Folle caccia ai predatori

Folle caccia ai predatori L'equilibrio della natura Folle caccia ai predatori Le esche avvelenate distruggono selvatici utili e sono pericolose per gli animali domestici e per l'uomo ■ Esposto alla Regione Piemonte siti, turbano un equilibrio che de ve essere costante. I cacciatori fanno strage di questi benemeriti «spazzini» perché, affermano, danneggiano la selvaggina. Li considerano in concorrenza con le loro doppiette a cui vogliono riservare, in esclusiva, il diritto di uccidere. E' anche questa una forma di inquinamento per la natura, dettata da un egoismo che non vuoi tenere conto dell'importanza del ruolo che, nella catena delle specie, questi animaletti assolve. Li insidiano con trappole e tagliole, tendono loro lacci per strangolarli durante le scorrerie notturne, lungo i sentieri, li « fucilano » se possono, ma più spesso riescono ad eliminarli completamente su vaste estensioni di territorio con i cosiddetti bocconi avvelenati: un po' di carne, burro o grasso di maiale cosparsi di stricnina. Il discorso sulle « ragioni » dei cacciatori e di chi vorrebbe la natura protetta, nella integrità delle sue espressioni, è vecchio e sembra inconciliabile. Ci sono voluti molti anni, in Italia, prima che ci si rendesse conto che l'aquila non era nociva, e che non lo sono i volturidi e tante altre specie di uccelli. Alcune regioni hanno dichiarato protetta questa selvaggina, in via di estinzione, soltanto dopo l'allarme suscitato dalla proliferazione dei rettili e delle vipere. La legge sulla caccia in Piemonte salva i volatili che pochi anni fa erano avviati allo sterminio, ma non ha saputo superare, del tutto, antiche « superstizioni » venatorie: cosi nelle riserve, private o sociali, nelle zone di ripopolamento e cattura, si continua ad autorizzare la cattura dei -nocivi» con i bocconi avvelenati, pericolosissimi anche per l'uomo (chi è oggi che non va a fare una scampagnata con i bambini?) e per gli animali domestici. Censimenti non esistono, anzi si fa di tutto per nascondere gli « incidenti », ma potrebbe essere interessante conoscere quanti ca-ni (anche di cacciatori) sono mor- ti per un boccone avvelenato quanti poveri gattini sono finiti fra tremende convulsioni provocate dalla stricnina. La questione, finalmente, è stala affrontata con un esposto a! I cacciatori li classificano «no- civi'. Sono gli animaletti di cui palpita e freme la vita notturna nei boschi e nelle campagne (fai- ne, donnole, puzzole, volpi e tan- ti altri ancora). Le loro voci so- I no selvatiche e feroci, versi som- I messi, soffi, lamenti. Si muovono per uccidere: è il ruolo che la natura ha loro destinato. Sono « livellatori » di una società che non ammette debolezze ed infer- mi. Raramente si rivolgono con- tro uccelli o piccoli mammiferi sani. Cercano le creature che in qualche modo, per difetti acqui- seppe Italiano, che ha avuto la sventura, trovandosi con gli amici e la famiglia, compresi alcuni bambini, di vedere morire, fra indicibili sofferenze, un cagnolino al quale era particolarmente affezionato. Quel giorno, che doveva essere di festa, fu un dramma. I I bambini rimasero choccati dall'esperienza. Giuseppe Italiano, ed ora a lui si affianca il WWF, si batte perche sia modificata la legge della ] Regione; perché sia vietato l'uso delle esche avvelenate, anche nei territori di riserva di caccia. E' una " crociata » che merita consi- j derazione. Gli stessi cacciatori infatti sanno bene che sterminare ; i cosiddetti nocivi » significa anche permettere la proliferazione delle vipere nelle campagne, poiché con i bocconi avvelenati muioiono i mammiferi ma anche gli uccelli. I cacciatori sanno anche che il fagiano ucciso dalla volpe, in nove casi su dieci era debole ed ammalato e pertanto in grado di trasmettere malattie ai suoi simili. Chi sostiene il contrario, affermando che i piccoli predatori uccidono gli animali di ripopolamento, non è in buona fede: volpi, donnole e simili non attaccano soggetti robusti capaci di ambientarsi e di riprodursi. Il fatto è che i ripopolamenti, specialmente in certe riserve dove si va a caccia tanto per sparare, e magari a pagamento, viene fatto con fagiani, lepri ed altri selvatici, levati poche ore prima dalle gabbie di un pollaio. Omero Mar race Ini I I presidente della Regione, all'as ! sessore alla caccia, all'Ente pro ! tezione animali, alla Provincia ed ! al Comitato caccia di Torino, pre ] sentato dal Fondo Mondiale per j la natura (WWF). dopo una serie j di episodi gravi, avvenuti nel co j mune di Cesana Torinese, dove I pare che mettere i bocconi avve ! lenati sia lo sport preferito di i ' alcuni guardacaccia. La battaglia ; del WWF ha preso lo spunto da i i una serie di denunce e proteste I \ portate avanti, con puntiglio e ab- " ' bondante documentazione, da un | j professionista torinese, l'ing. Giù-

Luoghi citati: Cesana Torinese, Italia, L'aquila, Piemonte, Torino