Due passi avanti per l'economia

Due passi avanti per l'economia Due passi avanti per l'economia (Dal nostro inviato speciale) Roma, 28 maggio. Due buone giornate per l'economia, quella « macro » e quella « micro », la grossa e la piccola. Ieri il ministro del Tesoro ha ridotto di un punlo il tasso di sconto, cioè il costo del denaro che la Banca d'Italia anticipa alle altre banche, ciò che dovrebbe trascinare al ribasso anche il costo del denaro per le imprese e gli operatori che si riforniscono di liquido presso il sistema del credito. Oggi il ministro delle Finanze ha ottenuto dal governo l'approvazione del suo disegno di legge che rende giustizia a chi paga le lasse, adeguandole — almeno in parte — ai mutali valori della lira e al più basso potere d'acquisto dei ] redditi, a parila di termini mo- nctari. Risultalo: ci sarà denaro a più buon mercato per gl'investimenti e le necessità di esercizio delle imprese; ci sarà più denaro nelle tasche dei contribuenti, per i consumi. Ma le imprese sono oggi in grado, anche pagandolo di meno, di indebitarsi ancora con il sistema del credito? E. soprattutto, hanno un motivo per farlo? E i contribuenti, i consumatori, possono ragionevolmente pensare di spendere ciò che il fisco preleva in meno per fare acquisti, oppure dovranno accontentarsi di tamponare i buchi delle passate buste-paga e dei registri di cassa, e di accantonarlo in vista di falle ancor più grosse in fu turo? Forse il difetto di queste domande e lo difficoltà delle relative risposte sta nel fallo che abbiamo voluto abbinare due fatti che solo una coincidenza temporale ha portato alla riballa assieme. La riduzione del tasso di sconto è una misura di rilancio dell'economia, che rientra in una ben precisa politica economica del governo, già annunciata dal presidente Moro nel suo discorso programmatico al Parlamento dei primi dello scorso dicembre, quando disse che l'Italia non avrebbe dovulo farsi trovare impreparata all'appuntamento con la ripresa economica mondiale, da prevedersi forse già per la seconda metà del 1975. 11 «progetto Visentini » è il frutto di un attento lavoro di studio e di adeguamento del regime fiscale scaturito dalla riforma tributaria all'andamento dei prezzi e dei salari, per correggere le storture provocate dall'inflazione, ma anche da provvedimenti recenti (estate 1974) che quelle storture avevano contribuito a torcere, anziché a distendere. Non c'è dubbio che l'uno e l'altro provvedimento avranno un edotto psicologico, oltre all'impatto concreto: immediato pei la riduzione del costo del denaro, a più lungo termine per la riduzione delle imposte. i anchc se j risultati di que sta seconda riduzione li sentiremo solo l'anno prossimo, in parte però già per i redditi del 1975 (vedi le nuove disposizioni sul « cumulo ». la certezza che nel 1976 il carico fiscale sarà più leggero permette di allargare l'orizzonte, di mettere una nota più vivace nel grigio panorama dei consumi. Certo, la strada della ripresa economica è ancora lunga e irta d'ostacoli: la mancanza di una programmazione economica, lo « scioperismo », le difficoltà della bilancia dei pagamenti, la paralisi dell'edilizia, la necessaria riconversione di buona parte della nostra agricoltura, l'elefantiasi burocratica, il disservizio dei servizi sociali eccetera. Quindi non basta ribassare il costo della liquidità se « il cavallo non beve ». né alleggerire le tasse se il consumatore non consuma. Questa sera, nella sua conferenza stampa all'Hotel Excelsior (un nome che può essere di buon augurio, anche se quando si parla d'imposte non è mai un balletto), il ministro Visentini ha dello che sua massima preoccupazione, nel preparare il disegno di legge, è stata quella che non fosse il Paese a farne le spese. Questo sia per quanto riguarda i tempi, perché non si scatenasse una gara elettorale, in cui il perdente sarebbe stalo, appunto, il Paese, sia per quanto riguarda le misure e i modi della mini-riforma, affinché fossero adeguati alla capacità contributiva dei cittadini e alla capacità amministrativa della macchina fiscale. Il primo obiettivo sembra sia stato raggiunto, perché il Parlamento avrà il tempo e la calma necessari per discutere il disegno di legge dopo le elezioni. Il secondo è ancora da raggiungere. Riteniamo, infatti, che la ridistribuzione degli aci eoppiamenti tra aliquote e scaglioni di reddito si possa considerare adeguata e sopportabile solo se l'economia riprenderà a tirare e se l'inflazione si manterrà entro i livelli più accettabili di questa prima parte del 1975. Inoltre, sarà necessario un grosso sforzo nell'ambito deiMario Salvatorelli (Continua a pagina 2 in ottava colonna)

Persone citate: Salvatorelli, Visentini

Luoghi citati: Italia, Roma