La capitale del malessere di Andrea Barbato

La capitale del malessere MILANO ANTICIPA ED ESASPERA LE TENSIONI DEL PAESE La capitale del malessere E' all'avanguardia nel bene e nel male, mescola rabbie vere e rabbie fìnte - II volume "d'affari" della delinquenza è di 250 miliardi all'anno, da una piccola borghesia stizzosa ed emarginata escono i nuovi fascisti che accoltellano e sparano (Dal nostro inviato speciale) Milano, giugno. L'altra sera, venerdì, nel | centro di Milano, Ira il bari Barba e il cinema Nuovo Arti, eravamo davvero uno I strano corteo. In testa a tut una ragazza minuta, pai Ì^J^S^A^ 1 ricordare u percorso, le so | ste< ie parole che aveva | Urna passeggiata che aveva no fatto assieme, prima che j scambiato col suo fidanzato, una domenica prima, nell'ut- una squadra di fascisti glie- lo uccidesse sotto gli occhi, a colpi di coltello. Dietro, veniva il magistrato, coi suoi aiutanti. Poi, l'avvocato di parte civile, che non scambiava parola con gli ai- tri avvocali, i patroni degli imputati, un po' sospettosi e un po' distratti, qualcuno col cronometro alla mano. E dietro ancora, i giorna Usti. Tutt'intorno, sotto i portici di corso Vittorio E- I manuele e di San Babìla, Ira ! agenti con mitra ed elmetto, I si aggiravano gli uomini del- \ la « politica », i funzionari della questura, i tecnici del la « scientifica ». La gente si fermava solo un attimo a guardare, non capiva, preferiva tirare di lungo. Da quel- le parti, di sera, s'è visto di tutto, meglio non immischiarsi. Allora è vero che a Milano si vive spalla a spalla col malessere, con la rabbia, con la violenza? Che si è fatta quasi l'abitudine a evitare certe strade, a uscire meno di sera, e magari a portare un'arma nella giacca o nella borsa? E' una strana coincidenza che il sindaco di Mi lano presenti un suo libro, intitolato « Vivere a Mila no », proprio nello stesso giorno in cui i commenti di due o tre grandi giornali italiani sono riassunti da un'altra frase: « Morire a Milano ». Dice Aldo Aniasi, agli amici del Circolo della stampa: « A Milano, si lamenta di più chi vive meglio. E' soprattutto nei salotti milanesi che si sente ripetere che la città si sta degradando ». Ma poi andiamo a parlare con lui, a quattr'occhi, nel suo studio di Palazzo Marino, e scopriamo che non si nasconde certo le preoccupazioni. Racconta una cosa che l'ha colpito, quando è andato a inaugurare l'agenzia di via Mazzini della Banca Popolare di Milano. Sta nascendo una vita sotterranea, scantinati a prova di bomba. Non si affittano più solo casseforti e cassette di sicurezza. Commercianti e operatori economici, gioiellieri e pellicciai, affittano un intero ufficio blindato, senza finestre, con la porta a combinazione, e lì ricevono i clienti. Si negozia, si vendono diamanti, brevetti o pelli pregiate, poi il compratore fa pochi passi in un corridoio e va a mettere la merce acquistata in un altro ufficio simile, o in una valigia blindata. Tutto sottoterra, senza uscire mai alla luce del sole. Che succede a Milano? E' vero che è diventata la capitale della criminalità? E perché? « Perché qui c'è ancora la ricchezza, accanto alla povertà », risponde Aniasi. E' una spiegazione semplice, ma efficace. La Lombardia, in questi tempi grami, produce ancora un reddito annuo di 15.000 miliardi. La gente che spende è ancora visibile, i ristoranti sono pieni anche se i prezzi impazziscono e se le signore lasciano a casa gioielli e mantelli, girano macchine di lusso, gli affittì toccano tetti impensabili. Un giornale dimostra, cifre alla mano, che il volo delle « farfalle », cioè il volteggio delle cambiali, s'è fatto frenetico, ma poi tutti via per i ponti, non c'è posto in riva ai laghi nemmeno se piove. case malsane. C'è poco da stupirsi poi se, come lamenta Elio Quercioli, capolista comunista, nella campagna elettorale « gli elementi emozionali prevalgono su quelli razionali ». Milano del terrorismo politico, ma anche della criminalità