La ragazza a confronto con i fascisti arrestati di Francesco Fornari

La ragazza a confronto con i fascisti arrestati Lo spietato delitto di Milano La ragazza a confronto con i fascisti arrestati I zato Alberto perché non era (Dal nostro inviato speciale) | Milano, 29 maggio. I Lucia Corna, la fidanzata di Alberto Brasili ucciso a pu-1 gnalate domenica sera da un i «commando» omicida, doma-1 ni si troverà di fronte ai cin-1 que neofascisti accusati d'a- iver assassinato il suo ragazzo i e ferito lei con due pugnalate Una prova difficile per questa fragile donna le cui ferite non sono ancora rimarginate, ma Lucia non intende sottrarsi a questo obbligo ed ha fatto sapere al magistrato, che ha disposto il confronto per doma- ni, di essere pronta. Di uno |degli assassini Lucia ha un ricordo chiaro, preciso. L'ha detto ai giornalisti rievocando gli attimi drammatici della brutale aggressione: «Quattro si sono avventati su Alberto, uno solo ha colpito me. In un volto bruno, anche bello, ho visto due occhi feroci». Quello sguardo bruciante d'odio, quel viso sconvolto da una furia omicida, tanto insensata quanto feroce, Lucia non li scorderà più. Così come non riuscirà a dimenticare l'attimo in cui il suo Alberto è caduto, «preso a calci e pugni, col sangue che gli usciva dalla bocca. Non ha fatto in tempo a dire una parola, quelli colpivano, colpivano». Lucia Corna smentisce recisamente che i cinque neofascisti li abbiano aggrediti perché Alberto aveva strappato un adesivo (piccolo manifesto che riproduce il simbolo del partito) del msi. «Li avevamo visti sui muri di piazza San Babila: ci siamo passati accanto senza fermarci, non ci ha nemmeno sfiorato l'idea di staccarli. I fascisti non hanno avuto nessun pretesto per attaccarci: hanno ammaz vestito come loro, perché ave- I va la barba, i capelli lunghi». i Della stessa opinione sembra- no anche gli inquirenti: il so stituto procuratore Liguoro ha definito il movente del delitto «banale e abbietto»; gli uomini dell'Antiterrorismo dicono chiaro e tondo che i cinque neofascisti hanno ammazzato il giovane «perché sembrava un rosso». Il delitto di cui sono accusati Antonio Bega, Giovanni Sciavicco, Giorgio Nicolosi, Pietro Croce, Enrico Caruso è di quelli per cui non esistono attenuanti. E' stato ucciso a sangue freddo un giovane che era colpevole di essere vestito in un modo diverso dai «sanbabilini», un abbigliamento che, secondo l'incoerente ed assurda logica dei teppisti politici, offendeva perché «simile a quello dei rossi». Alberto Brasili era un simpatizzante di sinistra (non impegnato attivamente però), il suo modo di vestire comune a quello di migliaia di altri giovani. Soltanto l'esaltazione folle dei neofascisti, abituati a ragionare in termini marziali, poteva vedere nel suo vestito una divisa. I «neri», si sa, so- | no abituati ad indossare le di I vise: stivaletti appuntiti, giub ^otti di pelle jeans comperati 1 n.e51e migliori «boutiques», coi 51 vestono i «sanbabilini», i 1 teppisti fascisti che hanno 1 trasformato piazza San Babi ila "} una lor° roccaforte e vi i spadroneggiano seminando il terrore Così vestiti, sempre in gran numero, si sentono forti. Tanto forti da aggredire una coppia di fidanzati, da balzarle addosso brandendo i pugnali, da trafiggerla di colpi prima ancora che si fosse resa conto |di quanto stava accadendo urlando: «Così non metterete più piede in San Babila». Ecco l'allucinante movente del delitto: punire due giovani diversi dai fascisti che avevano osato attraversare piazza San Babila, entrare nel «santuario» della demenziale ideologia basata sulla violenza e sul terrore. Qualcuno avanza l'ipotesi che i cinque accusati fossero drogati. I carabinieri hanno raccolto le confidenze di un paio di tossicomani che quell sera, alcune ore dopo il delitto, avrebbero dato un passaggio in auto ai «sanbabilini». Li conoscevano, erano amici. E' sufficiente questo per affermare che anche loro fossero drogati? E' troppo presto per trarre delle conclusioni, ma non sembra che sinora gli inquirenti abbiano trovato prove che confermino questa ipotesi. I familiari dei cinque arrestati la escludono per primi. Sbandati, duri, violenti, poI ca voglia di studiare, ancor meno di lavorare. Questo hanno in comune i cinque arrestati. Un odio profondo verso tutti coloro che sono contrari alla loro ideologia, uno sfrenato desiderio di colpire gli avversari, di far prevalere le loro idee con l'unico mezzo che conoscono: la violenza cieca. Nessuno di loro è iscritto a partiti politici, ma tutti sono ben conosciuti alla polizia come estremisti di destra. Francesco Fornari

Persone citate: Alberto Brasili, Antonio Bega, Enrico Caruso, Giorgio Nicolosi, Giovanni Sciavicco, Liguoro, Lucia Corna, Pietro Croce

Luoghi citati: Milano