Poesia con "logogrifi,, di Giovanni Bogliolo

Poesia con "logogrifi,,Poesia con "logogrifi,, Da quando la sopravvivenza della poesia è affidata alla fede e all'ostinazione dei poeti, una delle rare possibilità di divulgazione — ma limitata dall'esiguità delle tirature, dai prezzi proibitivi e dal timore reverenziale che incutono volumi troppo belli e preziosi per non sconsigliare la piena intimità della lettura — la offrono le cosiddette edizioni d'arte. In genere, il binomio poesia-illustrazione riposa sul fragile equilibrio di affinità tematiche o stilistiche che, seppure verificabili, riducono comunque la poesia a occasionale pretesto di una più o meno felice interpretazione grafica. Supporto unitario del libro, la poesia, quando non è vittima di accoppiamenti poco giudiziosi, diventa facile preda di un mercato che la trascura a vantaggio del collezio-1 nismo amatoriale o addirit- ' tura dell'investimento commerciale. La prima cosa che colpisce invece in questo nuovo raffinatissimo volume delle Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo (Marisa Zoni, Lo scultore di carta, con 23 logogrifi di Ezio Gribaudo) è la perfetta coesione delle ragioni poetiche e di quelle figurative e, in un certo senso, il totale ribaltamento del tradizionale rapporto di sudditanza: qui i lo¬ gogrifi di Gribaudo, abbaglianti misteriose visioni di bianco su bianco, diventano essi stessi il pretesto delle poesie che li commentano, li parafrasano, li interpretano e ne distillano imprevedibili succhi. Marisa Zoni deve essersi ricordata che, prima e dopo Baudelaire, la poesia aveva già tante volte rivendicato questa sua preminenza nel dialogo con le arti della visione e ha lasciato che i suoi versi — un impasto fitto e febbrile di ironia e ribellione, di gioviale entusiasmo e di imperturbata disperazione, rivelato già anni fa dalle sensibilissime cartine del « Tornasole » mondadoriano — rispondessero liberamente alle loro istintive affinità con i segni perentori e polivalenti di Gribaudo. Non è, naturalmente, una critica d'arte in versi, ma un tentativo continuamente ripreso di proseguire su un altro registro il discorso della pittura, di dare sostanza concreta di parole agli echi indistinti e profondamente suggestivi del le immagini. Con la sua poesia scandita sui tempi di versi brevissimi che stranamente contrastano con la pacata semplicità del discorso ma ne facilitano le improvvise accensioni, Marisa Zoni chiosa i crittogrammi della pittura come se i segni lasciati sulla carta dall'artista fossero bianche macchie di Rorschach, alla ricerca di un universo di idee, di convinzioni, di affetti, di idiosincrasie che istintivamente avverte comuni. Perché la solidarietà tra l'artista e il poeta è totale, anzi addirittura codificabile nell'immediato futuro della speranza, «Oliando i I poeti avranno I una legge / personale 1 ciclostilata I a milioni I di copie i quando gli inci- I sori dovranno 1 consultarli Zea vicenda 1 concludere I e proclamare »... Giovanni Bogliolo E. Gribaudo: logogrifo

Persone citate: Baudelaire, Ezio Gribaudo, Gribaudo, Marisa Zoni