Finisce un'epoca per il Comune tanto discusso?

Finisce un'epoca per il Comune tanto discusso? Finisce un'epoca per il Comune tanto discusso? Palermo cercar uomini nuo vi La de ha rotto col passato escludendo Ciancimino e altri tredici - Pattuglia di intellettuali (guidata da Sciascia) a fianco del pei - E tutti parlano di rinnovamento (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 31 maggio. L'esclusione di Vito Ciancimino e di altri tredici consiglieri su trentaquattro uscenti dalla lista de per il comune di Palermo, è evento storico, memorabile, rappresenta uno dei motivi centrali di questa campagna elettorale. Ciancimino è stato il personaggio emblema di certo potere palermitano, predominante in una città che la commissione antimafia ha definito «permeabile» dal sistema della mafia. Un uomo discusso, ma anche ammirato, nella misura in cui era (ed è) temuto. Alla fine del '70 fu sindaco per breve periodo. Dovette dimettersi dopo le gravi accuse del capo della polizia, Vicari, contro il quale intentò causa per diffamazione e perse. Resistendo alle «chiacchiere» e alle inchieste parlamentari e giudiziarie, ha mantenuto fino a ieri la carica di capogruppo a Palazzo delle Aquile, prima di essere sacrificato dal suo partito sull'altare del rinnovamento, con un gesto clamoroso di rottura voluto da Fanfani e inflessibilmente attuato dal luogotenente siciliano onorevole Gioia, ministro della Marina mercantile. Nessuno avrebbe creduto, un mese fa, a una «purga» di tali proporzioni. «E' la fine dì un'epoca», si va ripetendo. Escono di scena, con Ciancimino, protagonisti di primo piano della gestione amministrativa cittadina, un nugolo di ex assessori, l'onorevole Matta, costretto da molte polemiche a lasciare l'antimafia, i Bellomare, i Di Fresco, i Giuffrè, l'ex sindaco Spagnolo, primo eletto nel '70. Molti hanno ripiegato sulle candidature provinciali, Ciancimino ha rifiutato, ha resistito fino all'ultimo al Diktat di Roma ì di Gioia: «Voglio un confronto con la città, pronto a dimettermi il giorno dopo le elezioni. O il comune o niente». E' uscito perdente, ma si è già ripreso. Mi assicurano che «sta lavorando» per il partito. Svolta sincera o obbligata dalle circostanze per la democrazia cristiana? Pare che tutto o quasi dovesse rimanere come prima, ma a precipitare le cose arrivò, il 30 aprile, l'appello alla città «contro il malgoverno» firmato da Leonardo Sciascia e altri 150 uomini di cultura e delle professioni, pubblicato dal quotidiano della sera L'Ora. Il proclama annunciava l'intenzione del gruppo di partecipare con una propria piattaforma autonoma alla campagna elettorale a fianco dei candidati del pei. Sciascia ha scritto: «Vogliamo parlare della piccola "libertà" di Palermo, città sempre più degradata e popolata, ad essere bene aministruta. La situazione siciliana è "anomala"; quella di Palermo ancora di più. Noi vogliamo che le cose mutino, nel senso di cui questa città, liberandosi dalle reti clìentelarì, dai rapporti di corruzione, ha dato indicazioni nei risultati del referundum sul divorzio». Nella Palermo che vide la vittoria dei «no», contro ogni previsione, l'appello ha avuto successo. Come diretta conseI guenza dell'iniziativa, Sciascia e un altro indipendente, il professore di filosofìa Franco Salvo, sono entrati fra i primi quattro nomi della lista pei per il comune, insieme con il segretario regionale Achille Occhetto e a Renato Guttuso. E' data per certa la loro eie-1 zione. Poteva la de andare al confronto del 15 giugno permettendo che agli occhi degli elettori 'a Palermo di Sciascia si contrapponesse a quella di Ciancimino? Di qui l'impulso democristiano ad attuare senza indugi il rinnovamento degli uomini, applicando la «circolare Fanfani» con un rigore ignorato in altre città. Il segretario regionale de, onorevole Nicoletti, di «Forze nuove» difende il «nuovo corso» del partito: «I temi del rinnovamento