Un museo "vivo,, per gli etruschi di Omero Marraccini

Un museo "vivo,, per gli etruschi Aperto a Grosseto, nella Maremma Un museo "vivo,, per gli etruschi L'iniziativa in un momento di crisi per i musei - Non è soltanto una raccolta di oggetti, ma una documentazione storica (Dal nostro inviato speciale) Grosseto, 26 maggio. I musei sono in crisi: manca il personale di vigilanza e quello specializzato per la manutenzione e il restauro. I visitatori italiani sono pochi. «Se non fosse per gli stranieri, converrebbe chiudere», mi dice un funzionario della Soprintendenza di Firenze. Perché? «Questi sacrari dell'arte — aggiunge il giovane studioso di archeologia — per il grosso pubblico sono come lontani. Appaiono silenziosi, grifagni. In Italia, i risultati delle ricerche, le scoperte più 0 meno clamorose, vengono tenuti segreti. La gente di media cultura è tenuta lontana, come un volgo dinanzi a misteriosi riti. C'è, ad esempio, un'aristocrazia di etruscologi, inavvicinabile. Qualcosa si è ottenuto per i giovani delle Università, ma soltanto da alcuni anni: sono quelli che si offrono volontari per gli scavi. Gli altri restano lontani». Finalmente si è aperto un tipo di museo nuovo, a Grosseto, nella Maremma toscana. Nell'ex palazzo del tribunale, al centro della città è stato costituito il «Museo archeologico e d'arte della Maremma». Nell'interminabile serie di ampie sale dell'edificio settecentesco, sono stati raccolti 1 reperti del periodo preistorico, etrusco e romano; alcune stanze sono state destinate ad accogliere una pregevole raccolta di dipinti, tra cui spiccano il Sassetta e Simone Martini; oltre alla collezione di ceramiche romane e medievali. La visita offre un quadro armonico di una grande civiltà che si è sviluppata nei secoli. Non è un caso che Grosseto abbia realizzato quest'opera. Il territorio intorno, dall'Amiata al mare, abbonda di questo patrimonio culturale. Qui erano le importanti lucumonie di Vetulonia (che ha arricchito con le sue tombe il museo di Firenze) e Roselle che offre ancora oggi al visitatore l'esempio di una continuità di vita dalla preistoria alla tarda età romana. Qui attorno sono Talamone, Orbetello, Cosa (l'attuale centro di villeggiatura di Ansedonia), Caletra ed Haeba, dove è stato trovato l'unico alfabeto etrusco intatto, inciso in una tavoletta d'avorio. Gli etruschi, sinora, a Grosseto, erano stati tenuti in soffitta. L'idea del museo «nuovo» è stata di un appassionato studioso locale, il professor Aldo Mazzolai, direttore del museo. Ma in che cosa consiste questa originalità del museo di Grosseto rispetto a quelli «tradizionali»? «Un museo — spiega il direttore — non può essere soltanto una statica esposizione dì oggetti più o meno preziosi. Qui, a Grosseto, abbiamo voluto dividere e catalogare i reperti secondo la loro funzione, la loro reale utilizzazione da parte di chi millenni fa ne era in possesso». Ed è un fatto che lo stesso mistero degli etruschi, nelle sale di questo museo, appare meno «misterioso». Afferma Mazzolai: «Il nostro scopo è quello di illustrare una civiltà, nella misura possibile, e nel modo più semplice. Qui potranno trovare una messe di notizie gli alunni delle scuole, dal livello elementare a quello universitario». L'ambizione del direttore è infatti quella di creare una «casa per studiare». Non mancano d'altra parte i presupposti. L'Università di Pisa si occupa da tempo del Grossetano e si dà per quasi certa, con l'aiuto della Regione, la costituzione, a Grosseto, della facoltà di etruscologia. Il museo ha già pronte, tra l'altro, una sezione universitaria di ricerche ed una cartografica. Che cosa offre al visitatore il museo. Una elencazione è impossibile, ma fra le cose più suggestive meritano senz'altro una menzione la raccolta di oggetti d'oro (anelli, bracciali, monili vari) provenienti soprattutto da Vetulonia. In una parete sono riprodotte le foto del tesoro rubato nel 1961: la grande collana e l'intero corredo funebre di un guerriero. Il furto, uno dei più gravi colpi al patrimonio artistico nazionale (valore di miliardi, incalcolabile), ebbe come seguito anche un processo, celebrato in queste sale: qualcosa fu recuperato, ma i pezzi migliori scomparvero. Il direttore è fiducioso: «Sappiamo che gli oggetti non furono portati lontano, un giorno qualcuno si deciderà a restituirli». Ci sono poi le collezioni di statuette in bronzo, una quantità di vasi d'ogni forma e misura, corinzi, attici ed italici. Una infinità di armi in bronzo ed in ferro, poi sculture, sarcofaghi e oggetti della vita di ogni giorno fra cui un bucchero che riporta l'alfabeto etrusco. Quindi le testimonianze dell'epoca romana fra le quali le imponenti statue della famiglia Giulia venute alla luce sei anni or sono a Roselle, che da sole giustificherebbero un museo. Qui ritornerà presto, nella srpdzsinaleictnfc sezione preistorica, anche l'oreopiteco di Baccinello, scoperto in un blocco di lignite dallo scienziato svizzero Hurzeler. L'oreopiteco, il cui scheletro intatto fu ritrovato in uno strato antico di almeno 12 milioni di anni, pare avesse una natura simile all'umana: potrebbe insomma essere un nostro progenitore in assoluto. Omero Marraccini

Persone citate: Aldo Mazzolai, Simone Martini