Vittorio Vallarino Gancia sequestrato ieri a Canelli

Vittorio Vallarino Gancia sequestrato ieri a Canelli Mentre si recava in auto allo stabilimento Vittorio Vallarino Gancia sequestrato ieri a Canelli L'industriale vinicolo ha 43 anni ed è direttore generale della società "Gancia" - Alle 15,30, appena uscito dalla sua villa, quattro giovani su un furgone e una "124" rubati hanno simulato un incidente - Fermato presunto rapitore: "Mi considero un prigioniero politico" (Dal nostro inviato speciale) Candii, 4 giugno. L'amministratore delegato e direttore generale della Gancia di Canelli, Vittorio Vallarino Gancia, di 43 anni, è stato sequestrato oggi pomeriggio alle 15,30, nei pressi della sua villa, da quattro banditi. Deve aver intuito che cosa gli stava capitando, si è chiuso nell'auto, ha cercato di opporre resistenza. Ma i banditi hanno rotto con un colpo di martello un finestrino della macchina, aperto le portiere e l'hanon trascinato fuori caricandolo su un fur gone. Alle 22,30, le indagini sul clamoroso rapimento sono a questo punto: un giovane, Massimo Maraschi, è in stato di fermo nella caserma dei carabinieri, sotoposto a interrogatorio dal sostituto procuratore della Repubblica di Asti, dott. Parlatore. Il giovane si dichiara appartenente ai « Nap » ( Nuclei armati proletari), è stato catturato dopo un inseguimento, aveva in tasca una pistola, sarebbe il quarto uomo del « commando » che ha sequestrato l'industriale. Non si sa di più. Se il fermo è con sicurezza da mettere in riferimento al sequestro, si tratterebbe di una azione « politica ». Gli investigatori ! ! | 1 ; 1 j ' i I ! ; I I I ' ì : I non rilasciano dichiarazioni. I fatti. Vittorio Vallarino Gancia, padre di due figli, titolare dell'azienda Gancia, 500 dipendenti, una delle maggiori fabbriche italiane di spumante e vermouth, abita in una villa — La Camillina — in strada Cassinasco di Canelli. Da quando il padre, Lamberto, si è ritirato dagli affari, per ragioni di salute, ha preso in mano le redini dell'azienda che conduce in società con altri familiari. Oggi, poco prima delle 15, ! lascia la Camillina — nota ! anche come « Villa dei Ce| dri » —, saluta la cameriera 1 e il giardiniere Giuseppe Me; dina, sale sulla sua «Alfetta» blu scuro e parte per rag1 giungere la ditta, che si troj va in corso Libertà a poco ' più di un chilometro di dii stanza. Che cosa sia accaduI to da questo momento in poi ! non si sa con esattezza. Le ; testimonianze sono confuse e contraddittorie. Il giardiniere racconta: « Ho visto, fermi I sulla strada, ad un centinaio I di metri dalla villa, due auI to. Una era una 124 color ' verde pisello. Mi è sembrato fossero coinvolte in un inciì dente, forse un tamponameli: to. Quando l'Alletta del dottor Vallarino Gancia le ha I superate, i quattro uomini che discutevano attorno alle vetture sono ì-isaliti in macchina partendo a moderata velocità dietro VAlfetta ». In un primo tempo il giardiniere avrebbe affermato che uno dei quattro aveva fatto cenno al Vallarino Gancia di andare avanti e che loro lo avrebbero seguito. Il racconto, come si vede, è poco chia¬ ro. Un fatto è certo; l'industriale è stato seguito dalle due macchine che dopo un breve tragitto lo avrebbero « stretto » costringendolo a fermarsi. A questo punto un bandito scende, armato di mitra o pistola, gli intima di lasciare l'Alfetta. Vittorio Vallarino Gancia non ha dubbi: capisce che lo vogliono rapire, non tenta la fuga perché bloccato dalla 124, ma non si arrende. Mette la sicura alle sue portiere, spera, forse, che arrivi qualcuno e dia l'allarme: ma il « commando » non desiste: un altro bandito si avvicina al finestrino posteriore destro, lo manda in frantumi con un colpo secco di martello, apre la portiera, trascina fuori l'industriale. Alla scena avrebbe assistito una ragazza che i carabinieri stanno ancora interrogando. L'industriale viene caricato ju un furgone e le tre macchine (al volante dell'« Alfetta » si è messo nel frattempo un terzo bandito) partono a tutta velocità. Alle 17,30, a Calamandrana, tra Nizza Monferrato e Canelli, viene ritrovata l'« Alfetta », con i cristalli del vetro infranti sul sedile posteriore, e il martello abbandonato dal « commando ». Anche il furgono, poco do- po, viene ritrovato. Mentre scatta l'allarme, i carabinieri di Canelli, di Asti e di Alessandria (coordinano le indagini il col. Losco, il vicequestore Montesano e il giudice Parlatore) mettono in relazione al sequesto un episodio accaduto poco prima. Era giunta una telefonata che segnalava un incidente in cui era coinvolta una «124» color verde pisello: fatte le ricerche, l'auto è risultata intestata a un certo Maraschi, che sarebbe ricercato dalla magistratura di Milano quale appartenente ai Nap. Un posto di blocco individua la «124», il giovane viene fermato. Mentre i carabinieri lo portano in caserma. Maraschi riesce a fuggire. Un secondo posto di blocco dà esito positivo. Il giovane è femato, portato in caserma. Ha una pistola, dichiara: «Sono prigioniero politico, appartengo ai Nap». Si accerta che la «124» è quella stessa vista dal giardiniere dell'industriale rapito, ferma davanti alla villa. Il fermato è uno dei quattro appartenenti al « commando » che ha sequestrato Vittorio Vallarino Gancia? Il rapimento a scopo di estorsione (ma finora nessuna telefonata di riscatto è giunta) ha una matrice « politica »? Solo ipotesi, soltanto ipotesi, che gli inquirenti stanno esaminando in queste febbrili ore di prime indagini. Il dott. Vittorio Ballarino Gancia non aveva alcun timore di essere rapito e non aveva preso pertanto alcuna precauzione. Temeva invece che qualche malvivente potesse rapirgli i figli. Questa era la sua ossessione e ripeteva continuamente di dover trascorrere delle notti in bianco sempre col timore che gli arrivasse la notizia del rapimento dei figli. Oltre ad un fratello che è in America, ha tre sorelle, Simonetta, già giunta a Canelli, Maria Luisa e Giusy. In serata è partito da Torino per Canelli il capo dell'antiterrorismo dottor Criscuoio. L'alto funzionario di polizia si è mosso in seguito a una telefonata del tenente dei carabinieri di Canelli che attribuisce alle «brigate rosse» il sequestro Vallarino Gancia. Sergio Ronchetti Vittorio Gancia