La lunga guerra segreta di Giuseppe Mayda

La lunga guerra segreta L'archivio Taviani sulla lotta antifascista a Genova La lunga guerra segreta Nelle fabbriche fu combattuta una guerriglia non meno dura e importante delle azioni partigiane sull'Appennino « Le classi borghesi, specie quelle cosiddette intellettuali, sono agnostiche, incredule, avversarie per partito preso — scriveva nel luglio 1944, in un "appunto per il Duce", il capo della polizia della r.s.i., Cerutti, di ritorno a Salò dopo un giro di ispezione in Liguria —. Gli impiegati tirano a campare e il clero, per la maggior par- te, è avverso e decisamente ostile ». Genova, in quell'anno, subiva dure prove. I bombardamenti alleati colpivano la città alla media di uno alla settimana e il 7 giugno l'incursione aerea su Voltri, centro industriale della periferia ovest, causò 59 morti, l'interruzione dell'acqua potabile e dell'energia elettrica sicché — riferiva il comando g.n.r. di Sestri Ponente — un migliaio di persone che non sapevano come sfamarsi andò a mangiare alle mense della « Todt ». Negli stessi giorni, secondo la politica tedesca di sfruttamento delle risorse economiche italiane, il reclutamento dei lavoratori per la Germania, definito « assolutamente volontario », fu esteso a tutte le categorie dell'industria, del commercio e dell'artigia- nato. Agli operai i tedeschi promisero premi speciali (500 lire agli ammogliati, 300 ai celibi e alle nubili) e fornirono persino un cestino da viaggio contenente cibi e bevande: la campagna non ebbe successo perché, dopo quattro mesi di tambureggiante propaganda, risultò che dei 1191 lavoratori agricoli precettati per la Gemia¬ nia se ne erano presentati 290, di cui 133 poi esonerati e 97 non riconosciuti idonei. Ai primi dell'ottobre fascisti e tedeschi decisero il licenziamento dalle industrie degli operai dai 18 ai 50 anni e la loro deportazione oltre il Po. Il Cln genovese mobilitò le maestranze e appena il bando di deportazione venne affisso nelle grandi fabbriche (25 ottobre) si scatenarono scioperi ed agitazioni che costrinsero i nazifascisti a fare marcia indietro. In novembre la razione del pane venne ridotta da 200 a 100 grammi per i consumatori normali e da 375 a 150 grammi per i lavoratori. In :ittà scoppiarono tumulti: a ICornigliano le donne manifestarono per un giorno e mezzo sulla piazza del mercato e i fascisti, per calmarle, finsero il rinvenimento di al3iini quintali di farina e fecero preparare subito del pane; a Sampierdarena un gruppo di gente affamata bloccò un carico di patate e lo mise in vendita malgrado le guardie di scorta sparassero in aria. Per tutto l'anno squadre di patrioti condussero una guerra silenziosa e sotterranea contro i tedeschi che stavano smantellando e portando via gli impianti industriali della città: organizzati dai Cln aziendali gli operai occultarono centinaia di tonnellate di metalli, macchinari e pezzi di ricambio per un valore di mezzo miliardo di lire del 1944. Parecchi di questi episodi dell'occupazione nazifascista di Genova trovano oggi una ampia documentazione, in parte inedita, nell'archivio personale che l'on. Paolo Emilio Taviani — allora rappresentante della de in seno al Cln ligure — ha voluto rendere pubblico in occasione del trentennale della Liberazione (cfr., Carlo Brizzolari, « Un archivio della Resistenza in Liguria », Di Stefano editore, Genova, 1974; pagine 1332, lire 12.000). Genovese, trentunenne e insegnante di filosofia, storia ed economia politica al liceo di Pisa negli anni 1941-1942, il professor Taviani a quell'epoca aderiva al movimento cristiano-sociale di Gerardo Bruni — di cui facevano parte, in Liguria, il futuro ministro Giorgio Bo e lo scrittore Costantino Granella — e che, per sua iniziativa, sarebbe poi confluito con gli ex Popolari nelle file della democrazia cristiana. Già allora, nelle lezioni agli allievi e negli articoli sui giornali e le riviste. Taviani criticava a fondo il corporativismo fascista e una sua lucida analisi sulle tragiche conseguenze della dittatura apparve nella conferenza che tenne a Lo- I ti de7farchivio" che, liei coni reto nel 1942 ai giovani di Azione cattolica. Fu così che il 25 luglio 1943, crollo del regime, vide Taviani partecipare alla nascita della de genovese, prendere i primi contatti col « centro » di Roma (De Gasperi, Sceiba, Gronchi), con i gruppi della Lombardia (Mentasti, Marazza) e del Piemonte (Brusasca) e lanciarsi nell'azione cospirativa. Sotto il suo impulso la de ligure fu subito e « in toto » per la repubblica e per l'unità sindacale ma, soprattutto, assunse una posizione socialmente avanzata rispetto alla dirigenza di Roma. Rivelatrice è, a tale proposito, la nota | di Taviani, redatta nei quarantacinque giorni di Badoglio, sull'intesa col pei: in essa, egli affronta già tutti i grandi temi sociali e politici del trentennio che seguirà, nella convinzione che « la collaborazione tra i partiti in Italia attuata in quest'ultimo periodo possa essere utilmente continuata ». Questo è uno dei documen- plesso, tracciano una storia per tanti versi poco nota della partecipazione democristia¬ na alla Resistenza in Liguria e dell'opera che il Cln svolse in quei venti mesi. Tuttavia alcuni di essi hanno una importanza particolare perché gettano luce su lati ancora oscuri della lotta di liberazione: ad esempio, il decreto del Cln che annullava nella regione i provvedimenti razziali del fascismo (e in cui, con severe e ferme parole, impegnava « tutti gli addetti alla gestione e liquidazione dei beni ebraici a sabotare in tutti i modi la messa in esecuzione dei provvedimenti razziali, tenendoli personalmente responsabili del loro operato») potrebbe costituire oggi l'avvio a una ricerca approfondita sui rapporti fra fascisti e nazisti per la deportazione degli ebrei genovesi; un altro decreto del Cln del 10 marzo 1944, quello per il « prestito della Liberazione », che prevedeva la possibilità di impiegare i buoni come denaro a corso valido, rappresenta un contributo alla storia delle emissioni monetarie della Resistenza, aspetto tuttora praticamenteignorato dell'attività organiz-zativa dei Cln. Senza dubbio la storiogra- fia della Resistenza ligure si varrà del prezioso apporto di questo archivio in cui, ai quattrocento documenti che contiene, si aggiungono una lunga introduzione di Brizzolari (in effetti, un vero e proprio compendio delle vicende politico-militari genovesi dall'armistizio alla Liberazione), una accurata bibliografia e la riproduzione di un saggio dello stesso Taviani, « Breve storia dell'insurrezione di Genova », comparso nell'ormai lontano maggio 1945 su « Il Ponte » di Firenze. Qui sono narrate le tappe della lotta nelle fasi conclusive: l'«ultimatum» del Cln al generale tedesco Meinhold, la decisione di insor gere presa nella drammatica notte fra lunedì 23 e marte- | dì 24 aprile 1945, la difesa del porto e delle sue attrezzature e, infine, fatto unico in tutta la seconda guerra mondiale, la resa di un corpo d'esercito, forte ed organizzato, davanti all'offensiva partigiana: a riscatto — commenta Taviani — dell'onore * un Popolo che « sembrava smarrito nelle ore infauste dell'8 settembre 1943 ». Giuseppe Mayda