L'industriale Alecce condannato La ditta sarà chiusa per 15 giorni di Guido Guidi

L'industriale Alecce condannato La ditta sarà chiusa per 15 giorni Processo a Roma all'imprenditore farmaceutico L'industriale Alecce condannato La ditta sarà chiusa per 15 giorni Dovrà scontare 1 anno e 8 mesi - Il giudice gli ha negato la libertà provvisoria - E' stato ritenuto colpevole di truffa e di somministrazione di medicinali pericolosi Roma, 27 maggio. Antonio Alesse, presidente dell'Istituto farmacoterapico italiano, è stato condannato a I anno e 8 mesi di reclusione. II pretore, Carlo Veneziano, l'ha ritenuto responsabile di truffa, commercio di sostanze medicinali imperfette, somministrazione di medicinali pericolosi per la salute pubblica. Il giudice gli ha negato la libertà provvisoria (comunque Alecce non avrebbe mai potuto lasciare il carcere perché sta scontando una recentissima condanna del tribunale per avere tentato di corrompere i carabinieri che, la mattina del 5 maggio, l'hanno arrestato), l'ha interdetto per 20 mesi dall'esercizio della professione di direttore tecnico di officine farmaceutiche, l'ha denunciato al procuratore della Repubblica per detenzione e impiego di stupefacenti senza autorizzazione. Sempre al procuratore della Repubblica, il pretore ha prospettato l'opportunità di compiere un'indagine per accertare l'eventuale esistenza di altri reati: i rapporti fra Alecce e funzionari del ministero della Sanità, le iniziative dell'Istituto superiore della sanità sul controllo dei medicinali. La sentenza pronunciata oggi dal pretore è già al centro di aspre polemiche. Non soltanto Antonio Alecce si è subito rivolto, protestando, al tribunale; ma i suoi difensori — il professor Giuliano Vassalli gli avvocati Osvaldo Passari, Pietro Lia e Aldo Casalinuovo che, tra. l'altro, è il presidente del Consiglio naziona- le forense — si sono rifiutati di discutere in pretura perché hanno ritenuto che il dottor Veneziano abbia violato i normali diritti di un imputato rifiutando la richiesta di procedere a una superperizia sul medicinale che, prodotto dall'Ifi, è all'origine della condanna. L'istituto farmaceutico di cui Antonio Alecce è presidente e maggiore azionista ha prodotto un medicinale (Amilit) da utilizzarsi nelle forme depressive. Nel 1973, un controllo dell'Istituto superiore della sanità lo trovò regolare, ma due anni dopo gli accertamenti portarono a conclusioni diverse: furono cioè rilevate tracce non dosabili del suo componente principale (amiltriptilina), mentre il prodotto aveva ottenuto la registrazione ufficiale con caratteristiche diverse. Inoltre si accertò che Alecce aveva messo in commercio un altro farmaco, sempre antidepressivo, con il numero di registrazione assegnato al prodotto, diciamo, n. 1: Amilit. Il pretore al quale venne segnalata questa situazione accertò anche che sull'etichetta di questo medicinale non era stato fatto cenno all'esistenza di «litiocarbonato», una sostanza che può non essere sopportata da tutti i malati. Il dibattimento (Alecce ha sostenuto d'essere innocente) si è esaurito rapidamente. La difesa ha chiesto una superperizia sull'Amilit per stabilire che non è stata violata la legge nella fabbricazione del prodotto. Il pretore ha ritenuto superflua quest'indagine ed ha condannato Alecce a una pena superiore a quella richiesta dal p.m. (1 anno e 5 mesi) disponendo inoltre la chiusura per 15 giorni dell'Istituto farmacoterapico italiano. «Il processo — hanno protestato i difensori rifiutandosi di pronunciare le arringhe — si è concluso con la semplice convalida d'un accertamento amministrativo sul prodotto, che noi riteniamo sbagliato, e inutilmente abbiamo cercato di convincere il pretore a disporre una nuova perizia. D'altro canto noi abbiamo esibito un certificato di analisi redatto da illustri docenti universitari le cui conclusioni sono diverse da quelle alle quali è giunto l'Istituto superiore della sanità». Il pretore, nella sua sentenza, ha spiegato le ragioni per cui ha negato la libertà provvisoria interpretando la recente legge approvata dal Parlamento sull'ordine pubblico. Secondo questa legge, il giudice nel concedere la libertà provvisoria deve valutare se l'imputato, eventualmente libero, possa mettere in pericolo le esigenze di tutela della collettività. «Nel caso specifico — ha sottolineato il pretore — sussiste la • '.levante probabilità che Alecce, se messo Rapina all'ufficio postale di fronte a 100 persone A Roma: bottino 80 milioni (Dalla redazione romana) Roma, 27 maggio. Alle 8,30 di stamani una « Alfetta » con quattro uomini a bordo si è fermata davanti all'ingresso dell'ufficio postale di via Marmorata, al quartiere Testaccio. Tre banditi, armati con mitra e pistole e con i volti coperti da passamontagna, hanno fatto irruzione nell'ampio locale dove si trovavano circa cento persone che facevano la fila agli sportelli. Alla vista delle armi alcuni tra clienti e impiegati sono stati colti da malore. Un'impiegata, Olga Kostic, ha cercato di dare l'allarme, ma è stata colpita dal calcio di un mitra ed è stata trasportata al San Camillo in stato di choc assieme ad altre quattro persone. Mentre due rapinatori intimavano ai presenti di addossarsi verso le pareti, il terzo ha saltato una transenna e ha raggiunto un tavolo dove si trovavano due cassette metalliche. Dentro c'erano ottanta milioni. in libertà, commetta nuovi reati dello stesso genere poiché dagli atti processuali è emerso che egli produceva molteplici specialità medicinali benché l'officina da lui diretta fosse sfornita di apparecchiature tecniche indispensabili sino al punto che anche la specialità Amilit Ifi per la quale è stata recentemente concessa la registrazione non potrebbe essere prodotta con tecniche tali da garantire la tutela della salute per l'accertata mancanza di un apparecchio ritenuto indispensabile dal ministero della Sanità per il corretto dosaggio di uno dei componenti base». Ma un altro motivo, secondo il pretore, s'oppone alla concessione della libertà provvisoria: la grande capacità mostrata da Alecce d'«mcidere sui comportamenti di alcuni appartenenti all'apparato pubblico con conseguente pericolo d'inquinamento delle prove». E' per questo che il pretore ha stabilito di richiamare l'attenzione del procuratore della Repubblica sui rapporti fra l'industriale e i funzionari del ministero della Sanità. Guido Guidi Roma. Antonio Alecce

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