comune, dilagante, dura, imprendibile. Il Consiglio regionale lombardo incarica una commissione di promuovere un'inchiesta sulla malavita organizzata in Lombardia, e ne esce — proprio in questi giorni — un fascicolo alto come una guida telefonica, grafici allarmanti, diagnosi preoccupate. Fra le grandi città, non so- \ lo italiane, ma europee e j mondiali. Milano è ai primi i posti per tasso di crimina- \ lìtà. Il volume «d'affari» i della delinquenza è di 250 I miliardi di lire all'anno, « Ma s'avvicina ad assomigliare ai 400 miliardi, che sono il bilancio del Comu- i 1 j ■ te Amasi Un quinto di tut- ne », commenta amaramen¬ te le auto che si rubano in \ Italia spariscono qui in Lombardia. Droga, prostituzione, furto e rapine sono le voci più « affollate », anche se è l'indice del sequestri a far impazzire le statistiche. bro da parte di migliaia di giovani che celebrano un festival di musica pop, piovono accuse e denunce. Dice Aniasi: «Devo discutere l'aggettivo, contrattare la definizione. Se condanno le Brigate rosse, parlo di barbarie e di gravissime deviazioni, ma aggiungo che sono "sedicenti" rosse, mi saltano addosso. Se esprimo concreta solidarietà agli esuli greci, o cileni, fanno cadere il soffitto di Palazzo Marino». Gli extraparlamentari lo fischiano, al Palalido, gli abusivi protestano in corteo, lui va ai funerali delle vittime uccise dai fascisti \ «per non lasciare ai grup j pi il monopolio di rappre- I i sentare Milano», quando si \ tratta dì dare una risposta ! i immediata alla violenza. I tt__ ■ ! \ I | ; I I I I j | I j Una Milano inquieta, dove i navigare è difficile per tut- 1 ti. I comunisti, che stanno j snerimentando una «via lom- ■ barda» al compromesso sto- rico, sono qui in polemica frontale cm la nuom \ sira dei gruppi. «Non si può scavare un solco fra operai e studenti», dice Quercioli. «E poi, che linea politica è quella di impedire i comizi del msi?». Gli rispondono con ironie sanguinose. Ma c'è l'estremismo «nero», quello dei coltelli e delle pistole, dei nazisti di San Babìla e dintorni, delle svastiche nelle scuole ebraiche. Un'altra commissione lavora da tempo per scoprire le basi economiche e sociali del neofascismo, accumula dati e radiografie, scopre collegamenti. Tutti gli stereotipi sul «salotto nero» e il «fascismo per bene» sono saltati. Ora ci sono i morti, gli angoli di Milano trasformati in altari popolari, con i fiori e i disegni dei ragazzi delle elementari. La maggioranza silenziosa s'è dissolta, distrutta dall'insuccesso dei suoi cortei, incalzata dagli avvisi giudiziari. «Ma soprattutto», secondo Quercioli, «dissanguata dal fatto che la borghesia milanese ha scelto bene, il Corriere, la Confindustria, i com- j mercianti, si sono schierati 1Idalla parte opposta, non le hanno dato appoggio». Chi sono allora quelli che sparano e accoltellano, o quelli che vanno ad alzare il braccio al processo LaiMurellì, gridando «Sieg heilì» al momento della sentenza? Anche sociologicamente, il «cuore nero» sta cambian- !do. lo squadrismo non è più indi lusso», motociclette cromate, abiti di sartorìa, pestaggi, ragazze e droga. Ora viene da una piccola borghesia stizzosa ed emarginata, spesso ignara, culturalmente I| I ! ! atona. «Sono aggressivi, esaltati, perché vogliono sentirsi importanti», spiega Aniasi. Ma non si ferma qui: è convinto, il sindaco e con lui molti altri, che vi sia dietro a questi delitti apparente\ mente casuali un disegno, un I piano terroristico, un'orga| nizzazione di criminalità po; litica anche internazionale. «Vogliono far paura a MiI lano perché è la migliore città d'Italia». Chissà, forse per tanti versi lo è davveI ro. E un po' di paura ce l'ha, dopo un così lungo eI lenco di stragi, e tanta maI lavita. Ma in questa Milano j del '75 circolano anche umo| ri più solidi e diversi, proI poste nuove, e dibattiti dej sfinati a echeggiare lontano. Andrea Barbato Allarme da Nairobi

Persone citate: Aldo Aniasi, Aniasi, Barba, Elio Quercioli, Quercioli