Come fare la riforma del servizio sanitario

Come fare la riforma del servizio sanitario Come fare la riforma del servizio sanitario Incontro fra coordinamento dei quartieri e partiti sul piano ospedaliero e assistenziale Organizzato dai comitati di quartiere si è tenuto ieri pomeriggio alla Galleria d'Arte Moderna un pubblico dibattito sul tema: «Quali servizi sanitari e sociali per Torino?». Vi hanno partecipato rappresentanti di tutti i partiti dell'arco costituzionale che, in vista del rinnovamento di cariche amministrative attraverso le prossime elezioni, erano chiamati a pronunciarsi su alcuni problemi. In particolare, sugli impegni che le forze politiche intendono assumere per attuare la riforma sanitaria ed assistenziale; sulla soluzione da dare ai problemi degli anziani, degli handicappati e delle categorie emarginate; su come avviare nei quartieri la creazione di servizi sanitari e sociali. In apertura del dibattito, Deorsola, del coordinamento quartieri, ha illustrato un documento preparatorio. Sostenendo la necessità, a livello regionale, di una programmazione a cui partecipino enti locali, forze sindacali e sociali del territorio, Deorsola ha fatto notare la mancanza di proposte per un piano ospedaliero: «Le uniche leggi emanate tendevano alla conservazione ed al potenziamento dell'attuale sistema, per cui oggi st rischia nella città una crescita abnorme delle strutture ospedaliere. Finora le consultazioni delle commissioni regionali sulle proposte di legge sono state una semplice formalità». Il documento dei quartieri indica come «legge-obiettivo», e quindi come esempio, la n. 57 della Regione Umbria. Base della programmazione dovrà essere la ripartizione del territorio in unità locali dei servizi, che a loro volta dovranno coincidere con l distretti scolastici, le zone psichiatriche e, in Torino, con i territori dei quartieri. Per realizzare questo disegno è necessario che la Regione deleghi ai Comuni, o ai loro consorzi, le proprie funzioni amministrative in materia, incentivando (anche attraverso finanziamenti) le iniziative degli enti locali, ospedaliere e assistenziali, in materia di opere pubbliche: costruzione e ristrutturazione, ad esempio, di istituti per anziani o minori. Su questi temi, come sulla soppressione degli enti inutili e sulla formazione e riqualificazione del personale paramedico, si sono trovati d'accordo — in linea di massima — tutti i rappresentanti dei partiti: Cravero, de; Vecchione, pei; Bava, pli; Bruno, pri; Reinero, psdi; Ribero, psi; Quillia, democrazia operaia. Vecchione ha lamentato il soffocamento di molte iniziative in materia da parte di' una Regione «presidenzia le», ricordando gli emendamenti presentati dal pei, che furono respinti, ed ì ritardi nell'istituzione delle unità di base per la gestione della salute in fabbrica. Cravero ha ribadito il carattere indispensabile della riforma, per evitare che mancanza di fondi e crisi delle mutue provochino il crollo definitivo nell'erogazione dell'assistenza: «Bisogna però considerare i veri costi e la funzionalità di certe innovazioni, come la medicina preventiva. Per il servizio di guardia medica domiciliare, dipartimento d'emergenza, servizio emodialisi, molto è già stato fatto». Per la dottoressa Ribero, del psi, «il discorso preliminare è di scelte politiche ed ideologiche: l'emarginazione degli handicappati e degli anziani si elimina cancellando strumentalizzazioni e centri di potere». Problemi di urbanizzazione e fondi sono stati approfonditi da Bava e Bruno; Reinero ha invocato l'azione dello Stato e delle Regioni per unificare servizi sanitari e assistenziali. Gli interventi dei partiti sono stati conclusi dal rappresentante di democrazia operaia, Quillia: «All'origine delle carenze dei servizi c'è la scelta economica nazionale di "tagliare" la spesa pubblica a danno di masse deboli come le donne, gli anziani e l bambini. Bisogna eliminare una gestione clientelare del potere ed il parassitismo ».

Luoghi citati: Torino, Umbria