Napoletano a New York capeggiava il traffico internazionale della droga

Napoletano a New York capeggiava il traffico internazionale della droga Secondo un rapporto del "Narcotics Bureau,, americano Napoletano a New York capeggiava il traffico internazionale della droga E' Carlo Zippi, 49 anni, ora in carcere a Salerno - - Insieme al "boss" Buscetta avrebbe smerciato un quintale di eroina pura - Un magistrato italiano e un ispettore a New York per raccogliere le prove (Dal nostro inciato speciale) i Salerno, 29 maggio. L'uomo che il «Narcotic Bureau» indica come uno dei maggiori trafficanti internazionali di droga è in carcere a Salerno. Si chiama Carlo Zippo, ha 49 anni, è nato a Napoli ma ha vissuto per lungo tempo a New York. Adesso la sua sorte è legata a quella del palermitano Tommaso Buscetta, il boss mafioso che si trova all'Ucciardone dopo essere stato rispedito in Italia dalla polizia brasiliana. E' di questi giorni, infatti, la notizia che il giudice istruttore salernitano Nicola Boccassini j ha contestato ai due l'accusa j di aver detenuto e spacciato I negli Stati Uniti, complici l'uno dell'altro, un quintale di I eroina pura j sta muovendo con rapidità. Il magistrato partirà nei prossi i mj giorni per New York con ji vicequestore Giuseppe Ma , riCOnda, dirigente della squa | dra mobile, avrà una serie di , colloqui con i capi del «Nar - cotic Bureau», infine interro ! grjerà una dozzina di testimo nj che sanno molte cose sul L'inchiesta giudiziaria si conto dei due italiani. Questi testimoni, in realtà, sono tutti coinvolti nel gigantesco traffi- co di droga, ma sono passati dalla parte dell'accusa met- I tendosi così al riparo (l'ordì-namento giuridico americano lo consente) dai rigori della legge. La trasferta oltre Atlantico del giudice istruttore di Salerno dovrà, in buona sostanza, ripercorrere le piste seguite dal «Narcotic Bureau» per raccogliere in un dossier prove, indizi e sospetti a carico di Carlo Zippo e di Tommaso Buscetta. E' lo stesso dossier dal quale il « gran giurì » federale ha appunto tratto la convinzione che i due uomini hanno tenuto per parecchi anni le fila del colossale commercio di eroina. carlo Zippo, a New York, gestiva un negozio di abbi- gliamento le cui vetrine si aprivano su una delle più eie ganti strade di Manhattan. Tutto fumo negli occhi, a dire della polizia americana, perché in quel negozio si davano convegno i più noti personaggi della malavita internazionale. Il dossier è ricco di nomi: i siciliani Tommaso Buscetta, Renzo Rogai, Giuseppe Catania, Guglielmo Casalini, i francesi Claude André Pa-1 stous, Michel Simon Nicoli, i Jean Paul Angeletti; i brasiliani Claudio Martinez, Salvatore Acevedo, Feliz Bonetti. Non c'era voluto molto per capire che il negozio d'abbi¬ gliamento era una delle basi più importanti del traffico d'eroina, ma quando gli agen- ti del «Narcotic Bureau» era no entrati in azione, tutti quei personaggi, gestore compreso, avevano già preso il largo. L'indagine va avanti, col passare del tempo cadono nella rete una dozzina di persone implicate nel giro della droga, c'è chi, per sottrarsi al carcere, racconta ciò che sa. Quanto basta per incastrare Tommaso Buscetta e Carlo Zippo, che nel dossier americano sono definiti, con banale fantasia, come la «mente» e il i«braccio» del traffico. jTommaso Buscetta è un ■boss mafioso, ma ha dovuto |andarsene da Palermo fin dal 1963 per sopravvivere a una sanguinosa lotta scoppiata fra «cosche» rivali. Ha vissu-to a New York, a Rio de Ja- neiro, a Città del Messico con falsi passaporti, ma ora sem- bra scomparso nel nulla. Nel novembre del '72 giunge una notizia da Rio de Janeiro: «Sbaragliata in Brasile la centrale della droga: tra i sette arrestati anche un italiano, Roberto Cavallaro». Il confronto delle impronte digitali fa scoprire che Roberto Cavallaro si chiama in realtà Tommaso Buscetta. Una settimana dopo il boss, rispedito in Italia, entra all'Ucciardone. Passano quattro mesi ed ò la volta di Carlo Zippo: se-gnalato dall'Interpol viene ar- restato a Salerno il 10 marzo 1973. La magistratura ameri- cana chiede la sua estradizione, la sezione istruttoria della corte d'appello salernitana la concede, ma nel marzo del '74 il provvedimento non ottiene l'approvazione del ministero di Grazia e Giustizia. Carlo Zippo riacquista la libertà ma non ne gioisce: quindici giorni dopo si presenta al dirigente della «mobile» di Salerno e si fa arrestare autoaccusandosi di detenzione d'un piccolo quantitativo di droga (.«Mi è stata affidata da un amico, l'ho tenuta per un po', poi l'ho consegnata a un francese»). E' una mossa chiaramente strategica: Carlo Zippo teme ancora l'estradizione, sa che negli Stati Uniti corre il rischio d'una condanna fino a vent'anni di carcere. Meglio, i dunque, rimanere in patria e j pagare un modesto conto alla ■ giustizia italiana, | Non è stata, però, una sb i tegia molto indovinata. Da i New Y°rk e arrivato lo scot I tante dossier che, con l'avallo 1 della Suprema Corte degli stati Uniti. setta sulle spalle 1 di Carlo Zippo e di Tommaso Buscetta il quintale di eroina, i Trattandosi di reati commes 1 si all'estero da cittadini italia- ni reperibili sul territorio na! zionale, la magistratura italia; na ha ora tutte le carte in reI gola per aprire il processo. Resta da vedere se quanto è ! raccontato nell'incartamento I americano è davvero «oro co! lato». La trasferta oltre Atlan| tico del giudice istruttore | (che nel frattempo ha contestato ai due detenuti le pesanì ti accuse con tanto di manda¬ 1 to di cattura) ha appunto i questo obiettivo. f. d.