Cinque fascisti arrestati a Milano di Francesco Fornari

Cinque fascisti arrestati a Milano Cinque fascisti arrestati a Milano (Segue dalla V pagina) no trapassato il petto. Il lavoro degli inquirenti non è terminato: bisogna trovare prove sicure che inchiodino i cinque fascisti alle loro responsabilità. Troppe volte in passato i «picchiatori neri» se la sono cavata in giudizio «per il rotto della cuffia» proprio perché erano mancati dati di fatto inoppugnabili. Nei confronti dei cinque «sanbabilini» esistono per ora «elementi precisi di colpevolezza», come ha precisato stamane il magistrato durante una conferenza stampa. Sinora, ha aggiunto Liguoro, «non si sa chi è stato materialmente a dare le coltellate. Non si sa neppure quanti abbiano colpito con i coltelli. Questi non sono ancora stati trovati». Una cosa è certa: i cinque della banda fascista non conoscevano la loro vittima, non l'avevano mai vista. Su questo punto sono stati tutti concordi. Una verità agghiacciante: Alberto Brasili sarebbe stato ucciso «perché era vestito come quelli di sinistra, aveva i baffi, la barba, i capelli lunghi». L'avrebbe detto uno degli arrestati. Un altro (sembra, infatti, che oltre al Bega un altro giovane del «commando» omicida abbia fatto qualche ammissione) avrebbe dichiarato invece che Brasili era stato ucciso perché «aveva strappato un manifestino del msi». In merito il magistrato si è limitato a dire che lo studente è stato assassinato «per un motivo futile, addirittura abbietto». Non c'è stata nessuna discussione, nessun battibecco fra i due fidanzati e gli aggressori che «hanno colpito e poi si sono allontanati di corsa». Un delitto assurdo, crudele e inspiegabile. Per i cinque neofascisti un tipo di abbigliamento sarebbe motivo sufficiente per spingere a uccidere. Un manifesto strappato (se si vuole accreditare questa seconda tesi) varrebbe la vita di un giovane di 19 anni, un ragazzo come loro, che passeggia con la fidanzata e non ha mai dato noia a nessuno. Il culto della violenza spinto alle estreme conseguenze: Bega, Croce, Caruso, Nicolosi, Sciavicco (quest'ul timo appena diciassettenne), cinque giovani che vanno in giro con i pugnali in tasca in cerca di una vittima, una qualunque, da immolare sull'altare insanguinato delle loro folli ideologie, la barbarie di quest'omicidio spaventa. Ha detto un funzionario dell'Antiterrorismo: «Sono neri: hanno ucciso perché pensavano che il Brasili fosse un estremista di sinistra». Circolano ! anche «voci» misteriose che parlano di droga (quante volte in passato i più autorevoli esponenti del msi parlando dei picchiatori neri di Milano, dei «sanbabilini» dai quali volevano distaccare le proprie responsabilità, li hanno definiti «teppisti e drogati»1?). In merito Liguoro ha precisato: «La faccenda della droga è venuta fuori durante gli interrogatori. Ma non è stata effettuata ancora nessuna peri-1 zia». Sembra che, pugnalato il giovane e ferita la sua fidanzata, gli aggressori prima di fuggire abbiano detto: «Così non metterete più piede in San Babila». Non avrebbero detto altre parole: la frase «sporchi fascisti» udita da Lucia Corna potrebbe essere stata gridata da qualcuna delle persone presenti all'aggressione. Ecco un altro assurdo «movente» per il delitto: il «commando» omicida avreb¬ be ucciso Brasili perché col suo abbigliamento «da estremista di sinistra» aveva offeso la loro suscettibilità transitando per piazza San Babila, la loro roccaforte. In proposito acquista un certo valore la dichiarazione fatta da Lucia Corna ai giornalisti su una minaccia che Alberto avrebbe ricevuto circa una settimana fa da due sconosciuti mentre era fermo a un semaforo in piazza San Babila. «Quando me l'ha raccontato era molto spaventato — ha detto Lucia — due su una moto dì grossa cilindrata si sono fermati accanto a luì dicendogli con tono minaccioso: "Guarda che San Babila non è ancora rossa ", poi si sono allontanati. Da allora Alberto non voleva più passare da quelle parti: anche domenica sera mi aveva detto: "Andiamocene via in fretta, questi posti non mi piacciono, sono pericolosi", aveva paura». Oggi alle ore 15,30 si sono svolti i funerali della vittima. Centinaia di persone commosse hanno seguito la mesta cerimonia. Margherita Stefani, la madre del povero studente, è stata colta da malore davanti alla bara del figlio. Decine di corone inviate dal presidente della Repubblica, dal presidente della Camera, dal sindaco di Milano Aniasi dal Comitato antifascista, da cittadini che volevano testimoniare la loro solidarietà alla sventurata famiglia. Alle 18 in via Mascagni, nel punto in cui Alberto Brasili è stato assassinato, si è svolta una grande manifestazione antifascista indetta dall'Anpi in oc casione del primo anniversario della strage di Brescia. E' stato rinviato il comizio di apertura della campagna elettorale del msi previsto per domattina in piazza degli Affari, durante il quale avrebbero parlato il sen. Nencioni ed il commissario della federazione milanese Leoni. In un comunicato della federazione missina è detto che il comizio «è rinviato a data da destinarsi anche in riferimento alle pressioni delle autorità di polizia conseguenti allo stato di grave tensione e di evidente provocazione in atto a Milano ». Quanto ad Antonio Bega, il msi afferma che «fu respinto quando tentò di insinuarsi nel Pronte della gioventù anni fa». Da parte sua, il sen. Nencioni ha dichiarato che il comizio è stato rinviato poiché «chiamato a Roma per i lavori della commissione inquirente per i procedimenti di accusa». Francesco Fornari

Luoghi citati: Brescia, Milano, Roma