Bertoglio resta in rosa di Maurizio Caravella

Bertoglio resta in rosa Panizza primo alla Maddalena, i migliori in un fazzoletto Bertoglio resta in rosa Il bresciano entra di diritto tra i favoriti del Giro, ma Baronchelli e Gimondi aspettano le Dolomiti per sferrare l'attacco Semitappa a Pontoglio: Van Linden declassato, vince Sercu (Dal nostro Inviato speciale) La Maddalena, 3 giugno. Panizza è l'eroe della Maddalena, ma Bertoglio sta diventando l'eroe del Giro. Era la prova della verità, per lui, ex gregario diventato capitano all'improvviso, da un giorno all'altro, un po' a causa degli errori di Battaglin, molto per merito di quelle sue gambe che sembrano grissini un po' gonfiati, e chissà come fanno a sprigionare tanta potenza. Tanta responsabilità sembrava dovesse schiacciarlo, come un carico troppo pesante per lui. E invece Bertoglio proprio oggi, nel giorno più delicato, ha dimostrato di poter portare quel peso senza affanno: e con giudizio, soprattutto, perché la lezione subita da Battaglin è servita anche a lui, gli ha insegnato a usare il cervello. Panizza voleva vincere la tappa? Padronissimo: piuttosto di imballare il suo motore, Bertoglio si è accontentato di arrivare secondo, però davanti a tutti quelli che vogliono portargli via la maglia rosa. Correndo così, come un campione vero, ha vinto anche lui, in fondo. Distacchi minimi, sfumature, ma psicologicamente importanti, per il finale di questo Giro d'Italia che sta diventando davvero un « thrilling ». Bertoglio arriva in cima alla Maddalena undici secondo dopo Panizza e subito prima di Baronchelli; quattro secondi ed ecco Galdos e Perletto: poi Oliva e Gimondi, staccati di una cinquantina di metri, forse meno. Tutti i favoriti del Giro in un fazzoletto. Eppure non è un match pari, se si guarda al di là delle cifre. Non è un match pari, perché Bertoglio ora sa di poter vincere il Giro; e non lo è anche perché Gimondi, in una mini-corsa che per lui era un vero trabocchetto, ha evitato di cadere nella trappola grazie ad una forma che migliora di giorno in giorno. E' sempre stato lento, Felice, a mettersi in azione ed in una semitappa come questa, con poco più di 3B chilometri di pianura e poi un'impennata brusca, improvvisa, che non concede un attimo di respiro, si pensava che il vecchio Gimondi sarebbe stato ricacciato indietro dagli scalatori puri, da quelli che qualcuno chiama gli « sprinters » della montagna. E invece l'ex campione del mondo è ancora lì, più tenace che mai. E' stata una delle giornate più lunghe e difficili del Giro, anche se stavolta non ha provocato terremoti, ma soltanto qualche piccola scossa. Sveglia alle sei, partenza alle otto da Omegna, per la prima semitappa. Subito un intoppo: c'è una manifestazione di protesta degli opera) della Bialetti, della Layostina e della Girmi, che sono le più importanti fabbriche della zona ed occupano circa duemila persone, impegnate da tempo in scioperi articolati per una lunga serie di rivendicazioni sindacali. Avevano minacciato di non far partire il Giro, si accontentano di far ritardare il via di una decina di minuti. Torriani, maestro nell'arte della diplomazia, vince la sua prima battaglia, facendo un'ottima figura con Levitan, condirettore del Tour, che oggi è ospite della sua « ammiraglia » all'insegna del « vogliamoci tanto bene ». Ma i guai più grossi devono ancora venire, perché presso Ponte San Pietro altri operai, stavolta della Philco-Bosch, sono decisi a fermare i corridori. Chiedono garanzie di pieno impiego per le maestranze, sono ormai in lotta da più di un mese, vorrebbero aluto dal Giro d'Italia, per far sapere a tutti in che condizioni vivono. Ancora febbrili trattative di Torriani, ancora un compromesso. Il Giro si ferma, sì, ma per cinque minuti. Si arriva allo sprint senza nuovi intoppi e Van Linden, con una volata di tipo banditesco, prima commette una vistosa scorrettezza su Basso (che agita minacciosamente i pugni) poi danneggia anche Sercu 3 infine riesce a mettere la sua ruota davanti a tutti. Basso grida che è una vera ingiustizia e scova dal suo vocabolario alcune espressioni in veneto che Van Linden non capisce, ma che sicuramente sono efficaci. Sercu, mantenendo invece la compostezza di un milord inglese, si limita a far segno che Van Linden è matto. La Brooklyn presenta reclamo e la giuria stavolta lo accoglie, retrocedendo Van Linden all'ultimo posto. Un po' di riposo a Pontoglio, poi la seconda semitappa, quella che conta. La squadra di Bertoglio è quasi tutta nelle prime posizioni, perché vuol portare il suo nuovo capitano ai piedi del¬ la Maddalena nelle migliori condizioni di freschezza. Gimondi ed i suoi hanno l'interesse opposto, hanno bisogno che la corsa diventi dura subito: e allora si fila a cinquanta orari e Rodriguez (compagno di Gimondi) tenta addirittura di andarsene, ma a quella velocità forse non ci riuscirebbe neppure Merckx. Sette chilometri, con pendenza media vicina al dieci per cento e con tratti al tredici: una specie di muro, che si presenta all'improvviso, come un castigo finale per chi non sa arrampicarsi. La strada è strettissima, la folla è enorme, non c'è neppure l'ombra di una transenna. Una siepe umana, tappezzata di cartelli, tutti per Bertoglio, che qui è a casa sua: « Sei tu il nuovo Fausto », oppure: « Basta con la modestia, sei un campione ». Tanta gente che non spinge su la maglia rosa a braccia, ma lo fa col pensiero. E Bertoglio è subito davanti, a far l'andatura, fin dai primi tornanti: con lui restano in venti, i migliori, poi anche Battaglin si stacca. A tre chilometri dalla vetta Bertoglio si volta e si accorge che dietro di lui sono rimasti in quattro: Galdos, Baronchelli Panizza e Perletto, che però subito dopo non regge II ritmo e perde le ruote. Anche Gimondi è più indietro, ma non di molto: mantiene il suo passo, regolare e potente, per non imballarsi. Sa che è l'unico modo per limitare i danni. Due chilometri al traguardo. Ora guida la piccola fila Galdos, dietro di lui c'è Bertoglio, Panizza è In terza posizione e decide che è il momento di prendere tutti di sorpresa. Scatta come se fosse in pianura, gli altri gli arrivano a dieci metri, forse meno, e allora Panizza allunga ancora. La tappa è sua, oggi è lui il più forte. Bertoglio e gli altri devono anche pensare a tenere in serbo qualcosa per le Dolomiti, il Giro non finisce in cima alla Maddalena. Domani si ricomincia, col Bondone. Proprio come a un tavolo da poker, Bertoglio, Galdos, Baronchelli e Gimondi sì guardano negli occhi senza parlare, sperando di cogliere qualche segno di debolezza, qualche segno di «bluff» ma ormai vince chi ha le carte migliori, perché è un piatto ricco e nessuno si tira indietro. Neppure Bertoglio, diventato un favorito all'improvviso, contro tutti i pronostici e forse anche contro se stesso. Maurizio Caravella La Maddalena. Panizza esultante sul traguardo (Telefoto)

Luoghi citati: Italia, La Maddalena, Omegna, Ponte San Pietro, Pontoglio