Lo sci azzurro divora se stesso di Giorgio Viglino

Lo sci azzurro divora se stesso Anzi e Besson estromessi dalla squadra nazionale Lo sci azzurro divora se stesso Una decisione sportivamente ingiustificata - Ci si è voluti liberare dei "sindacalisti" - Prevaricazione e favoritismi nella guida degli atleti - E' l'inizio del declino del boom italiano? Lo sci italiano è a una brutta svolta, e s'impone all'attenzione generale proprio in questi mesi che sono di riposo per tutti gli addetti al settore. Il mezzo per tornare alla ribalta è il peggiore, lo scandalo. Giuliano Besson e Stefano Anzi, rispettivamente numero due e tre italiano nella specialità della discesa libera, sono stati messi fuori squadra, senza giustificazione, senza ragione. Più esattamente questo provvedimento come altri — l'allontanamento di giovani dalla squadra B, l'indirizzare verso specialità sbagliate altri, la scelta dei tecnici — ha molte spiegazioni, tutte però totalmente svincolate da considerazioni tecniche e in spregio di valori sportivi. Cerchiamo di analizzare quello che nei prossimi giorni diventerà sicuramente un « caso ». Besson e Anzi sono stati oggetto nel corso della stagione di un autentico linciaggio morale, culminato in un'intervista rilasciata dall'allenatore Panatti, che pure era responsabile della loro preparazione, nella quale si definivano gli atleti in questione « uomini finiti ». Seguiva una smentita generica, mentre i due continuavano a gareggiare — con quale serenità d'animo si può ben capire — e alla fine delia stagione il bilancio era di due piazzamenti fra i primi dieci per Besson, e di una caviglia fratturata per Anzi. Il regolamento delle squadre nazionali prevede il caso di un atleta che non ottiene piazzamenti tali da garantirgli la permanenza nel primo gruppo di partenze, e quello in caso d'infortunio; la soluzione è identica: spostamento nella squadra « P », che sta per provvisorio, una sorta di stanza di compensazione tra un rilancio e la messa a riposo. Anzi e Besson finiscono fuori invece con una giustificazione ridicola: - La collocazione nella squadra "P significherebbe una sostanziale retrocessione » mentre il licenziamento in tronco verrà sicuramente interpretato da tutti come un premio. Vengono licenziati in tronco con una lettera che giunge dopo le convocazioni agli atleti superstiti, per il primo allenamento atletico, e soprattutto dopo la partenza di tutti i dirigenti per il convegno di San Francisco, dove si fabbricano in piacevole vacanza i destini del grande sci internazionale. Non hanno, almeno nelle intenzioni di chi ha partorito la decisione, possibilità di appello alcuna. Perché disfarsi così alla svelta di due fra i protagonisti del boom sciistico italiano? Quale fretta nel togliere di mezzo loro e non Helmuth Schmalzl che pure ha fatto identici passi da gambero? La spiegazione sta nel ruolo che i due hanno esercitato all'interno della squadra, ruolo impropriamente definito di sindacalisti, per molti versi criticabile visto che difendeva posizioni di privilegio, ma che aveva una sua validità quando rivendicava per lo sciatore una potestà decisionale, una dignità umana. Questi ragazzi che con ideologie confuse portavano avanti i diritti di una base han- no infastidito il <• potere », un potere non molto più preparato che confonde autorità con autoritarismo, autonomia con prevaricazione pura. E il potere sono i dirigenti federali semplicemente incapaci, quelli tecnici deboli e quelli in malafede, il campione dispotico Thoeni, persone o gruppi che pensano di potere agire al disopra di ogni regola democratica e morale. Si può supporre un'azione coordinata dei due allenatori Peccedi e Panatti che agli atleti in questione l'avevano giurata da tempo, ma ovviamente i questa pressione deve essere riuscita a far presa sulla debolezza di Cotelli, e aver ottenuto l'avallo di qualcuno almeno, fra I responsabili « politici » della federazione. E allora tornano in discussione fatti che il tempo aveva sepolto, come l'azione disgregatrice condotta da Peccedi alla vigilia dei mondiali '74, le manovre che hanno portato alla nomina di Thoma — guarda caso nato e residente a Trafoi — a responsabile della squadra B. la bruciatura a tambur battente di Arriqoni e Cotelli nel settore femminile. Gli uomini che rimangono a dirigere la nazionale non sono graditi a nessuno — magari lo erano quelli che sono saltati — ma l'importante è togliere di mezzo i contestatori, per scoraggiare chiunque dall'intervenire per dire la sua: gli atleti sono cavalli sfruttare, a volte no in fondo, e poi mandare ra pidamente in macelleria se non danno risultati e soprattutto se scalciano gli stallieri. L'atmosfera che si viene a creare con provvedimenti tanto ingiustificati può generare una reazione a catena che divorerebbe lo sci italiano in un tempo brevissimo. Il difficile equilibrio di una squadra nazionale si rompe quando vengono a mancare la fiducia e la presunzione di buona fede. L'una e l'altra poggiavano ormai praticamente solo su Cotelli. cedendo anche lui, comincia la discesa più vertiginosa di qualsiasi « libera » mondiale. Giorgio Viglino di razza, da nemmeno fi-

Luoghi citati: Anzi, San Francisco