingenua dell'amore di Angelica e Medoro, della forsennata passione di Orlando per Angelica, dell'attrazione senza speranza di Dorinda per lo stesso Medoro e della storia di un braccialetto donato da Orlando ad Angelica e da questa a Dorinda. Una assai complessa faccenda che fa impazzire di gelosia il paladino. Per fortuna il saggio mago Zoroastro, dopo aver affermalo in to- cbno dottorale: - Impari ognun da I Orlando, che sovente ragion si ] perde amando», lo risana con un; elisire. Angelica e Medoro con- •■ volano a giuste nozze (si fa per< dire) e Dorinda sta a guardare, j Nell'incisione di Orlando, Ste- ! phen Simon, che deve guidare ottimi cantanti, dirige con piglio abbastanza svelto la Volksoper orchestra di Vienna, con cui collabora, molto impegnato al clavicembalo, Martin Isepp. I personaggi sono tre uomini e due donne. Ma, come avveniva in Inghilterra all'epoca di Haendel. dove nell'opera italiana dominavano i contraltisti o castrati, le parti furono scritte per cantanti in chiave di « sol » o di violino. Così oggi gli interpreti sono necessariamente quattro donne e un uomo, il basso Marius Rintzler (Zoroastro), che tra tante voci femminili non ha neppur bisogno di forzare la sua, di cui è ben do- tato, come invece qualche volta fa. Le cantanti sono: Graziella Sciutti. non dimenticata regina della Piccola Scala, che anche qui primeggia in una parte, quella di Angelica, dl notevole impegno virtuoslstico; la mezzosoprano Sofia Steffan. la cui voce scura e l'ottimo fraseggio ci danno un buon Orlando; la contralto Bernardette Greevy (Medoro) e la soprano Carole Bogard (Dorinda). Nell'album con i tre dischi c'è il libretto in italiano ed in inglese.
Luoghi citati: Germania, Inghilterra, Vienna
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