Morselli, il caso e l'uomo di Stefano Reggiani

 Morselli, il caso e l'uomo Confidenze di un'amica sul romanziere tutto postumo Morselli, il caso e l'uomo Varese, maggio. I Per merito di un'amica, uno scrittore eccellente è sta- \ 1o tratto dall'indifferenza dei contemporanei ed ha avuto postumo il successo che invano aveva chiesto in vita. E se non c'era all'uscio degli editori questa signora affezionala e testarda? Per quali vie oggi si può sfuggire ingiustamente al pubblico? Il caso Morselli s'è aperto un anno fa con la pubblicazione da Adelphi del romanzo Roma senza Papa, scritto nel 1966, esempio anticipatore dì fantapolitica, ma anche saggio di costume, di humour severo. Le lodi della critica e della cronaca letteraria («un nuovo Gattopardo») si sono riconfermate or è poco con la pubblicazione di Contropassato prossimo, dove si immagina che la grande guerra sia stata vinta dagli Absburgo (senza peraltro mutare in nulla il corso della storiai. L'editore Adelphi ha già pronto un altro romanzo. Divertimento 1889, rapporto su una immaginaria avventura galante di Umberto I in Svizzera. Ma l'archivio di Guido Morselli è così ricco, che una casa editrice potrebbe fondarci il suo catalogo per qualche anno. L'autore, nel 1973, decise che non era più ne cessai-io continuare a scrivere e che il gelo cortese intorno ai suoi manoscritti durava da troppo tempo. Si uccise con un colpo di pistola. Sfogliamo l'«elenco dei lavori di Guido Morselli » insieme con la signora Maria Bruna Bassi, colei che ha avuto in eredità i testi, che aiutò lo scrittore a batterli a macchina, che ricevette le ultime confidenze di lui. Ci sono venti titoli di saggi. Tra gli altri: Teologia in crisi, Fede critica, Filosofia sotto la tenda, Scienza e astrazio- | ne. Due sono stati pubblicati: Realismo e fantasia da Bocca nel 1947. Proust da Garzanti nel 1943. I romanzi che restano sono nove. I due ora pubblicati da Adelphi, poi Divertimento 1889, Una donna borghese, Il secondo amore. Brave borghesi, Uomini e amori, Dissipatio H G, Il comunista. Quest'ultimo lavoro giunse fino alle bozze presso Rizzoli, poi un cambio di dirigenti nella casa annullò la scelta. Ci sono sei commedie, una su Marx. Signora, che uomo era Morselli? Siamo in una villa di Varese, alta sulla collina, dalla vetrata occhieggia il lago sullo sfondo tenue delle montagne. La signora Maria Bruna cerca di spiegare l'originalità di quel carattere e le qualità che « favorirono » l'insuccesso: « Era un tipo assolutamente isolato, chiuso in una dignità e in una fierezza perfino scostanti. Un orso, come si firmava. Un giorno eravamo alla Mondadori con un manoscritto. Lo vidi rincantucciarsi da una parte, come per nascondersi. Gli chiesi perché e lui rispose che aveva visto passare in corridoio Giorgio Mondadori, dal quale temeva d'esser visto. Erano stati compagni di scuola, non si sarebbe mai perdonato di domandargli un favore ». E così le lettere di rifiuto di tutte le maggiori case editrici italiane sono ora chiuse in una cartella. Sulla copertina l'autore aveva scritto « Rapporti con gli editori » e ci aveva aggiunto a matita il disegno di un fiasco. Ma come, perché? Fretta, contrattempi, superficialità, equivoci nell'esame dei manoscritti? Adesso alcuni celebri lettori vanno dal direttore del-1 lAdelphi e lo scongiurano: « Dica alla signora Bassi di non fare nomi... ». La signora tira fuori un ritratto. Dice: « Era bruttissimo. Ma piaceva alle donne in modo eccezionale. E loro a lui, naturalmente ». Dalla