Ci sono colpe dell'Italia e anche tante dell'Europa

Ci sono colpe dell'Italia e anche tante dell'Europa Ci sono colpe dell'Italia e anche tante dell'Europa A metà del 74, scrive il Governatore della Banca d'Italia nelle considerazioni finali che concludono la relazione presentata sabato all'assemblea annuale dell'istituto di emissione, l'Italia era «in condizione di solitudine; la stampa internazionale e quella interna non ponevano in dubbio se sarebbe avvenuta la bancarotta della nostra economia, ma soltanto speculavano intorno al momento nel quale ciò sarebbe accaduto». A un anno di distanza da quel momento drammatico e dai successivi tre mesi nei quali, nonostante le politiche adottate, si stentava a cogliere i sintomi di un miglioramento della situazione, «l'obiettivo della difesa della solvibilità esterna del Paese è stato raggiunto». Si coglie con chiarezza, nelle considerazioni finali di quest'anno, al di là della descrizione della politica economica seguita nell'anno appena trascorso, la soddisfazione i per essere riusciti a restituire al nostro Paese nei confronti degli altri Paesi industriali l'immagine di serietà che gli avvenimenti degli ultimi anni, politici ed economici, e soprattutto l'andamento disaj stroso dei prezzi e della bilanI eia dei pagamenti avevano leso in maniera molto grave. Le misure fiscali La Banca d'Italia non nasconde gli effetti negativi sui livelli dell'attività produttiva e dell'occupazione delia politica di stabilizzazione seguita nell'ultimo anno, ma attribuisce questi ultimi, soprattutto, I all'assenza di qualsiasi coopei razione internazionale nell'aifrontare i problemi conseguenti all'esplosione dei prezzi del petrolio e alla necessità di utilizzare, per al/rontare squilibri di natura e di dimensioni completamente nuovi rispetto al passato, gli stessi strumenti di politica economica, fra cui il controllo della domanda monetaria, previsti negli Anni 50 e 60 per squilibra congiunturali di origine interna e di dimensioni assai più controllate. Quello che sorprende, semmai, nelle considerazioni finali di quest'anno, è l'accento esclusivo sulla politica monetaria condotta nel 1974 ed il silenzio sul contributo delle misure fiscali adottate dal Parlamento nel luglio-agosto del '74 — che lo stesso Carli aveva sollecitato nella relazione dello scorso anno — alla stabilizzazione dell'economia italiana. Più in generale sorprende l'assenza di qualsiasi riferimento diretto o indiretto al fatto importante che, dopo anni di conflitti fra la politica economica seguita dai governi e quella che, dalla sua posizione, il Governatore della Banca d'Italia considerava e rendeva noto di considerare come la politica necessaria per il Paese, fra governo e Banca d'Italia vi sia stata una certa coincidenza di azioni e di indirizzi, sia per quanto riguarda la necessità di provvedimenti di carattere monetario e fiscale restrittivi, sia per quanto riguarda l'esigenza di una politica più attenta in materia di finanza pubblica. Le considerazioni finali di quest'anno non vanno, tuttavia, interpretate, come frettolosamente è avvenuto in alcuni dei commenti immediati, come un segnale di cessato pericolo per l'economia italiana. E' stato eliminato un problema drammatico ed urgente postosi nel '74, come è quello della solvibilità internazionale del Paese, ma gli efletti della crisi petroliera, uniti alle conseguenze di dieci anni di politica economica sostanzialmente sbagliata, sano ancora tutti da sconiare e peseranno sulle condizioni del nostro Paese in futuro a meno di profonde innovazioni di politica economica. In primo luogo, il vìncolo della bilancia dei pagamenti. Il rincaro delle materie prime, dei prodotti petroli/eri e dei prodotti alimentari, non e un fenomeno transitorio. «Una ripresa — scrive il Governatore della Banca d'Italia — dell'attività economica interna, non potrà non esercitare un effetto di stimolo sugli acquisti all'estero; il vincolo della bilancia dei pagamenti si manifesterà allora in tutta la sua crudezza se non sarà allentato dall'espansione delle esportazioni, e questo non avverrà se costi e prezzi non saranno competitivi. La compensazione del disavanzo petrolifero richiede un ivanzo nei restanti scambi di merci e servizi pari al 4,5 per cento del reddito nazionale; un'eccedenza di quest'ordine di grandezza fu conseguita negli anni 1965 - '68, in presenza di una domanda mondiale sostenuta e di continui guadagni di quote di mercato da parte delle nostre esportazioni. Ciò pone il problema se sia possibile garantire una crescita delle esportazioni di queste dimensioni e come sia possibile farlo». In secondo luogo, le condizioni strutturali dell'economia italiana. Nel corso di ! questi anni si è verificato un ! indebolimento della struttura | produttiva e finanziaria del i nostro Paese; è cresciuto il \ /abbisogno finanziario nel settore pubblico, ma non la sua produttività; crescono più lentamente gli investi' menti produttivi; diventa ' sempre più difficile assicura! re adeguati livelli di occupa1 zione nell'industria. In queste ' circostanze — osserva il Governatore della Banca d'Italia — le misure di sostegno della domanda «tendono a incontrare il vincolo della bilancia dei pagamenti e quello dell'inflazione, ancor prima di dar luogo a un consistente aumento dell'occupazione». Quiete o tempesta? In terzo luogo, ta condizioi ne dell'insieme dei Paesi indù'. striali. Crescono nell'ambito | dei Paesi industriali, e soprat' tutto di quelli dell'Europa occidentale, le tensioni ed i conflitti sociali e diventa sempre meno efficace e costosa guai; siasi politica di stabìlizzazio' ne economica. Questa condizione risulterà aggravata nei prossimi anni dalla modificazione dei rapporti di scambio fra prodotti industriali e materie prime e prodotti primari. In realtà «si sono modificati gli antichi rapporti fra le forze produttive» ma non emerge ancora una politica internazionale ed interna ai Paesi industriali basata su una visione sufficientemente ampia della natura dei problemi che hanno investito questi sistemi economici. Queste considerazioni, che danno il tono di fondo alla relazione del Governatore della \ Banca d'Italia, inducono a chiedersi se le minori preoccupazioni di questo momento nel nostro Paese ed in Europa siano, come qualcuno crede, la quiete che segue la tempesta o quella che la precede. In questa seconda chiave, personalmente interpreto la reiterata offerta di dimissioni del Governatore della Banca d'Italia. Giorgio La Malfa

Persone citate: Carli, Giorgio La Malfa

Luoghi citati: Europa, Italia