Biennale senza quadri né soldi di Marziano Bernardi

Biennale senza quadri né soldi BOICOTTAGGI E INCERTEZZE PER L'ENTE VENEZIANO Biennale senza quadri né soldi Sempre e soltanto "murali" alle arti figurative? - Adesso il presidente ha in cassa undici milioni di lire Carlo Ripa di Meana, so- cialista, presidente della Biennale di Venezia, ha denunciato ai giornalisti presenti al seminario su «Creatività e tecnologia educativa» col quale la Biennale ha inaugurato la sua stagione 1975, il tentativo di «strangolamento» dell'ente proprio all'inizio dell'attuazione del suo programma di rinnovamento; e gli ha fatto eco il giornale del suo partito affermando che gli artefici del boicottaggio finanziario perseguono fini chiaramente politici. Dunque la lotta per il potere si nasconderebbe anche «in mezzo ai quadri», come ha scritto l'altro giorno un settimanale a proposito dell'inaugurazione del nuovo Museo d'Arte Contemporanea di Bologna. Ma quali quadri, dato che l'anno scorso alla Biennale, tolti i «murali» politici per il Cile, non ne abbiamo visto neppur uno? Il fatto è che Ripa di Meana ha presentemente in cassa per le manifestazioni del 1975 la somma di 11 milioni di lire, mentre i suoi crediti dallo Stato, dalla Regione Veneto, dalla Provincia e dal Comune di Venezia ammonterebbero — a quanto ci è dato di leggere — ad un miliardo, 412 milioni e 600.000 lire: un gruzzolo che una vischiosa lentezza di circolazione (sarebbe necessaria una cura di «Complamin») impedisce di giungere al cuore della Biennale, con la sollecitudine imposta dalla legge e da varie convenzioni. E che sia una lentezza soltanto burocratica o connessa con la congiuntura economica, Ripa di Meana lo esclude: na¬ i sconde un doppio gioco po ! litico, rivalità di partiti e ! larvata ma tenacissima cp- ' posizione all'impegno demo- ' cratico ed antifascista sot- ' tinteso nel nuovo statuto ! della Biennale. Egli tuttavia j non si arrende; fa assegna- | mento su una collaborazio- i ne nazionale e internazionale, si recherà prossimamen- ! te a Parigi e a Mosca per j stringere accordi, pare abbia ! promesse da vari enti cultu- I rali italiani tra cui il Tea- j tro Stabile di Torino. Sforzi che si spera siano ' coronati dal successo; ma i dubitiamo che l'ottengano i nella misura necessaria a ■ una prospera vita della | Biennale senza la pressione i dell'opinione pubblica: la j medesima che, sollecitata nell'ultimo ventennio dalla polemica propaganda gior- nalistica, ha condotto l'Italia a una presa di coscienza (conviene riconoscerlo) affatto nuova e rivoluzionaria dei valori ideali e pratici dei suoi «beni culturali», sì che dalla recente costituzione del nuovo dicastero il ministro Spadolini può con inconsueta frequenza annunziarci felici provvedimenti. Viceversa al suo stato attuale la Biennale di Venezia non ha alcuna presa, purtroppo, sull'opinione pubblica italiana, che se ne di¬ i sinteressa completamente; ne potrebbe essere altrimenti. Per anni ed anni con fiumi di parole parlate e scritte si discusse per elaborare il suo nuovo statuto ripulito dal marchio fascista. Finalmente promulgato, ci si poteva attendere una vigorosa ed entusiasmante risurrezione per la sua prima applicazione. Trovammo invece, disse- minata in vari punti della città intirizzita da un precoce freddo autunnale e dalla pioggia, la suddetta mostra dei «murali», certamente interessante, ma dove l'intento politico assorbiva totalmente quello artistico; e la mostra delle fotografie di Mulas ai «Saloni». Nient'altro per il settore delle arti figurative, quello per il quale la Biennale era nata nel 1895, ampliato internazionalmente in tutte le sue edizioni fino al 1972, spina dorsale delle altre successive manifestazioni, cinema, teatro, musica, senza dubbio importanti, ma non quanto l'immensa mostra ai Giardini che coi suoi 18 padiglioni stranieri, in un arco di quasi ottant'anni, malgrado i suoi vi- i zi di metodo, il suo «classi- ! smo», lo spirito autoritario della sua organizzazione «dall'alto», bene o male fece conoscere a folle immense di visitatori d'ogni ceto l'arte mondiale contemporanea, costituendo il più grandioso «spettacolo» culturale d'Europa. Compito primo della nuova Biennale è stato distruggere quest'organismo, criticabile fin che si vuole, ma non trascurabile e neppure nocivo: sostituendolo con un altro fortemente «politicizzato» e «socializzato», inteso a una continuità di proposte ideologiche e metodologiche, di dibattiti, sperimentazioni, seminari di studiosi, convegni di «addetti ai lavori»: di quest'ultimi nei 42 giorni della Biennale 1974 che — limitata per le arti figurative alle due citate manifestazioni — comprese 41 rappresentazioni teatrali, 22 concerti, 140 film, se n'ebbe (leggiamo sul periodico «D'Ars» in un articolo dello spagnuo lo Vicente Aguilera Cerni) j ben 102. Quanto alla «caccia al ! pubblico popolare» che por- I tò certe manifestazioni fin i nelle fabbriche di Mestre e ! di Marghera seguendo il programma del «decentramento» culturale, va riconosciuto il suo buon esito. Ma che senso ha — se non quello di una tinta demagogica — allestire uno spettacolo in un provvisorio tendone da circo tra spifferi da torcicollo quando non mancano gli am- j bienti appositamente attrezzati? E intanto la Biennale progetta per questo 1975, tra | il 24 e il 27 luglio, un nuovo convégno «progettuale» in- j ternazionale sul tema « La i Biennale, una istituzione al i servizio del dibattito inter- ì nazionale», con particolari a- perture ai paesi del Terzo Mondo. Ancora parole, ancora propositi probabilmente assennatissimi: ma dov'è il pubblico che accorrerà ad ascoltarli, come accorreva ai Giardini nel 1948, impaziente e festoso, per la gran mostra degli Impressionisti? Sarebbe ingenerosa e gretta incomprensione del molto ! lavoro compiuto da Ripa di .Meana e dai suoi collabora- ! tori per dare alla Biennale una possibilità di sopravvivenza nel mondo contemporaneo «come attività pilota e indicatrice, creativa e anticipante», insistere su quanto s'è qui fugacemente accennato. Ci limitiamo a riferire le parole dell'Aguilera Cerni: «E' evidente la mancanza di chiarezza che regna intorno a un concetto apparentemente tanto semplice come quello del "pubblico" al quale saranno indirizzate le futu- re manifestazioni della Bien naie». E' difficile creare un pub- blico, non di soli speciali st'- offrendogli soltanto dei dibattiti ideologici e metodo logici. Un pubblico che pos- sa premere sul potere politico per far uscire dal presente impasse la gloriosa istituzione veneziana. Marziano Bernardi

Persone citate: Aguilera, Carlo Ripa, Cerni, Mulas, Ripa, Ripa Di Meana, Spadolini, Vicente Aguilera