I "megafilm,, contro la tv di Lietta Tornabuoni

I "megafilm,, contro la tv I "megafilm,, contro la tv (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 21 maggio. Il seno sinistro d'una ragazza, tu/fato nella coppa di champagne e sgrondato sul copione, fa da battesimo pubblicitario ad un «superman» cinematografico costretto dal soggettista Mario Puzo all'unica impresa che ancora non avesse affrontato, fare l'amore. Tutti ci si divertono, anche la sosia della regina Elisabetta e James Baldwin; al «buffet delle nazioni», invece, invitati poco fini s'accapigliavano tuffando nei piatti da portata le mani e con le mani mangiando lasagne italiane, montone algerino, persino i fagioli messicani, o lo scivoloso sukiyiaki giapponese. Circondati da ragazze amiche, Vittorio Gassman e Dino Risi s'abbronzano sulla spiaggia, nella serena certezza d'ottenere un premio. Durante colazioni accaldate, gli eterni bambini della giuria fanno i loro giochi industrial-diplomatici: possìbile che Gassman e Dustin Hoffman ricevano ex-aequo il premio d'interpretazione maschile. Probabile che Delphine Seyrig risuiti la migliore attrice: se invece peserà il fatto che il suo film Aloise viola il regolamento essendo già stato proiettato all'ultima Biennale di Venezia, i beneficati saranno la Germania Orientale e Lili Palmer. Probabile un premio all'algerino Cronache degli anni di brace, al tedesco L'enigma di Raspar Hauser, al sovietico Hanno combattuto per la patria. Possibile qualunque altra improbabile scelta. Senza proteste ufficiali, anzi con sollievo del coproduttore Paolinelli («l'ambiente non era adatto, gli spettatori ormai frastornati non l'avrebbero apprezzato»;, /'Orlando furioso di Luca Ronconi non viene proiettato per pasticci tecnici. La rassegna che l'ospitava, destinata al cinema quale strumento di conoscenza e divulgazione delle altre arti, proietta balletti belgi, ungheresi e sovietici (Anna Karenina, danzato dalla prepensionata Maja Plissetskaja vestita da Pierre Cardin), un India song di Marguerite Duras, «melopea in immagini» insopportabile quanto i precedenti film dell'autrice. Poi i prodotti dell'operazione forse culturale, certo furba, dell'«American film theatre»: prendere un testo teatrale moderilo ma venerato, indiscusso, abbastanza datato da esser noto almeno come titolo e da mettere il pubblico in soggezione; prendere attori o registi stimati per la loro qualità e probità professionale; far recitare, filmare, ven- dere a tutte le televisioni anglofone o a quelle abituate al doppiaggio. Risultato? Galileo di Brecht interpretato Dio sa perché da Topol, diretto da Losey con quel corretto disinteresse da vero professionista che spesso io guida, belle scene, belle luci ghiacciate, bel coretto di ragazzini, qualche momento molto bello. Oppure Les bonnes di Genet interpretato da Susanna York e dai manierismi vertiginosi di jVivin Merchant e Glenda ren Jackson: inizio-trappola da film poliziesco e via con il testo, recitato esattamente come a teatro, quindi snaturato e mistificato dalla ripresa cinematografica. René Clair in panama e Ann Margret in capelli arrivano a celebrare la fine d'un festival che ha visto molte scelte balorde, il disastro di troppe brutte opere inutili, la rivelazione del film greco II viaggio, il trionfo del bianco e nero, della storia, delle attrici quaranta-cinquantenni. E del megafilm: tutti i film si dilatano, si gonfiano, s'allungano. Tra quelli presentati, alcuni toccano le quattro ore, non pochi arrivano a tre, quasi tutti durano intorno alle due ore. Incapacità di sintesi, prepotenza d'autore, ambizioni storico-globali incomprimibili, calcolo commerciale di nuovo tipo? «Bisogna distinguersi dalla televisione anche nella quantità; più il film è lungo e straordinario, più si giustifica l'aumento occasionale del prezzo ordinario del biglietto», è la teoria di Dino De Laurentiis, che tira tardi al bar del Carlton con il mondano senatore Viglianesi. Carlo Ponti invece, benché malato, lavora: ad organizzare coproduzioni con i neomiliardari persiani del petrolio. Un programma di otto film girati almeno parzialmente in Iran, il primo è intitolato Cassandra crossing, e chi è la protagonista? Sorpresa: Sophia Lo- Lietta Tornabuoni Delphinc Seyrig

Luoghi citati: Cannes, Germania Orientale, India, Iran, Venezia