"La verità non è ancora venuta fuori" afferma in aula il padre di Vittorio Loi di Gino Mazzoldi

"La verità non è ancora venuta fuori" afferma in aula il padre di Vittorio Loi Milano: dopo la condanna del figlio a 23 anni "La verità non è ancora venuta fuori" afferma in aula il padre di Vittorio Loi Per i tragici fatti del "giovedì nero" (nei quali fu ucciso l'agente di polizia Marino) si attende ora un secondo processo, quello contro i deputati missini Servello, Petronio (Dal nostro corrispondente) Milano, 27 maggio. Con la sentenza pronunciata la scorsa notte, dopo 15 ore di camera di consiglio, dalla corte d'assise nei confronti di Vittorio Loi, Maurizio Murelli ed altri 30 imputati si è chiusa solo la prima parte della tragica vicenda del 12 aprile 1973 a Milano dove, in via Bellotti, è stato ucciso con una bomba a mano l'agente Antonio Marino; si attende ora che sul banco dell'accusa compaiono i parlamentari del msi Franco Maria Servello e Francesco Petronio con altri esponenti del partito, accusati di essere stati gli organizzatori della manifestazione. L'ex campione del mondo di pugilato Duilio Loi, padre del maggiore imputato al processo, avvicinato dai giornalisti ha detto: «E' un colpo durissimo: 23 anni sono tanti. Ma io volevo la verità da questo processo e non me l'hanno data. Il colpo è durissimo. Mia moglie e le mie figlie sono distrutte. Non posso sperare che nel processo d'appello. Non sono il tipo che si rassegna facilmente: sono ottimista perché presto o tardi la verità dovrà saltar fuori ». Alla sentenza, accolta alle 1,15 con grida ostili da parte del pubblico composto da amici degli imputati, sono seguiti brevi tafferugli, subito sedati. La madre di Maurizio MurelJi è stata colta da un collasso e da una crisi nervosa: un fotografo l'ha ripre- sa mentre era a terra svenu-1 ta ed alcuni si sono scagliati su di lui colpendolo con calci e pugni. Anche altri fotografi sono stati malmenati. La sentenza condanna Vit- torio Loi a 23 anni di reclu¬ sione e Maurizio Murelli a 20 anni e 4 mesi. Sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio volontario aggravato, lesioni, porto d'armi, resisten- u¬ a ti oo, n- rl- za aggravata, e, per Loi, calunnia. Ferdinando Caggiano, riconosciuto colpevole di favoreggiamento (accompagnò a Firenze il Murelli che cercava di nascondersi) di porto abusivo d'armi, resistenza e radunata sediziosa è stato condannato a 3 anni di reclusione. Tre anni pure a Nico Azzi (già condannato dalla corte d'assise di Genova a 23 anni di reclusione per l'atj tentato sul diretto Torino| Roma) per aver fornito, a 5000 lire l'una, le bombe a Davide Petrini Dotto il «cucciolo », che le diede poi a i- \ Loi e Murelli. i, ne». e pa lhe ni o ua e e a le, oro cisi nli na el la Hanno avuto un anno e 7 mesi Cristiano Rosato Piancastelli, Vittorio De Rosa, Mario Di Giovanni, Cesare Ferri, Alberto Stabilini, Marco Cagnoni, Giovanni Stornaiolo, Firmo Moreno, Amedeo Langella e Flavio Carretta. A un anno e un mese sono stati condannati Franco Locatelli, Claudio Cipelletti, Silvano Sassi. A 4 mesi Gaetano La Scala, Alberto Ceffa, Rosetta Vettori, Vincenzo Callea, Paolo Mascarello. Sono stati assolti con formule varie Ferdinando Alberti, Romano La Russa, Pietro Battiston, Mauro Marzorati, Roberto Taiani, Claudio Caparvi, Ugo Bersani, Italo Ragni, Giuseppe Ollearis e Tullio Vellone. Udita la sentenza, Loi, Murelli, Ferri, Locatelli, Marzorati e Azzi hanno fatto il saluto romano gridando: « Heil Sieg », il grido dei nazisti («Viva la vittoria»). Gino Mazzoldi Milano. Gli imputati lanciano il grido nazista dopo la lettura della sentenza (tel. Ap)

Luoghi citati: Firenze, Genova, Milano, Roma, Torino