incidono più profondamente in una città come Palermo, su cui si sono addensati i fenomeni contraddittori del sottosviluppo, una \ città in espansione demografica colpita da una grave degradazione delle sue attività produttive. Non si tratta solo di una rotazione di dirigenti, il rinnovamento deve portare a una inversione di tendenza nel governo della comunità». La lista de è capeggiata dal sindaco uscente, Marchello, un colonnello dell'areonautica, «che mette tutti sull'attenti». Fra i nomi nuovi, lo storico professor Giunta, la pediatra Elda Pucci, il professor Ingrassia, il presidente del «Palermo Calcio», Barbera. Ambiente, produttività e partecipazione (grazie alla legge sui quartieri approvata dalla Regione sono i principali punti programmatici. «Deve cambiare la qualità del rapporto con la classe dirigente», afferma Nicoletti, che critica il pei per la sua «operazione intellettuale, una scelta di vertice». Il dibattito elettorale è permeato dai temi politici di fondo, ma i problemi reali incalzano: il risanamento dei 4 mandamenti del centro storico (80 mila abitanti nei «bassi» anche con 7-8 persone in una stanza), soluzione per l'impossibile traffico cittadino, l'acqua che manca, la periferia emarginata, l'esigenza di rivedere il piano regolatore generale. Circa i modi e i tempi di intervento, dipenderà molto dall'esito elettorale. Finora il comune è stato retto da una maggioranza tripartita depsdi-pri, con vicesindaco repubblicano e i socialisti all'opposizione da nove anni. Il psi partecipa però al governo regionale, dove anche i comunisti hanno buon accesso grazie al discorso «aperto» sulle convergenze autonomistiche. Alleati e avversari si augurano un ridimensionamento della de. Nel '70 la de ebbe 34 seggi (pri 7, psi 8, psdi 8, pei 10, psiup 2, pli 3, msi 5, monarchici 2, geometri 1). Insoddisfatto della giunta uscente è il repubblicano ingegner Ciaravino: «Abbiamo fatto solo ordinaria amministrazione. Nostro merito è aver garantito la stabilità della maggioranza. Ma questo non ci accontenta. Alla de chiederemo il conto, i problemi non possono aspettare». L'onorevole Macaluso (psdi) afferma che «si è lavorato fra grandi difficoltà, con l'opposizione blanda del pei e quella serrata del psi, partito ambivalente». Aggiunge: «Siamo lieti che la de faccia autocritica. Per dopo, vedremo. Sciascia? L'operazione è solo un espediente». Entrerà in giunta il psi? Per il professor Di Cristina, noto urbanista, «è importante che l'elettorato, più maturo di cinque anni fa, riesca a limitare lo strapotere de». Le prospettive future sono legate soprattutto a un «impegno sui contenuti»: si parla di buon governo, ma di che tipo? Occhetto definisce la lista del pei «di movimento, non di partito; gli indipendenti, con Sciascia, faranno parte a sé, disponibili all'incontro autonomo con le altre forze». Il dirigente comunista giudica già un grande risultato la liquidazione di Ciancimino: «Ma pensiamo di andare avanti il 15 giugno, facciamo appello anche agli elettori di destra, quelli che alle ultime elezioni votarono fascista per protesta: un voto sprecato, una protesta tradita». Lo scontro elettorale è ancora fiacco; si infiammerà nell'ultima settimana. Partecipano alla competizione anche «democrazia proletaria» (pdup), di nuovo la lista dei geometri, pensionati delle forze armate (età media 66 anni) e i pacciardiani di «Nuova repubblica». La lotta, intanto, è sotterranea per accaparrarsi il consenso. Può stupire che a Palermo, una delle capitali della disoccupazione, sia ancora in uso la compravendita dei voti? «Un blocco di cento — mi sussurra un giovane candidato de — ha quotazioni di diecimila lire l'uno, per 500 si paga il doppio». C'è persino un futuro consigliere provinciale democristiano che «va a benzina». Ha comprato buoni per 30 mila litri, spesa 9 milioni. Metti la de nel motore. Antonio De Vito

Luoghi citati: Palermo, Roma