Vuole uccidersi: suo fratello forse è in carcere innocente

Vuole uccidersi: suo fratello forse è in carcere innocente Una ragazza sul cornicione a Cuneo Vuole uccidersi: suo fratello forse è in carcere innocente Ha 25 anni, è la sorella del nomade che deve scontare 18 anni per rapina - La Cassazione ha respinto il ricorso - La giovane è stata convinta a scendere dopo un'ora e mezzo: accusata di calunnia, forse il suo gesto servirà a far riaprire il procedimento (Nostro servizio particolare) Cuneo, 3 giugno. Una giovane nomade, Evelina Argenta di 25 anni, dimorante in un accampamento alla periferia della città ha minacciato stamane per quasi un'ora e mezzo di gettarsi dal cornicione del palazzo di giustizia di Cuneo sconvolta perché giorni fa la Cassazione ha respinto l'istanza di revisione del processo che aveva portato alla condanna a 18 anni di carcere di un suo fratello, Modesto, di 32 anni. La clamorosa protesta, cui hanno assistito migliaia di cuneesi, è cominciata alle 10 e si è conclusa alle 11,30 quando il sostituto procuratore della I Repubblica dottor Bissoni, che con i colleghi dottor Masante e dottor Calabrese e l'avvocato Vercellotti aveva a lungo esortato la ragazza a desistere dal suo proposito, ha accettato la condizione posta dall'Argenta per ritirarsi dal cornicione: essere arrestata per calunnia per riuscire a dimostrare l'innocenza del congiunto. La .giovane anziché in carcere è stata però ricoverata in osservazione nel reparto neurologico del nostro ospedale: i medici le hanno riscontrato una notevole eccitazione nervosa e il suo interrogatorio è stato quindi rinviato a domattina. La vicenda s'è iniziata pochi minuti prima delle 10 quando l'avvocato Gianni Vercellotti, j patrono di Modesto Argenta, I sha ricevuto una drammatica | cnstelefonata in studio da Eveli na. «Avvocato — ha detto la ragazza — ho decìso di uccidermi in tribunale dove sono cominciate le sventure della nostra famiglia». Prima che l'avvocato Vercellotti potesse i rispondere Evelina aveva già ! riagganciato il microfono. Il | penalista ha subito informato il «113» e quindi ha raggiunto il palazzo di giustizia che si affaccia sulla centralissima piazza Galimberti gremita stamane per il tradizionale mercato settimanale. Nel frattempo Evelina Argenta, raggiunto non si sa ancora come l'archivio posto all'ultimo piano del palazzo, aveva aperto una finestra ed era salita sul cornicione da dove ha urlato in direzione della folla che l'osservava prima incuriosita e poi sgomenta: «Mio /rateilo è in prigione innocente mentre i veri responsabili sono liberi e tranquilli. Nessuno mi dà più ascolto, tanto vale che mi uccida; la mia morte forse servirà a far liberare Modesto ». Mentre accorrevano sul posto i vigili del fuoco con scale e teloni il sostituto procuratore dottor Bissoni, il giudice istruttore dottor Masante, il pretore dottor Calabrese affacciati alla finestra, a pochi metri dalla Argenta, iniziavano un drammatico colloquio con la ragazza che continuava a essere paurosamente in bilico sul cornicione. Si è cercato di spiegarle che una nuova istanza di revisione poteva essere presentata e che in ogni caso il Presidente della Repubblica poteva prendere in considerazione la domanda di grazia per il fratello. Evelina Argenta era però irremovibile. «Voi sapete chi sono i veri responsabili del delitto attribuito a mìo fratello — ha continuato a urlare la ragazza — vi abbiamo denunciato i loro nomi, perché non prendete provvedimenti? Sono una calunniatrice? Allora arrestatemi». Il colloquio fra i magistrati e la giovane è andato avanti per un'ora e mezzo mentre sulla piazza la folla si ingrossava bloccando anche il traffico. Modesto Argenta, sposato e padre di due bambini, è stato assolto a Cuneo e condannato a 18 anni dalla corte d'assise d'appello di Torino per la sanguinosa aggressione avvenuta il 18 gennaio 1965 a un orefice di Moretta contro il quale due banditi spararono un colpo di pistola durante una rapina accecandolo a un occhio. La sentenza venne confermata dalla Corte suprema ma l'Argenta fu arrestato solo due anni fa. Ora si trova recluso nella casa penale di Possano. Sulla sua innocenza giura anche un sacerdote, don Gasparino, fondatore della «Città dei ragazzi» di Cuneo il quale conosce i veri responsabili della criminosa impresa ma non può renderli noti perché vincolato dal segreto del confessionale. Si tratterebbe di due giovani, due nomadi, che sospettati in un primo tempo furono poi prosciolti. La famiglia Argenta li ha denunciati, dopo averli invano esortati a confessarsi colpevoli, ma entrambi non possono più essere incriminati perché la legge ita liana vieta che un cittadino possa di nuovo essere processato per un delitto dal quale è stato già assolto. La situazione giuridica di Modesto Argenta, che in carcere piange e si dispera, in apparenza è quindi senza via di uscita. Solo la confessione dei veri responsabili, che come si è detto non rischiano più nulla, potrebbe salvarlo. Ma i due sfavpbRe(indSqsvsfcaptdsdqpdifRgrsncnq si, il processo per calunnia contro Evelina Argenta che nomadi rifiutano di autoaccu-sarsi e sono, anzi, scomparsi, Resta, come estrema ipote-stamane pubblicamente ha fatto i nomi di coloro che dovrebbero trovarsi in cella al posto di suo fratello. Se il dibattimento dovesse conclu¬ 1 dersi con la sua assoluzione i i resterebbe dimostrato che la j 1 sua denuncia ha fondamenti i di verità e in questo caso l'in granaggio della revisione potrebbe rimettersi in marcia. Anche se non confessato è probabilmente questo il motivo che ha spinto stamane Evelina Argenta a salire sul l minacciare di gettarsi nel vuoto se non veniva arrestata. Il magistrato si è però riser-1 vato di decidere solo domani : se confermare o meno Tordi-. ne di cattura strappato dalla | ragazza in circostanze senza ' dubbio eccezionali. | Gianni De Matteis j I Cuneo. Evelina Argenta sul cornicione del terzo piano del palazzo di Giustizia (Badino)

Luoghi citati: Cuneo, Torino