fotografia emerge un volto intenso, somigliante, per chi lo ricorda, all'attore inglese Lesile Howard (Giulietta e Romeo). La signora sorride: « Ebbe numerosi amori, ma non era un dongiovanni. Quando s'innamorava diventava insopportabile anche per me che ero la sua migliore amica. Il nostro rapporto era indefinibile. Lui diceva che tra noi c'era tutto, se si toglie l'amour passion che lo faceva soffrire con le altre ». Spiega come lo conobbe: « Eravamo nel '42. La nostra famiglia e la sua erano sfol; late qui a Varese, da Milano. ; Un giorno scopro le mie bimbe che ridono e ammiccano ■ dietro i vetri della finestra. ! Nella stradina davanti c'era una coppia abbandonata alle ■ effusioni amorose. Visto che I la faccenda si prolungava | aprii e dissi rivolta all'uoI mo: "Scusi, ma sa che nelle j case ci sono le finestre?" lui i rispose con una impertinenI za, io ribattei: "La compatisco i perché è un ragazzo ". E lui i svelto: "Peccato che non si j possa dire altrettanto di lei", i Rimasi irritata, ma colpita dalla sua prontezza di spirii to ». Poi si conobbero meglio e si capirono. Guido si apriva solo con lei. Con la sorella e il fratello era gentile e chiuso. Dopo la morte del padre abbandonò la villa di Varese e andò ad abitare in una casa dì campagna a Gavirate. Era un luogo beato, per il i silenzio e per il verde. Ma un ! giorno irruppero dei ragazzacci impegnati nel motocross e a lui che si lamentava dissero brutali: « Se non te ne vai ti ammazziamo ». Gli resero impossibile quell'eremo troppo privilegiato. Adesso la casa di Gaviraie è stata donata a quel Comune. Nelle more della burocrazia i vandali l'hanno saccheggiata. Anche alcuni manoscritti sono stati distrutti o dispersi. La villa di Varese è stata donata al Comune di Varese, con una condizione ironica: che vi allestisse un museo dell'edilizia varesina dall'Otiocento ad oggi, speculazioni comprese. Il Comune ha rifiutato con saggezza, ed ora il proprietario è l'ente Pro Natura, il quale, privo di personalità giuridica, non può prendere possesso della villa che va in rovina. E' una storia grottesca, e tenera, un altro romanzo che la signora Maria Bruna ci racconta con la sua aria pratica e cortese. Se un regista come Visconti avesse voglia e forze potrebbe cavarne un film esemplare. In primo piano la figura di Guido Morselli, coltissimo, bravissimo, ma schivo e deluso, nemico del mondo che pure ama. Sullo sfondo la ricca borghesia lombarda, le importanti famiglie, il padre di lui con cari¬ che pubbliche, le amicizie ed i flirt tra gli sfollati nelle ville di Varese. E, ancora più sullo sfondo, la società italiana che cambia con la guerra, le prime immigrazioni in Lombardia e anche a Varese, le battaglie politiche (che Guido riflette nel romanzo Il comunista e nella crisi mistica, nella conversione religiosa). Sarebbe un grande film, intriso degli umori che Guido espresse tanto bene nei romanzi. Ma c'è voluta la testardaggine affettuosa di Maria Bruna Bassi perché il successo arrivasse. Quel giorno di luglio del 1973 erano appena tornati dalla montagna. Lui era chiuso, taciturno; lei allegra e serena per il ritorno a casa, l'abbraccio delle figlie. Guido se ne andò alla sua villa senza dire niente. La mattina dopo lo trovarono morto, suicida con un colpo di rivoltella. C'era anche una lettera per Maria Bruna: « Non accuso nessuno. Penso a te con pentimento, riconoscenza e affetto ». Poi una riga semplice: « Mi mancano le ragioni essenziali per continuare a vivere ». Stefano Reggiani