Liberato il dirigente rapito Riscatto di mezzo miliardo

Liberato il dirigente rapito Riscatto di mezzo miliardo Di notte, alla periferia di Milano Liberato il dirigente rapito Riscatto di mezzo miliardo Ha 54 anni, era stato sequestrato sotto casa - La madre è gravemente ammalata e quando i familiari chiesero di abbreviare le trattative i banditi risposero: « Ce ne freghiamo » - L'uomo nella « prigione » è stato maltrattato e nutrito a frutta e latte (Nostro servizio particolarel Milano, 3 giugno. E' durata un mese la prigionia dell'ingegner Niso Villani, 54 anni, sequestrato sotto la sua abitazione la sera del 4 maggio scorso e liberato la scorsa notte, dopo il pagamento di un riscatto di mezzo miliardo, all'estrema periferia Sud della città. La madre, Caterina Rapetti di 76 anni, duramente provata dalla vicenda; è in gravissime condizioni all'ospedale; quando ancora erano in corso i contatti con i banditi è stata colpita da un embolo e le sue condizioni sono andate via via peggiorando. Anche le condizioni di salute dell'ingegner Villani non sono perfette: a titolo precauzionale è stato ricoverato in una clinica privata per rimettersi dallo choc. Il rapito è stato rimesso in libertà la scorsa notte, pochi minuti prima delle due e trenta. Era stato bendato con un fazzoletto bianco e gli era stato infilato un passamontagna di lana pesante blu. I polsi erano serrati da una corda e le caviglie da una catenella. E' stato scaricato da un furgone direttamente a terra. Solo quando ha sentito l'automezzo dei malviventi allontanarsi ha cercato di liberarsi e ha impiegato pochi minuti. Con passo malfermo ha percorso circa un chilometro di strada cercando inutilmente di fermare alcune auto di passaggio. E' giunto finalmente in località Noverasca dove ha sede un deposito di rottami di proprietà del signor Galvani. Il custode, Luigi Anni, di 55 anni, quando ha sentito suonare al cancello ha temuto di avere che fare con malintenzionati ed è andato ad aprire impugnando una doppietta, Niso Villani ha stentato a convincerlo della propria identità. Il suo aspetto era poco rassicurante: barba lunga, sguardo allucinato, molto sporco, indossava gli stessi abiti di un mese fa quando era stato prelevato sotto casa. In quell'occasione, durante la lotta per sfuggire ai rapitori aveva perso le scarpe e i banditi gliene avevano dato un altro paio, usate, di camoscio, alte fino alla caviglia. Convinto il guardiano, l'ingegner Villani ha telefonato, prima a casa, alla sorella e poi alla polizia. Gli agenti della squadra scientifica hanno individuato in pochi minuti il punto esatto in cui era stato rilasciato, ma non hanno trovato elementi utili alle indagini. Oltre ai legacci e al passamontagna solo un pacchetto di sigarette e una copia di un quotidiano milanese del mattino di due giorni prima. Durante il tragitto per tornare a casa l'ing. Villani ha fatto un primo sommario racconto. Ha detto che appena caricato sull'auto dei banditi, un mese fa, era stato colpito al capo con una sbarra di ferro e aveva perso i sensi. Si era ripreso in una stanza buia, probabilmente una cantina dove non giungevano rumori particolari: unico indizio un forte puzzo, forse di stalla. Le orecchie gli erano state turate con tappi di cera e quando uno dei suoi carcerieri gli doveva parlare gli liberava un orecchio e gli sussurrava le istruzioni, in modo che non potesse riconoscere la voce. «Questo periodo è stato peggiore dei venti mesi dì prigionia passati in Grecia durante la guerra» ha esclamato Niso Villani da mangiare ha avuto poco, soprattutto latte e frutta. Le trattative per il suo rilascio sono state condotte dalla sorella. I banditi si sono messi in contatto con la famiglia più volte per telefono e hanno anche fatto pervenire, due volte, testate di giornale sulle quali era uno scritto del rapito. Le raccomandazioni fatte ai rapitori all'indomani del sequestro perché avessero cura della salute dell'ing. Villani non sono state assolutamente seguite dai malviventi. Nessuna delle medicine gli è stata somministrata e quindi il professionista è ora in precarie condizioni di salute. Molto più grave è la madre, anziana e già ammalata da tempo. Dodici giorni dopo il sequestro del figlio è stata colpita da un embolo ed è stata ricoverata in ospedale. Il portavoce della famiglia ne ha avvertito i banditi durante una telefonata. «Per favore ha detto — la signora Villani sta molto male; affrettiamo le trattative, diminuite le vostre richieste perché il figlio possa tornare al più presto e la riveda viva». La risposta dei rapitori è stata crudele: «Ce ne freghiamo». Solo dopo un mese la trattativa si è conclusa e il riscatto è stato pagato il 28 maggio scorso dalla sorella, in Piemonte, nei pressi di Torino. La sua vettura è stata affiancata da quella dei malviventi ed è avvenuto il passaggio delle valigie piene di banconote. Poi ancora 6 giorni di angosciosa attesa per i congiunti. Temevano che i rapitori volessero altri soldi quando a farli uscire dall'incubo, la notte scorsa, è giunta la liberazione. Marzio Fabbri Ancora prigionieri dei banditi Ci sono ancora dieci persona sequestrate c di loro non si sa nulla. Quattro sono state rapite lo scorso anno: Giuseppe Maria Carta, 18 anni, il 17 aprile a Cagliari Luigi Daga, 21 anni, il 19 agosto a Oristano Emanuele Riboli, 17 anni, il 14 ottobre a Buggiugatc (Varese) Giovanni Stucchi, 30 anni. Il 15 ottobre a Olginotc (Lecco). Le altre sci, quest'anno: Tullio De Micheli, 61 anni, il 13 febbraio a Come-rio (Varese) Carlo Saronio, 26 anni, il 14 aprile a Milano Francesco Napoli, 20 anni, il 9 maggio a l'almi (Reggio Calabria) Angelo Malabarba, 59 anni, il 14 maggio a Gaggiano (Milano) Claudio Chiacchierini, Il anni, il 17 maggio a Torrimpictra (Roma). Italo Malici, 65 anni, il 50 maggio a Olbia.